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Tumori al seno, test molecolare può diminuire il ricorso alla chemioterapia

L'Aiom premia Riccardo Masetti per lo studio Pondx

Pubblicato:19-11-2018 15:23
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:48
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ROMA – Si e’ concluso a Roma il XX Congresso nazionale degli oncologi italiani (AIOM) e nelle battute conclusive ha registrato la consegna di uno dei premi piu’ prestigiosi non ad un oncologo, bensi’ ad un chirurgo-senologo. E’ infatti Riccardo Masetti, direttore di chirurgia senologica del Policlinico Gemelli e autore del Poster “Oncotype DX impact on treatment change between node negative N0 and node positive N1 patients in Italy”, ad aver ricevuto il premio AIOM sul carcinoma mammario per uno stimolante studio multicentrico dedicato al test molecolare Oncotype DX, un trial che ha mostrato la possibile importante riduzione del ricorso alla chemioterapia in pazienti affette da tumore al seno sensibile agli estrogeni ed HER2 negativo.
“Il premio AIOM e’ un implicito riconoscimento del valore della medicina personalizzata e predittiva ed anche della forza della multidisciplinarieta’”, ha dichiarato Masetti a latere della premiazione AIOM, “senza una collaborazione reale e concreta tra chirurghi, oncologi, microbiologi e statistici clinici non potremmo sicuramente sviluppare questo approccio cosi’ avanzato e cosi’ rispettoso della qualita’ della vita delle pazienti”.
Lo scenario dello studio presentato da Masetti e’ quello delle 52.000 donne che ogni anno ricevono una diagnosi di tumore della mammella. A quasi la meta’ di queste pazienti, dopo l’intervento chirurgico, viene prescritta la chemioterapia adiuvante, non sempre utile in termini di efficacia e accompagnata da effetti collaterali. Lo studio PONDx coordinato dal chirurgo del Gemelli (che conferma le evidenze di altri studi prospettici, tra cui i risultati dello studio TAILORx pubblicati lo scorso giugno sul New England Journal of Medicine) dimostra che il test Oncotype DX e’ in grado di predire in modo affidabile il beneficio (o meno) dell’aggiunta di chemioterapia alla terapia ormonale nelle pazienti con carcinoma mammario in fase iniziale.
“Questo test molecolare rappresenta una grande opportunita’ per le donne con tumore al seno in stadio iniziale – sottolinea il chirurgo- ed e’ un esempio di come attraverso le tecnologie di valutazione piu’ sofisticate che oggi abbiamo a disposizione, si possa capire sempre meglio ‘cosa’ serve e ‘a chi’ per differenziare i trattamenti che in passato erano molto piu’ generalizzati. La tendenza e’ quella di personalizzare le terapie secondo le esigenze di ciascuna persona e ciascun tumore intervenendo in maniera piu’ mirata e quindi piu’ efficace e meno invasiva ed evitando terapie inutili che impattano pesantemente sulla vita della donna senza trarne benefici. Il risultato finale del test e’ ben evidente: tutti quei soggetti che possono evitare la chemio ne hanno un beneficio notevole in termini di qualita’ della vita. Le donne invece per cui la chemio conferma di rimanere la terapia piu’ indicata, si potranno sottoporre alle terapie senza alcuna perplessita’. A questi aspetti centrali che riguardano il vissuto delle pazienti, si aggiunge poi il risparmio di risorse economiche per la sanita’”.
I dati di PONDx derivano dall’analisi condotta per oltre un anno su 1.752 pazienti affette da tumore al seno sensibile agli estrogeni ed HER2 negativo, di cui 1.200 non presentavano interessamento dei linfonodi e la restante parte aveva un interessamento massimo di 3 linfonodi. Lo studio e’ stato reso possibile grazie al supporto di Genomic Heath (azienda che ha messo a punto il test) che ha messo il test a disposizione a titolo gratuito per le pazienti seguite nei centri oncologici di diverse Regioni italiane.
“I risultati dello studio dimostrano in tutti e due i gruppi una significativa riduzione delle indicazioni alla chemioterapia -dichiara Riccardo Masetti- precisamente, del 25% nelle pazienti senza interessamento linfonodale e di oltre il 50% in quelle con coinvolgimento dei linfonodi per le quali era stata programmata dal team multidisciplinare una chemioterapia che invece non era necessario fare”. Risultati importanti, quindi, che provocano alcune riflessioni anche nelle agenzie e nelle politiche del farmaco. Ad oggi i test genomici infatti non sono rimborsati dal Sistema Sanitario italiano, mentre lo sono in Svizzera, Irlanda, Regno Unito, Grecia e Spagna. In Francia il test e’ disponibile con un sistema di finanziamento ad hoc. La speranza espressa durante i lavori congressuali e’ che anche il nostro Paese possa renderlo celermente rimborsabile: sarebbe un passo avanti nella gestione della piu’ diffusa neoplasia.
“Adesso sarebbe davvero interessante poter rendere accessibile Oncotype DX a tutte le pazienti con un tumore al seno che presentano queste precise caratteristiche”, e’ la conclusione di Riccardo Masetti, “Per farlo il SSN dovrebbe inserirlo tra gli esami previsti per i pazienti oncologici. In caso contrario, assisteremo ad una grave disparita’ di accesso al test per motivi economici, perche’ non tutte le donne potranno pagarselo”.


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