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‘Planetary Health’ contro le pandemie e l’antimicrobico-resistenza

L'evento a Roma con The European House-Ambrosetti, Pfizer e Biomérieux

Pubblicato:19-10-2021 12:33
Ultimo aggiornamento:19-10-2021 17:38

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ROMA – Ci sono voluti migliaia di anni (dalla comparsa dell’uomo fino al 1800) affinché la popolazione mondiale raggiungesse il miliardo di individui, ma ci sono voluti solo un paio di secoli per raggiungere i 7,8 miliardi di oggi. Secondo stime recenti, la popolazione mondiale raggiungerà circa 10 miliardi di persone nel 2050 grazie soprattutto agli importanti progressi della medicina e al miglioramento della qualità di vita degli individui, che hanno permesso da un lato di ridurre la mortalità prematura ed infantile, e dall’altro di aumentare l’aspettativa di vita alla nascita (che ha raggiunto i 72,7 anni a livello globale, +38% rispetto al 1960).

Purtroppo questo sviluppo ha pagato a livello ambientale un prezzo elevatissimo: circa il 17% della foresta pluviale amazzonica è stata distrutta negli ultimi 50 anni, la temperatura media globale attuale è di oltre +0,85 gradi centigradi rispetto alla media della fine del 19° secolo, tra 200 e 2.000 sono le estinzioni che si verificano ogni anno a causa della perdita di habitat e dell’alternazione della composizione dell’atmosfera e degli equilibri climatici e chimici degli oceani, circa il 40% della popolazione soffre di scarsità d’acqua, mentre più di 9 persone su 10 vivono in contesti che superano i limiti di inquinamento atmosferico stabiliti dell’Oms.

“La salute planetaria evidenzia le interazioni tra salute umana e del pianeta, l’attività umana dell’era in cui viviamo è caratterizzata dall’impatto drammatico dell’uomo sul pianeta Terra, e allo stesso tempo i cambiamenti in atto nell’ecosistema ambientale e nel clima stanno avendo ripercussioni sulla salute degli esseri viventi. Occorre quindi un nuovo paradigma che consideri le interrelazioni tra ecosistema umano, animale e ambientale nel definire le nuove strategie di sanità pubblica“, ha dichiarato Daniela Bianco, partner e responsabile della Divisione Healthcare di The European House-Ambrosetti, nel suo intervento introduttivo al Forum. Anche la pandemia da Sars-CoV-2, come altre epidemie che si sono sviluppate negli ultimi decenni, è legata alle alterazioni ambientali e climatiche, derivanti dall’impatto che l’uomo ha sulla natura. In questo contesto, è fondamentale agire tempestivamente adottando un approccio alla salute planetario, ossia un modello olistico basato sull’integrazione di discipline diverse e sul riconoscimento che la salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema sono interdipendenti. “Il Covid-19 richiede cambiamenti importanti a partire da una nuova stagione di investimenti sul nostro Ssn: La strategia One Health e la lotta all’Amr, al centro anche della discussione dei Ministri della Salute all’interno del G20, rappresenta una traiettoria di sviluppo importante. Occorre costruire le necessarie strategie tra settore pubblico e privato, come la pandemia ci ha insegnato. Rovesciare la crisi in opportunità di rilancio attraverso un patto globale con la salute al centro delle politiche”, ha affermato il ministro della Salute Roberto Speranza.


L’ANTIMICROBICO-RESISTENZA CAUSA OGNI ANNO 700000 DECESSI

La “Planetary Health“, la cui definizione è stata coniata nel 2015 dalla Rockfeller Foundation e da The Lancet, rappresenta l’unica via percorribile per contrastare efficacemente le possibili future pandemie, tra cui l’Amr che rappresenta una delle più urgenti sfide di salute globali, come più volte sottolineato dall’Organizzazione Mondiale della SanL’evento a Roma con The European House-Ambrosetti, Pfizer e Biomérieuxità. Ancora oggi, infatti, l’Amr è responsabile ogni anno di circa 700.000 decessi (33.000 nell’Unione Europea, di cui poco meno di un terzo in Italia, la prima a livello europeo), che potrebbero arrivare, in assenza di azioni efficaci di contrasto, a 10 milioni nel 2050, vale a dire più dei decessi dovuti a cancro, diabete e incidenti stradali.

