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A Como latte negato ai clochard, il Comune prova a difendersi: “Non lasciamo solo nessuno”

Ma la Caritas ribatte: 'L'ordinanza mette fuori anche Gesù Cristo'

Pubblicato:19-12-2017 14:56
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:00

povertà
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COMO – Il latte negato ai senza dimora a Como suscita reazioni e polemiche. Per ora il Comune si limita a una replica stringata alle proteste dei volontari, ai quali i vigili urbani domenica mattina hanno vietato di portare bevande calde e pane a un gruppo di senza dimora vicino all’ex Chiesa di San Francesco.

Una conseguenza dell’ordinanza, emanata il 15 dicembre, che vieta nel centro della citta’ il bivacco e la richiesta di elemosina per tutelare “la vivibilita’ e del decoro del centro urbano” durante le festivita’ del Natale.

“La Polizia locale e’ intervenuta su chiamata dei cittadini- precisa Alessandra Locatelli, vicesindaco e assessore alle Politiche sociali-. A Como nessuna persona bisognosa viene lasciata sola, sono attivi in citta’ spazi per l’emergenza freddo e una serie di servizi per le persone senza dimora in collaborazione con tante associazioni del territorio”.


Ma la vicenda non sembra destinata a chiudersi presto, visto che oggi sul settimanale on line della diocesi di Como interviene il direttore della Caritas, Roberto Bernasconi. Dopo aver ricordato che Cristo “nasce in una condizione di profugo e di emarginato”, scrive che l’ordinanza “mette fuori legge anche il Gesu’ Cristo che deve arrivare, perche’ Lui e’ arrivato proprio in queste condizioni”. E al Sindaco di Como “visto che lo ritengo una persona di buon senso, chiederei un regalo di Natale: che faccia un passo indietro e magari accolga queste persone perche’ riescano a vivere almeno un Natale dignitoso. Noi lo faremo, accogliendo i senza dimora il giorno di Natale, presso il Don Guanella, perche’ venga concessa loro, almeno in quell’occasione, la possibilita’ di vivere una dimensione di famiglia”.

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povertà poveri (1)Il Natale si fonda sull’accoglienza di Cristo– aggiunge il direttore della Caritas lariana- che nasce in una condizione di profugo, di emarginato. Aprendo le porte a Lui, ultimo tra gli ultimi, abbiamo costruito il fondamento del nostro essere cristiani. Ma e’ purtroppo quando ci dimentichiamo di questo che combiniamo dei gran disastri”; Ed e’ questa la condizione in cui oggi si trova la nostra citta’: ha trasformato il Natale, uno dei momenti piu’ importanti del nostro credere, in un fatto meramente commerciale. Ha ridotto il capoluogo ad una Citta’ dei Balocchi, dimenticandosi che dentro di essa esistono drammi enormi”.

“E non mi riferisco- prosegue- soltanto ai profughi, che esprimono solo una parte delle poverta’ della nostra comunita’, ma anche alle famiglie che non riescono ad arrivare ai fine mese; ai nostri anziani, sempre piu’ soli ed emarginati nelle loro case; ai tanti giovani, insicuri e fragili nel progettare la loro vita; ad un carcere che abbiamo quasi dimenticato, che ‘ospita’ piu’ di cinquecento persone che li’ sopravvivono, ogni giorno. Mi riferisco anche alle nostre comunita’ parrocchiali che si sono un po’ adeguate a questo Natale ‘moderno’, e che tendono a riempire la loro vita di tante cose che niente hanno a che vedere con il vero Natale”.

“Ed ecco che dentro questo quadro, ciliegina sulla torta, e’ arrivata un’ordinanza che, a mio avviso, mette fuori legge anche il Gesu’ Cristo che deve arrivare, perche’ Lui e’ arrivato proprio in queste condizioni. Scacciando anche questi ultimi, fastidiosi per la nostra citta’ perche’ ne richiamano la dimensione di marginalita’ e disagio presente al suo interno, non facciamo che scacciare anche Lui, che invece dovremmo saper accogliere a valorizzare, perche’ ci ricorda che il vivere una societa’ vera e giusta ha come condizione principale quella di ripartire dagli ultimi”.

Fonte: Dires – Redattore Sociale

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