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Sorpresa: in Veneto le pensioni migliorano per 166.00 anziani

Sindacato pensionati Cisl: altro che scontro sterile, noi abbiamo ottenuto rivalutazione pensioni da quattro a cinque volte il trattamento minimo

Pubblicato:19-12-2022 18:38
Ultimo aggiornamento:19-12-2022 18:38

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VENEZIA – Sorpresa: dopo che nei giorni scorsi lo Spi-Cgil aveva lanciato l’allarme dicendo che più di 260.000 pensionati veneti nel 2023 subiranno il taglio della rivalutazione degli assegni previdenziali, perdendoci oltre 400 euro, la sigla della Cisl, la Fnp, oggi annuncia invece che “migliorano le rivalutazioni delle pensioni da 2.100 a 2.600 lordi” per 166.000 anziani in regione. “Il dialogo paga, e la Cisl lo ha dimostrato. Fra gli emendamenti alla legge di bilancio, presentati dal Governo alla Camera, spicca una revisione delle rivalutazione al rialzo per le pensioni da quattro a cinque volte il trattamento minimo, cioè quelle tra 2.100 e 2.600 euro lordi mensili (dai 1.500 ai 1.900 euro netti circa). Pensioni medie, frutto di anni di contributi ed erroneamente considerate ‘privilegiate’ nella prima stesura della Manovra, che avrebbe tolto loro 400 euro l’anno di indicizzazione. Pensioni che in Veneto riguardano oltre 166.000 persone, 106.284 uomini e 59.772 donne”, rivendica la Fnp in una nota.

TINA CUPANI (FNP-CISL): GOVERNO HA CAPITO CHE NON ANDAVA DATO UNO SCHIAFFO A CHI SI È COSTRUITO PENSIONE NON RICCA MA DIGNITOSA

In dettaglio, spiega il sindacato, la percentuale di rivalutazione delle pensioni medie passa dall’80 al 85% del tasso di indicizzazione stabilito al 7,3% per il 2023, quindi dal 5,84 al 6,205% da applicare all’intero importo della pensione. Dice Tina Cupani: segretaria Fnp Veneto: “Siamo riusciti a far capire al Governo che penalizzare le pensioni medie significava dare uno schiaffo in faccia a persone che quella pensione, dignitosa ma non ricca, se la sono costruita versando regolarmente i contributi in anni di lavoro. Sarebbe stato anche un pessimo messaggio nei confronti dei lavoratori di oggi”. Tuttavia, avvisa la Fnp-Cisl del Veneto, “due restano i punti dolenti: un’ulteriore penalizzazione delle pensioni oltre cinque volte il trattamento minimo, che in Veneto riguardano il 14,9% dei pensionati (193.350 persone, 140.096 uomini e 53.254 donne). E la conferma che il Governo Meloni ha abbandonato quel modello Irpef di applicazione delle rivalutazioni, al quale si era tornati proprio quest’anno dopo 10 anni di battaglie sindacali”. Le pensioni medio-alte e alte “avranno perdite non più recuperabili, ma tutto sommato ancora sostenibili“, avvisa Cupani, “soprattutto, perlomeno sappiamo che i soldi tolti a chi ha di più sono redistribuiti a chi ha di meno e non usati solo per coprire i deficit”. In questo senso, è considerato positivamente anche l’ulteriore emendamento che porta a 600 euro le pensioni minime per gli over 75: in Veneto 15.245 anziani, 13.055 donne e 2.190 uomini.

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“Questa legge di bilancio aveva pochi margini: noi abbiamo preferito lavorare su quelli in modo costruttivo, invece di andare a uno scontro, sterile in questo momento– conclude Cupani- in prospettiva abbiamo molto lavoro e siamo già pronti a discutere ogni proposta per riformare in modo strutturale l’intero sistema previdenziale, in modo che garantisca una volta per tutte due cose: il mantenimento del potere d’acquisto a chi è già pensionato, con una rivalutazione piena di tutti gli assegni perchè la pensione non è un regalo ma una retribuzione differita che il lavoratore si costruisce. E una pensione dignitosa a chi ci andrà. Non possiamo permetterci che anche in futuro tre quarti dei pensionati abbiano una pensione bassa”. Degli 1,2 milioni di pensionati in Veneto (1.288.973) il 72,1% (929.567) percepisce una pensione sotto i 2.000 euro lordi al mese; il 51% sotto 1.500 euro lordi al mese.

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