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In Uganda proteste e scontri per l’arresto dell’oppositore Wine, ci sono vittime

Il rapper e deputato è lo sfidante del presidente Yoweri Museveni alle elezioni presidenziali previste per gennaio

Pubblicato:19-11-2020 09:27
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:36
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ROMA – Escalation di violenze a Kampala e manifestazioni di protesta in varie città dell’Uganda dopo l’arresto ieri di Robert Kyagulani Ssentamu, noto come Bobi Wine, rapper nonché deputato e sfidante del presidente Yoweri Museveni alle elezioni presidenziali fissate per gennaio. Sono almeno tre i morti e 34 i feriti, secondo Fred Enanga, portavoce della polizia ugandese. Il numero delle vittime potrebbe però salire. Secondo la Croce Rossa ugandese, almeno 11 persone sono state raggiunte e ferite da colpi di armi da fuoco.

Il candidato della National Unity Platform (Nup) che sfida Museveni era stato arrestato a Luuka, nell’est del Paese, dove era in programma un suo comizio autorizzato dalla Commissione elettorale. Secondo la polizia, Wine non avrebbe rispettato le linee guida diffuse dalla Commissione elettorale e dal ministero della Salute. Le linee guida “servono per aiutare i candidati a fare la campagna in sicurezza e a ridurre i rischi della trasmissione del Covid-19” ha detto Enanga. In solidarietà con i loro colleghi, Mugisha Muntu e Henry Tumukunde hanno sospeso le loro campagne elettorali.

Abbiamo deciso di sospendere le nostre campagne presidenziali finché i nostri colleghi, Bobi Wine e Patrick Amuriat, non saranno rilasciati e la loro libertà per fare la campagna non sarà garantita” ha twittato Muntu. Amuriat, candidato del Forum for Democratic Change (Fdc), era stato fermato martedì a Kitgum e poi ancora ieri a Gulu, nel nord del Paese, ma era stato poi rilasciato. Secondo la polizia, non doveva tenere un comizio a Kitgum perché in città si trovava anche Museveni e perché a Gulu non avrebbe rispettato le linee guida che vietano l’affollarsi dei sostenitori, con l’assembramento di oltre 200 persone.


L’arresto di Wine ha fatto scoppiare proteste in varie città. A intervenire per riportare la situazione sotto controllo sono stati anche militari. Ieri sera è divenuto virale sui social media la campagna per la liberazione di Wine, che sarebbe detenuto a Nalufenya, nell’est dell’Uganda. Segnalati l’uso di lacrimogeni e di fucili Ak-47, posti di blocco, incendi di pneumatici sulle strade, raid in sedi di partiti dell’opposizione, arresti e detenzioni.

In Uganda le elezioni generali sono sempre state precedute da tensioni. Questa volta il rischio appare ancora maggiore. Dalle primarie del National Resistance Movement (Nrm), il partito di Museveni, che è capo dello Stato dal 1986, si è assistito più volte a episodi di violenza. L’ambasciata americana a Kampala ha condannato la violenza e chiesto il rispetto delle libertà fondamentali. “Gli Stati Uniti deplorano la violenza che ha portato alla morte di persone” si legge in una nota. “Vorremmo esprimere il nostro dolore e le nostre condoglianze alle famiglie delle vittime e ai loro cari”.

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