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Record di morti a Roma: un mese per cremare, salme in decomposizione

I decessi nel 2020 sono stati 33.838. Federcofit: "I tempi per una cremazione a Roma vanno dai 30 ai 40 giorni a fronte delle 48 ore necessarie a Milano"

Pubblicato:20-01-2021 15:10
Ultimo aggiornamento:20-01-2021 15:11

cimitero
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ROMA – Picco di morti nel 2020, con un record di 33.838 decessi e un aumento percentuale, rispetto all’anno precedente, di circa l’11%. Depositi cimiteriali strapieni di salme. E forni a rilento, o comunque non in grado di smaltire l’enorme mole di corpi da cremare. È un vero e proprio ‘allarme rosso’ quello lanciato questa mattina da sindacati e parti sociali, convocati in audizione, insieme ai vertici di Ama, alla commissione capitolina Ambiente dove è stato fatto il punto della situazione sui cimiteri e sulle cremazioni a Roma, al termine dell’Annus horribilis 2020 segnato dalla pandemia di Covid19. La situazione nei cimiteri capitolini, secondo le parti sociali, è “tragica”, nel vero senso della parola. Secondo i rappresentanti di Federcofit (Federazione Comparto Funebre) intervenuti alla riunione, “la domanda di cremazioni non riesce ad essere esaudita dall’Ama a causa della mancata manutenzione dei forni e per la carenza di personale. Questo comporta depositi pieni di cadaveri, con le salme in attesa della cremazione, quindi non contenute in contenitori di zinco, in piena decomposizione e con perdita di liquami. I tempi per una cremazione a Roma vanno dai 30 ai 40 giorni a fronte delle 48 ore necessarie a Milano. E questo comporta la necessità di utilizzare forni fuori Roma. Anche i tempi burocratici per autorizzare la cremazione sono troppo lunghi. Dobbiamo abbattere questa burocrazia ed essere molto più snelli e velocizzare i processi di cremazione”. Secondo Natale Di Cola, segretario della Cgil Roma e Lazio, “quella della pandemia è una scusa. L’amministrazione Raggi si è nascosta dietro al problema dell’aumento della mortalità per il covid ma in realtà si tratta di un problema strutturale. Questo lo sappiamo perché ce lo hanno spiegato i lavoratori. Già a giugno avevamo notato che nei calcoli dell’Ama la capacità ricettiva degli impianti di cremazione non avrebbe potuto far fronte alle richieste per il 2020, 2021 e 2022, senza interventi correttivi. Servono nuove linee crematorie. Inoltre denunciamo anche problematiche sulle inumazioni“.

“La pandemia sta compiendo un autentico disastro- ha replicato Il presidente di Ama, Stefano Zaghis, presente anche lui alla riunione- Nel corso di un anno normale, come il 2019 o gli anni precedenti, il numero di decessi a Roma era mediamente intorno alle 30.000 unità l’anno. Quest’anno abbiamo avuto 33.838 morti, tra il 10% e l’11% in piu’ della media degli ultimi 5 anni. Circa 3.000 decessi in piu’, tra l’altro, concentrati soprattutto nell’ultimo trimestre dell’anno”. “Fino a settembre la situazione era normale, seppur con un numero di morti superiore– ha concluso Zaghis- a giugno abbiamo avviato la manutenzione straordinaria dei forni. Ma poi e’ arrivato un aumento record dei decessi con un +40% a ottobre, un +60% a novembre e il +45% di dicembre. Ama ha messo in campo una serie di attività per affrontare la situazione, aumentando, ad esempio, il numero di ore di lavoro dei crematori. Nel corso del 2020 abbiamo fatto, nonostante la manutenzione di giugno, più cremazioni del 2019, con 15.542 unità, ed abbiamo anche aumentato le inumazioni e le tumulazioni. A differenza di Milano che nello stesso periodo ha chiuso il crematorio di Lambrate con un’ordinazna del sindaco qui non lo abbiamo fatto. Viaggiamo ad un ritmo di 200 cremazioni a settimana e dal 30 dicembre, con una memoria di giunta, l’amministrazione ha tolto la tassa di 250 euro per cremare fuori dal territorio comunale le persone decedute nel Comune di Roma. Abbiamo anche in corso un piano assunzionale che prevede ingressi anche nel personale dei cimiteri. Nei prossimi 90 giorni svolgeremo le attività di selezione e poi di assunzione. Ritengo che entro aprile o maggio avremo i nuovi assunti abili e arruolati”. 


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