Sequenziato il genoma dei Neanderthal: la scoperta è sorprendente

Alma Mater Bologna nel team; genetica usata per capire l'assetto sociale

Pubblicato:19-10-2022 18:04
Ultimo aggiornamento:19-10-2022 18:11

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BOLOGNA – Com’erano organizzate le famiglie neanderthaliane? E qual era il ruolo della donna? Più importante (e inedito) di quanto si fosse immaginato finora. E’ questo il fulcro dello studio portato avanti da un gruppo internazionale di ricerca, guidato dagli scienziati dell’Istituto Max Planck per l’antropologia evolutiva a cui fa capo il neo premio Nobel per la Medicina, Svante Pääbo. Unica autrice italiana della ricerca è Sahra Talamo, docente dell’Alma Mater di Bologna e direttrice del laboratorio Bravho, che si occupa di misurazioni col radiocarbonio dedicate agli studi sull’evoluzione umana.

LO STUDIO SUI NEANDERTHAL

Il team di scienziati è riuscito per la prima volta a sequenziare il genoma di 13 neanderthaliani vissuti in Siberia negli stessi luoghi e nello stesso periodo, circa 54.000 anni fa. Si tratta di sette uomini e sei donne, di cui otto adulti e cinque tra bambini e ragazzi. Del gruppo fanno parte anche un padre con la sua figlia adolescente e un giovane con una parente adulta di secondo grado (forse una cugina più grande, una zia o una nonna). L’analisi dei loro genomi ha mostrato che questi Neanderthal erano parte di un piccolo gruppo di parenti stretti, composto da 10-20 membri.

“UNO SGUARDO INEDITO”

I risultati dello studio, pubblicati su Nature, offrono dunque “uno sguardo inedito sull’organizzazione sociale di questi gruppi umani- si spiega dall’Università di Bologna- e suggeriscono come le comunità di questo tipo fossero collegate tra loro attraverso la migrazione femminile“. Nonostante i grandi passi avanti fatti dagli scienziati negli anni, fino ad oggi si sapeva molto poco sull’organizzazione sociale delle comunità di Neanderthal. Il nuovo studio è stato condotto in Siberia meridionale, regione che in passato si è dimostrata fruttuosa per le ricerche sul Dna antico. Le indagini si sono concentrate in due grotte in particolare, nella regione dei monti Altai: Chagyrskaya e Okladnikov.

RISULTATI SORPRENDENTI

Da quei due siti, gli scienziati hanno recuperato e sequenziare il corredo genetico di 17 resti neanderthaliani: l’insieme più alto mai sequenziato per un singolo studio. Nel Dna mitocondriale è stata trovata un tipo particolare di variante genetica che persiste solo per un piccolo numero di generazioni (eteroplasmie). Questo, secondo gli studiosi, suggerisce che i Neanderthal del gruppo in esame siano vissuti e morti più o meno nello stesso periodo. “È un risultato davvero sorprendente ed emozionante- afferma Laurits Skov dell’Istituto Max Planck, primo autore dello studio- il fatto che questi individui siano vissuti nello stesso periodo significa che probabilmente provenivano dalla stessa comunità sociale. Per la prima volta, quindi, è stato possibile utilizzare gli strumenti della genetica per studiare l’organizzazione sociale di una comunità di Neanderthal”.

PARENTI STRETTI

La seconda scoperta “sorprendente” è che all’interno di questa comunità la diversità genetica era estremamente bassa, suggerendo l’idea che fosse un gruppo composto da 10-20 individui. “Si tratta di dimensioni molto inferiori a quelle registrate per qualsiasi comunità umana antica o attuale- sottolinea l’Università di Bologna- e più simili alle dimensioni dei gruppi di specie in via di estinzione”. I Neanderthal però non vivevano in comunità isolate. Confrontando la diversità genetica del cromosoma Y (ereditato da padre a figlio) con quella del Dna mitocondriale (ereditato dalle madri), è stato possibile stabilire che questi gruppi erano collegati grazie principalmente alle migrazioni femminili.

IL RUOLO DELLA DONNA NELLA FAMIGLIA DEI NEANDERTHAL

I dati genetici, peraltro, mostrano una maggiore vicinanza di questa comunità con i Neanderthal europei rispetto alle popolazioni più orientali. “Questi risultati sorprendenti sull’evoluzione delle migrazioni devono farci riflettere sul ruolo della donna sin dall’inizio della nostra affascinante storia evolutiva- commenta Talamo- una donna che è sempre stata dotata della capacità di innovare, di trovare risorse, soluzioni e di fare rete”. “

“UN’IMMAGINE PIU’ UMANA DEI NEANDERTHAL”

Nelle grotte dei monti Altai, in Siberia, in anni di ricerche gli scienziati hanno trovato centinaia di migliaia di utensili in pietra e ossa, e oltre 80 frammenti di ossa e denti umani. In quella zona, i Neanderthal cacciavano e raccoglievano materie prime per i loro utensili, anche a decine di chilometri di distanza. Questo ha aiutato i ricercatori a capire come i gruppi in quelle località fossero collegati. “I risultati che abbiamo ottenuto ci permettono di tracciare un quadro concreto di come poteva essere una comunità neanderthaliana- spiega Benjamin Peter dell’Istituto Max Planck, tra i coordinatori dello studio- mettendo insieme tutti questi elementi abbiamo un’immagine molto più umana dei Neanderthal”.

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