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Report Caritas, in un anno a Cagliari mille poveri in più: “Sempre più donne e laureati”

L’arcivescovo Baturi: "Situazione che preoccupa, serve responsabilità personale e soprattutto comunitaria"

Pubblicato:19-12-2022 16:29
Ultimo aggiornamento:19-12-2022 16:32
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CAGLIARI – A Cagliari aumentano i nuovi poveri, e tra questi sono sempre più numerose le persone laureate e le donne. Questa la fotografia scattata dal centro studi della Caritas diocesana nel rapporto “La carità, la via della pace” sulle povertà e l’esclusione sociale nel capoluogo sardo, presentato questa mattina a Cagliari. I dati, illustrati e commentati dall’arcivescovo di Cagliari e segretario Cei, monsignor Giuseppe Baturi, dal direttore della Caritas diocesana, don Marco Lai, e dal responsabile del centro studi della Caritas, Francesco Manca, sono stati raccolti sul territorio attraverso i centri d’ascolto, strumenti privilegiati di incontro e di osservazione del disagio.

Nell’ultimo anno sono 5.200 le persone che hanno contattato il centro di assistenza diocesano per ricevere aiuti– mille in più rispetto allo scorso anno- ma la situazione di Cagliari si inserisce in un quadro generale complesso, visto che in Sardegna il 16,1% della popolazione, al 2021, era in condizioni di povertà relativa. Si parla dunque di 110.000 famiglie e di circa 260.000 persone. Altro dato significativo, nell’isola oltre 65.000 persone hanno usufruito del reddito di cittadinanza, per un importo medio di 515 euro. Il territorio cagliaritano si colloca in cima alla graduatoria regionale con 23.551 nuclei familiari percettori del reddito e un coinvolgimento di 47.000 persone. La media della prestazione è di 528 euro.
Tutto questo “non tiene conto di quanto in termini peggiorativi sta succedendo- si legge nel report-. La guerra in Europa, la questione energetica, l’inflazione, tutte situazioni esplose verificatesi o accentuate nel 2022 che hanno contribuito e contribuiranno a rendere sempre più precarie le condizioni della popolazione”.

Entrando più nello specifico dell’attività svolta dalla Caritas diocesana cagliaritana, il campione di utenti che nel 2022 ha chiesto aiuto è di 5.212 persone, mille in più rispetto all’anno passato. Nell’anno analizzato la maggioranza di queste persone è rappresentata dalle donne che costituiscono il 51,3% del totale, mentre erano il 47,3% nel 2021. Il servizio mensa ha erogato circa 90.000 pasti da ottobre 2021 a settembre 2022, con una media giornaliera di poco inferiore a 250 pasti al giorno. Riguardo alla nazionalità, gli italiani sono in larga maggioranza, il 68,5%. Tra le nazionalità si può osservare un forte incremento degli ucraini passati al 9,3% (erano lo 0,8% l’anno precedente). Crescono leggermente i divorziati, passati dal 6,4% al 7,7% e cresce soprattutto la componente femminile. La maggioranza delle persone che si rivolgono ai centri Caritas dispone di una propria abitazione (87,8%), mentre i senza dimora sono il 12,2%. Tra questi aumentano soprattutto gli extracomunitari che rappresentano il 16,1%, mentre l’anno passato la quota si attestava al 10,4%. Relativamente al livello di istruzione, la maggioranza dispone di una licenza di scuola media inferiore (48,4%) e di licenza elementare (19,2%), come negli anni passati. Ciò che cambia è la presenza dei laureati che raddoppiano, passando dal 3,2% al 6,8%.
Aumentano anche i possessori di diploma professionale, 8,3% (erano il 6,3%) e di licenza di scuola media superiore, 8,3% (erano 7,4%). Particolarmente significativa è la crescita delle donne istruite. Questi dati confermano che il titolo di studio non costituisce più un passaporto per entrare nel mercato del lavoro.


Per quanto riguarda la condizione professionale, sono ovviamente i disoccupati a rappresentare la maggioranza, in ulteriore crescita dal 50,7% al 53,7%. Sono soprattutto le donne disoccupate a crescere. Va comunque sottolineato che gli occupati (14,8%) e i pensionati (10,7%) rappresentano oltre un quarto del campione. Ci si rivolge alla Caritas in primo luogo per ragioni economiche sia perché i redditi percepiti non sono sufficienti, sia perché si è disoccupati o comunque non si dispone di alcun reddito. Queste tre categorie rappresentano il 60% del totale. Il 17% fa riferimento a questioni legate all’immigrazione. L’ascolto continua ad essere la richiesta più gettonata (32,7%), seguita dalla richiesta di beni e servizi (26%), e da problemi legati all’alloggio e al lavoro.

“NUOVE POVERTA’ COLPISCONO ANCHE CHI HA STUDIATO, COSI’ SI AFFOSSA SPERANZA NEL FUTURO”

“Questo dossier racconta anche il modo in cui le crisi che stiamo vivendo- finanziaria, sanitaria e adesso umanitaria legata alla guerra- possono essere affrontate- spiega Baturi- e cioè attraverso una responsabilità personale e comunitaria. Non basta analizzare, è necessario sentirsi chiamare in causa personalmente e comunitariamente. La povertà si presenta oggi in maniera davvero preoccupante, si estende sempre più, colpisce le famiglie numerose  e quelle che hanno persone con disabilità al loro interno. E’ una povertà che purtroppo tende a trasmettersi alle altre generazioni e, a differenza del recente passato, è una povertà in cui l’acquisizione di titoli di studio incide poco: si resta invischiati in situazioni di disagio nonostante i titoli di studio, che invece prima potevano garantire un futuro migliore. E’ una povertà che, colpendo soprattutto i giovani dai 18 a i 35 anni, colpisce la speranza nel futuro, e questo è un dato preoccupante”.  Naturalmente, rimarca l’arcivescovo, “siamo anche colpiti dalla risposta di generosità che cogliamo nelle nostre comunità. Pensiamo alle raccolte alimentari o all’accoglienza degli ucranini, e prima ancora delle persone arrivate dall’Afghanistan: qualche giorno fa li abbiamo incontrati, ed è bello vedere che sono inseriti nelle nostre comunità, in percorsi di studio e lavoro. Insieme a un dato di preoccupazione, mi sembra di registrare un dato di speranza“. 

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