Oltre che per decessi, l’Italia, tra i Paesi Ocse, detiene anche il primato negativo in termini di DALYs (si stima che nel 2050 fino a 1 persona su 205 potrebbe perdere un anno di vita in buona salute a causa dell’Amr) e di costi associati. Il rafforzamento dei sistemi di gestione delle infezioni e di sorveglianza e monitoraggio, l’attuazione di programmi di antimicrobial e diagnostic stewardship, la promozione di politiche di immunizzazione, l’accesso a test e terapie innovative rappresentano le leve su cui agire per migliorare il quadro attuale.

Oggi la diagnostica rappresenta uno strumento essenziale di lotta alla resistenza antimicrobica. I test sindromici di ultima generazione, che coniugano la rapidità di risposta alla capacità di identificare un ampio spettro di patogeni e profili di resistenza, consentono di ottimizzare la terapia antibiotica il prima possibile, così da influenzare positivamente l’outcome del paziente e contrastare la diffusione delle resistenze antimicrobiche. Nonostante il valore nel ridurre le prescrizioni non necessarie di antibiotici, l’adozione dei test molecolari sindromici è stata rallentata da un insieme di fattori sociali, economici e organizzativi. Dobbiamo impegnarci a promuovere un nuovo approccio alla gestione delle malattie infettive, che sia fondato sulla diagnostica rapida più innovativa” ha affermato Stathis Chorianopoulos, vice presidente dell’Adriatic Cluster di bioMérieux.

L’AMR ACTION FUND PER SVILUPPARE NUOVI ANTIBIOTICI

Anche la ricerca e sviluppo per nuovi antibiotici e vaccini può contribuire in maniera significativa al contrasto dell’Amr, ma ad oggi, quasi ogni antibiotico in uso è basato su una scoperta fatta più di 37 anni fa. È proprio per superare questa criticità che nel 2020 è stato lanciato, da 24 aziende farmaceutiche di tutto il mondo e con il supporto dell’International Federation of Pharmaceutical Manufacturers and Associations, l’Amr Action Fund con una dotazione di 1 miliardo di dollari e l’obiettivo di sviluppare dai 2 ai 4 nuovi antibiotici entro il 2030.

“Gli investimenti continui in ricerca e innovazione nel settore farmaceutico ci hanno consentito di dare una risposta anche alla pandemia in tempi rapidissimi. Vaccini e trattamenti per il Covid-19 insieme allo sviluppo di test diagnostici sempre più precisi e rapidi hanno consentito la ripresa dei sistemi economici e produttivi del mondo. La collaborazione tra pubblico e privato è stata determinante, occorre proseguire in questa direzione per continuare a contribuire tutti insieme ad una salute sostenibile dei cittadini e del pianeta”, ha sottolineato Paivi Kerkola, ceo Pfizer Italia. Il bisogno di costruire un approccio transdisciplinare e olistico al fine di rafforzare i sistemi sanitari, di sicurezza sociale e alimentari rendendoli resilienti e sostenibili, e di affrontare i rischi emergenti dall’interfaccia umana-animale-ambientale, è emerso anche nella dichiarazione dei Ministri della Salute del G20 del mese scorso.

Hanno partecipato all’evento realizzato da The European House-Ambrosetti con il contributo di Pfizer e bioMérieux anche: Silvio Brusaferro (presidente, Istituto Superiore di Sanità), Raffaele Donini (coordinatore della Commissione Salute, Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome; assessore alle Politiche per la Salute, Regione Emilia Romagna, in videocollegamento), Beatrice Lorenzin (componente della Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione, Camera dei Deputati), Andrea Mandelli (presidente, Fofi; vice presidente, Camera dei deputati), Annalisa Mandorino (segretario generale, Cittadinanzattiva), Valentina Marino (chief Medical Officer, Pfizer Italia), Giorgio Palù (virologo; past president, European Society for Virology; Presidente, Aifa), Annamaria Parente (presidente della Commissione Igiene e Sanità, Senato della Repubblica), Gianni Rezza (direttore generale della Prevenzione, ministero della Salute, in videocollegamento), Giovanni Tria (special advisor per la Produzione nazionale di vaccini e i rapporti con l’Unione Europea, ministero dello Sviluppo Economico), Paolo Vineis (professore di Epidemiologia Ambientale, Imperial College of London; visiting professor, Istituto Italiano di Tecnologia; vice presidente, Consiglio superiore di Sanità), Nicola Zingaretti (presidente, Regione Lazio). 

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