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L’apice della miniatura italiana custodita dalla Biblioteca Estense di Modena

Al suo interno conserva la famosissima Bibbia che Borso d'Este commissionò e fece realizzare tra il 1455 e il 1461

Pubblicato:20-01-2022 13:59
Ultimo aggiornamento:20-01-2022 13:59

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MODENA – Due volumi, 1.202 pagine manoscritte e interamente miniate. Sei anni di lavoro per i due artisti Taddeo Crivelli e Franco dei Russi, i quali ebbero a disposizione un intero appartamento per tutta la durata dell’impresa. Con loro, una schiera di 17 collaboratori per realizzare il non plus ultra della miniatura rinascimentale, l’opera costata più di ogni altro manoscritto prodotto in quegli anni. È la famosissima Bibbia che Borso d’Este commissionò e fece realizzare tra il 1455 e il 1461. Uno status symbol per il duca, un pezzo così prezioso e unico che lo avrebbe aiutato a elevare la sua figura all’altezza degli altri estensi, amanti e promotori della cultura umanistica e rinascimentale.

“Borso fu disposto a pagare una cifra da capogiro, pari alla metà di quanto pagò il suo titolo nobiliare”, racconta Grazia De Rubeis, direttrice della Biblioteca Estense Universitaria di Modena che conserva il preziosissimo manoscritto. Costituita a Ferrara e nel 1598 trasferita a Modena, nuova capitale del ducato, al seguito della dinastia, la Biblioteca deve il suo nucleo originario proprio alla Casa d’Este.

“La loro collezione libraria è citata probabilmente già alla fine del XIV secolo, ma attestata sicuramente in un inventario del 1436- spiega ancora De Rubeis, intervistata dall’agenzia Dire- La raccolta trova un terreno fertile per il suo rapido sviluppo nella cultura ferrarese dell’epoca promossa e fortemente voluta dai duchi e dominata dall’Umanesimo e dallo spirito del Rinascimento”. Ai manoscritti francesi di Niccolò III, primo promotore della biblioteca di stampo fortemente umanistico, si aggiungono poi quelli di classici latini voluti e cercati dal successore Lionello. Il duca Borso fa miniare una quantità di splendidi manoscritti da una squadra di copisti e miniatori stipendiati nella corte. Tra questi, spiccano il Messale e la Bibbia, la cui documentazione è tuttora conservata presso l’Archivio di Stato di Modena. Inizialmente non inserita nell’inventario della Biblioteca, l’opera arriva a Modena insieme al resto del patrimonio, ma durante il periodo napoleonico viene portata a Vienna “per paura delle spoliazioni”. Torna a casa, ma nel 1859 viene di nuovo portata nella capitale austriaca. Questa volta però resta dov’è perché considerata patrimonio di famiglia, finché non finisce nel mercato antiquario venduta dalla vedova dell’ultimo erede d’Este. “A comprarla è l’industriale bresciano Treccani- ricorda De Rubeis- che la dona allo Stato. Così, nel 1923 la Bibbia di Borso torna nella Biblioteca Estense”.


Alla raccolta di straordinari manoscritti collezionati negli anni dalla famiglia, tra cui i Codici corviniani, nel tempo si aggiungono le acquisizioni scelte accuratamente da bibliotecari famosi che nel tempo si sono succeduti. “Non possiamo non ricordare Benedetto Bacchini, Muratori e Tiraboschi. Così come non possiamo non ricordare- spiega ancora la direttrice- altri fondi importanti acquisiti nel tempo: l’Archivio Muratori, l’Archivio Bertoni, la raccolta Campori. O anche, nel Novecento, l’Archivio editoriale Formigini”. Trasferita nel Palazzo dei Musei di Modena, nel 1995 la Biblioteca diventa ufficialmente Biblioteca Estense Universitaria e, nel 2015, entra a far parte delle Gallerie Estensi.

“Questa Biblioteca è stata un punto di riferimento per la cultura e la storia modenese e continua a esserlo fino a oggi. È qui infatti che sono stati condotti e sono ancora condotti celebri studi”, aggiunge Martina Bagnoli, direttrice delle Gallerie. “Al momento- spiega- la Biblioteca Estense è al centro di una campagna importantissima di digitalizzazione che ha lo scopo di mettere a disposizione del mondo intero le preziose raccolte che vanno dai manoscritti musicali alla cartografia antica ai manoscritti medievali e rinascimentali. La Biblioteca è anche custode di un deposito importante di collezioni autografe, la famosa autografoteca Campori che è di proprietà del Comune, ma in deposito perenne in questi luoghi e che sarà oggetto di un attento studio e digitalizzazione nel corso dei prossimi anni”. Recentemente concluso, invece, è il restauro delle sale arredate con le scaffalature originali eseguite nel 1764 con il disegno di Pietro Termanini, architetto del duca Francesco III. Fu lui, il duca, che proprio negli anni Sessanta del XVIII secolo aprì la sua Biblioteca al pubblico.

Il documentario sulla Biblioteca Estense Universitaria di Modena fa parte della serie di reportage promossi dal Mic ed è disponibile sul profilo Instagram @bibliotecheditalia: https://www.instagram.com/bibliotecheditalia/tv/CY8mjwgtObS/?utm_m edium=copy_link.

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