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Smog, in Emilia-Romagna arriva pure l’inquinamento delle navi

BOLOGNA - Non solo traffico o impianti di riscaldamento. Alla cappa di inquinamento dell'Emilia-Romagna contribuiscono anche le navi che solcano

Pubblicato:20-01-2019 12:20
Ultimo aggiornamento:20-01-2019 12:20

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BOLOGNA – Non solo traffico o impianti di riscaldamento. Alla cappa di inquinamento dell’Emilia-Romagna contribuiscono anche le navi che solcano l’Adriatico, il Tirreno e il mar Ligure. Se n’è accorta l’agenzia ambientale regionale Arpae, in uno studio condotto nell’ambito del progetto Supersito sul rapporto fra l’inquinamento atmosferico e la salute delle persone.

I tecnici di Arpae hanno analizzato dal punto di vista chimico le polveri ultra-sottili (pm 2,5) rilevate in quattro stazioni di monitoraggio a Parma, Bologna, San Pietro capofiume (nella bassa bolognese) e Rimini. Dai dati emerge appunto che la Pianura Padana, e in questo caso l’Emilia-Romagna in particolare, risentirebbe anche dell’influenza delle emissioni in atmosfera delle navi in viaggio sui mari che lambiscono le coste italiane.

Dalle navi arrivano nichel e vanadio

Quello che arriva dalle navi è un contributo minimo, precisa Arpae, “pochi punti percentuali rispetto al totale”, soprattutto se comparato alle emissioni locali dovute, ad esempio, al traffico o alla combustione della legna. Ma allo stesso tempo cruciale per portare nell’aria che si respira in Emilia-Romagna metalli come nichel e vanadio. Ma com’è possibile che lo smog prodotto dalle navi in mezzo al mare arrivi fino in pianura? E’ un po’ lo stesso meccanismo che, a volte, trasporta fino in Emilia-Romagna la sabbia rossa del deserto del Sahara. “Analogamente- spiegano i tecnici di Arpae- le masse d’aria che passano su Adriatico, Tirreno e mar Ligure si arricchiscono delle emissioni navali, per poi ‘atterrare’ in pianura”.


Le polveri di metallo arrivano proprio come la sabbia rossa del Sahara

In alcuni casi si tratta proprio delle stesse masse d’aria provenienti dal Sahara. Infatti, sottolinea lo studio, è capitato che insieme agli inquinanti provenienti dalla navi fosse rilevata anche la polvere rossa sahariana. 

I motori delle imbarcazioni– spiegano ancora i tecnici di Arpae- consumano oli combustibili che emettono un mix specifico di inquinanti. Questi elementi sono identificabili anche a distanza, come una sorta di impronta digitale, grazie alla presenza di nichel e vanadio in una proporzione caratteristica”. Questi due metalli infatti sono considerati dei ‘traccianti’ (‘marker’, in letteratura), la cui presenza indica che la sorgente emissiva (navi, ma anche raffinerie), utilizza la combustione di oli pesanti.

Le emissioni in atmosfera prodotte dalle navi, continuano i tecnici di Arpae, “in particolari condizioni climatiche si propagano nelle masse d’aria e arrivano a depositarsi anche in Pianura Padana”. Per questo sono state rilevate dalle centraline e la loro presenza è stata riscontrata all’interno delle pm 2,5 in Emilia-Romagna.

Lo smog prodotto dalle navi nel Mediterraneo, si legge ancora nello studio di Arpae, contribuisce “in minima parte” alle polveri sottili in Emilia-Romagna, ma è allo stesso tempo “responsabile di almeno tre quarti del vanadio e di almeno un terzo del nichel” rilevati nelle quattro stazioni prese in esame. Tra l’altro, sottolinea l’agenzia ambientale, “il nichel è uno dei metalli per cui la legge prevede che venga rispettato un valore limite annuale per la protezione della salute umana“, pari a 20 nanogrammi al metrocubo. Limiti comunque rispettati in tutte e quattro le centraline.

Concentrazioni rilevate d’estate, quando le masse d’aria si muovono di più

Gli inquinanti in arrivo dalle navi sono stati rilevati “per lo più nel periodo estivo– spiega ancora Arpae- quando i livelli di inquinamento sono inferiori a causa della maggiore turbolenza dell’atmosfera”. Secondo i tecnici dell’agenzia ambientale dell’Emilia-Romagna, infatti, la presenza di nichel e vanadio nello smog che aleggia sopra la Pianura Padana “è da ricercarsi probabilmente nella circolazione generale dell’atmosfera, che in estate tende a spostare masse d’aria da sud verso le medie latitudini, generando quindi le condizioni per un aumento progressivo di inquinanti ‘raccolti’ durante il transito sui mari”.

Da questi primi risultati rilevati in Emilia-Romagna, lo studio sarà esteso anche ad altri territori. “Per valutare quanto il fenomeno si estenda nella Pianura Padana- spiegano infatti da Arpae- si ha intenzione, anche all’interno del progetto Prepair, di verificare la presenza di questi traccianti nel particolato presente nelle altre Regioni del bacino, dal Trentino al Piemonte”.

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