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Baite, laghi, montagne: la Valle d’Aosta raccontata sul grande schermo con ‘Le otto montagne’

Da giovedì al cinema il lungometraggio tratto dal romanzo di Paolo Cognetti, vincitore del Premio Strega. Ambientato in val d'Ayas, è stato girato nei luoghi del racconto

Pubblicato:19-12-2022 14:00
Ultimo aggiornamento:19-12-2022 15:36
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Crediti Alberto Novelli Le otto montagne film cinema Luca Marinelli Alessandro Borghi
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AOSTA – Bruno e Pietro. Pietro e Bruno. A legarli un’amicizia scalfita nelle montagne della Valle d’Aosta. Dopo aver ricevuto il premio della giuria al Festival di Cannes, uscirà giovedì in tutti i cinema italiani il film “Le otto montagne” di Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, ispirato all’omonimo romanzo dello scrittore Paolo Cognetti, vincitore del Premio Strega 2017. Il film sabato ha avuto un’anteprima ad Aosta. È stato girato tra la val d’Ayas, in Valle d’Aosta, Torino e il Nepal. Entrambi i protagonisti sono prima bambini e poi adulti. Bruno è cresciuto in un villaggio sperduto attorniato dalle sue montagne, a cui rimarrà fedele fino alla fine. Pietro è un ragazzo di città che va e viene. Nella pellicola rivivono gli stessi luoghi del romanzo: il villaggio di Graines, il lago di Frudière, l’alpeggio. Solo la baita, costruita per davvero, si trova in un luogo diverso da quello descritto dal romanzo, nella conca di Palasinaz, sempre in val d’Ayas.

Abbiamo cercato i luoghi in tutta la Valle d’Aosta, abbiamo girato tanti bei villaggi per poi tornare a Graines, dove tutto era cominciato”, spiega il regista Felix van Groeningen. Che aggiunge: “Questa scelta ha fatto sì che la montagna funzionasse molto bene del film perché si sente che quel legame tra i luoghi e il libro”. Per i due registi è stato un immergersi in un mondo nuovo, quello della montagna, da restituire sullo schermo in tutta la sua autenticità. Per mesi hanno vissuto quei luoghi, per coglierne al meglio l’essenza. E lo stesso hanno fatto gli attori.

A guidarli in questa avventura è stato lo stesso Cognetti, che da diversi anni vive a Brusson. “Felix e Charlotte sono arrivati in val d’Ayas nell’estate del 2019. La prima volta che ci siamo incontrati è stato a Estoul, a un tavolino davanti a una birra”, racconta lo scrittore. Cognetti per il film ha lavorato dietro le quinte come consulente artistico: “Lo sono stato dall’inizio quando Felix e Charlotte avevano bisogno di sapere com’ero vestito da piccolo, quando negli anni ’80 andavo in montagna, com’era l’interno di una vera baita, o se gli serviva parlare con una guida alpina per capire come si poteva girare sul ghiacciaio– spiega- la mia consulenza è stata quella di un amico che era lì e se c’era bisogno di qualcosa poteva dare una mano. Mi è piaciuto moltissimo fare questo. Mi sentivo il portiere di questo mondo della montagna in cui abito ormai da 15 anni”.


Charlotte Vandermeersch conferma: “Dall’inizio Paolo ci ha aperto il suo mondo. Ci ha aiutato molto”. E racconta: “Nell’estate del 2019 l’idea di Felix di fare un adattamento era ancora prematura, io non ero neanche ancora nel progetto. Eravamo in Italia con il nostro bambino perché amiamo fare le vacanze qui. Abbiamo avuto questo invito molto informale ed è stato molto bello entrare fin da subito come famiglia in questo mondo: abbiamo conosciuto i suoi amici, le persone importanti della storia, i luoghi, i modi in cui si guardano e si parlano. Anche gli attori hanno avuto il tempo di venire qui un po’ di tempo prima, sono stati accolti e sono entrati in questo mondo e questo ha contribuito a creare qualcosa di vero”.

I due registi non nascondono le difficoltà nel girare un film in quota: “Abbiamo voluto rendere tutto il più vero possibile- prosegue Felix- la casa la costruiamo davvero in un posto non facile da raggiungere, soprattutto in inverno. Abbiamo voluto girare sul ghiacciaio e l’abbiamo fatto veramente. Abbiamo utilizzato anche l’elicottero. Facendo queste scelte tutto è stato più complicato, anche per gli attori. In montagna è dura arrivarci e il tempo può cambiare da un momento all’altro. Ma sono queste scelte che hanno fatto sì che il film venisse in questo modo”. Fondamentale è stato anche l’apporto della gente del posto, dalle guide alpine ai muratori alla comunità tutta: “Abbiamo davvero trovato degli specialisti del posto in ogni ambito: dagli animali ai ghiacciai alla costruzione”, aggiunge Charlotte.

“Questo è un film che alla Film Commission fa stappare le bottiglie”, dice Alessandra Miletto, direttrice della Film Commission Vallée d’Aoste. Che aggiunge: “È il coronamento di un lungo lavoro che ci ha portato ad esplorare tutta la Valle d’Aosta per poi tornare nei luoghi originali del romanzo in cui la storia è nata. Credo che questo dia molta verità al film”. Per Simone Gandolfo, presidente della Film commission VdA, è stata anche un’occasione “per far crescere un comparto- spiega-: quello che succede molto spesso è che la produzione del film arriva da fuori, prende quello che c’è da prendere e se ne va. In questo caso non è successo, c’è stato proprio un salto in avanti”. E rivolgendosi ai registi conclude: “Tutti i professionisti che hanno lavorato con voi sono cresciuti e questo per noi è un grande regalo. Sicuramente abbiamo un comparto audiovisivo migliore dopo questo film”.

La pellicola è prodotta da Mario Gianani e Lorenzo Gangarossa per Wildside, società del Gruppo Fremantle, insieme alla belga Rufus/Menuetto, alla francese Pyramide Productions e a Vision Distribution, con la collaborazione di Elastic Film e Sky e il sostegno della Film Commission VdA. Tra i protagonisti ci sono Luca Marinelli, Alessandro Borghi, Filippo Timi, Elena Lietti e Francesca Mazzullo.

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