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Terrorismo, arrestato foreign fighter italiano associato ad Al Qaeda

L'operazione costituisce l'esito di una complessa attività di indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica de L´Aquila. L'uomo si è consegnato alla polizia

Pubblicato:20-01-2021 09:38
Ultimo aggiornamento:20-01-2021 12:51
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ROMA – Si è consegnato alle autorità italiane nella giornata di ieri, S.C. un 24enne, cittadino italiano, di origini abruzzesi, ma nato e residente in Svizzera, ricercato perché accusato di essere un foreign fighters, e quindi di aver partecipato ad un’associazione terroristica di matrice islamica. In particolare il 24enne avrebbe aderito alla causa di Jabhat Al Nusra – affiliata al movimento terroristico Al Qaeda. Il 24enne figlio di italiani, marito e padre di 4 figli è accusato anche di aver diffuso attraverso la piattaforma del social network Facebook alcuni video inneggianti allo Stato Islamico. La Polizia di Stato di Pescara insieme al personale del Servizio per il Contrasto all’Estremismo e Terrorismo Esterno ha eseguito l’ordine di custodia cautelare in carcere emesso dalla Procura Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo de L’Aquila, a carico dell’italiano. Ieri mattina, all’aeroporto di Hatay in Turchia, i poliziotti turchi hanno consegnato a quelli italiani il foreign fighter di origini abruzzesi che, una volta terminate le procedure di rito, è stato imbarcato su un volo di Stato diretto all’Aeroporto d’Abruzzo dove è atterrato nella serata di ieri. Sulla pista dello scalo abruzzese c’erano ad attenderlo gli investigatori della DIGOS che lo hanno condotto in Questura a Pescara. L’uomo è attualmente a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Sono rientrati in Italia anche i 4 figli minori del 24enne. La vicenda personale dell’arrestato è iniziata nel 2014 quando il giovane, ancora minorenne, viveva in Svizzera; dopo un rapido percorso di conversione all’Islam e la completa radicalizzazione, si è avvicinato all’impegno jihadista, culminato con la partenza nel settembre dello stesso anno, verso il fronte siriano, impegnato nella regione di Idlib, all’epoca roccaforte di Al Qaeda. Prima di partire per il fronte di guerra in Siria, il giovane si è sposato con una cittadina turca nata e residente in Germania, che lo ha poi raggiunto. “L’operazione, – ha spiegato il Questore di Pescara, Luigi Liguori – ha assunto nei mesi successivi anche una rilevanza di carattere umanitario avendo consentito la messa in sicurezza della nucleo familiare del terrorista, in vista del loro rientro in Turchia. La famiglia è composta dalla moglie tedesca di origini turche e di quattro figli minori di 10, 5, 4 e 2 anni di cui gli ultimi tre, nati in Siria ma a tutti gli effetti cittadini italiani. La moglie dell’uomo ha deciso di rimanere in Turchia”. Quest’ultimo obiettivo è stato raggiunto anche attraverso un’importante attività di cooperazione tra la polizia italiana e quella turca con il coinvolgimento delle autorità diplomatiche italiane presenti in Turchia. “Il rientro in Italia del 24enne è solo la punta dell’iceberg di una problematica estremamente complessa che ha riguardato questa operazione”, ha spiegato Fabio Berilli primo dirigente del Servizio per il Contrasto all’Estremismo e Terrorismo Esterno della Polizia di Stato. “Serviva infatti far rientrare un intero nucleo familiare da un territorio di guerra. Abbiamo dovuto svolgere un difficile lavoro di sponda con le autorità turche facendo coniugare le esigenze investigative con quelle umanitarie”, ha concluso Berilli.

LA POLIZIA: “ALMENO 146 ITALIANI ALL’ESTERO”

“Abbiamo una lista di 146 foreign fighter italiani. Di alcuni di loro conosciamo esattamente la posizione all’estero, come nel caso di S.C. arrestato ieri. Tra questi poi ci sono persone impegnate nel proselitismo, di alcuni non sappiamo che fine abbiano fatto, magari sono in carcere o sono deceduti”, ha spiegato Fabio Berilli, durante la conferenza stampa. “Non è il primo che siamo riusciti a far rientrare nel nostro territorio nazionale. Questa- ha spiegato il dirigente- è un’attività che gestiamo in stretto contatto con l’autorità giudiziaria attraverso di un tavolo tecnico”.


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