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Centrafrica, padre Gazzera: “Elezioni e pace, ci giochiamo il futuro”

"Violati gli accordi del 2019", denuncia all'agenzia Dire il missionario carmelitano di origini cuneesi, che da 17 anni vive a Bozoum

Pubblicato:19-10-2020 14:25
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:05
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ROMA – “La pandemia ha risparmiato il Centrafrica, ma questo è comunque un momento delicato, anche politicamente; c’è in gioco il futuro del Paese”. A parlare con l’agenzia Dire è padre Aurelio Gazzera, missionario carmelitano di origini cuneesi, che da 17 anni vive a Bozoum, nel nord-ovest della Repubblica Centrafricana.

“Parroco, ma non solo”, come si definisce, padre Gazzera nelle prossime settimane lascerà la sua comunità per la nuova missione di Baoro, distante circa 180 chilometri. Era arrivato a Bozoum nel 2003, dopo l’ennesima guerra che aveva attraversato il Paese. “All’epoca c’era da ricostruire un po’ tutto, per prima cosa la fiducia della gente” ricorda il missionario. “C’erano stati tanti saccheggi e distruzioni”.
Tracciando un bilancio delle cose fatte in questi anni con la comunità di Bozoum, padre Gazzera sottolinea di aver “riaperto la scuola elementare, a cui oggi si affiancano anche scuole medie, un liceo e un centro che ospita 200 orfani”.
Medie e liceo erano una novità per Bozoum e “hanno dimostrato che l’istruzione è sempre una carta vincente”, dice il missionario. Insieme con la Caritas e volontari locali, padre Gazzera ha anche avviato progetti, come una cassa di risparmio e fiere agricole, che hanno dato un’opportunità a lavoratori locali.

Il Centrafrica non sembra per ora subire l’impatto della pandemia di coronavirus ma resta uno dei Paesi più poveri del continente, dove la prima causa di morte per i bambini è ancora la malaria. Ex colonia francese, il Paese sembrava aver trovato un nuovo equilibrio dopo il conflitto civile iniziata nel 2012, con gli accordi di pace tra il governo e 14 gruppi ribelli firmati nel febbraio 2019. Secondo padre Gazzera, però, “quelli non sono né accordi né di pace” perché “se da parte del governo c’è stato un superficiale tentativo di rispettarli, da parte dei gruppi armati non c’è stato neanche quello”.


La missione di peacekeeping dell’Onu, la Minusca, questo mese ha messo in guardia da una possibile nuova escalation di violenze dopo alcune incursioni del gruppo ribelle 3M. Il clima politico di oggi, secondo il missionario, non sembra molto diverso da quello di 17 anni fa. A preoccupare sono anche le elezioni politiche, fissate per il 27 dicembre.
Faustin-Archange Touadera, dirigente del Mouvement des Coeurs Unis (Mcu) eletto presidente eletto nel 2016, si è candidato per un nuovo mandato. Tra gli sfidanti dovrebbe figurare un ex capo di Stato, Francois Bozizé, rovesciato dai ribelli dell’alleanza Seleka nel 2013, pochi mesi dopo la ripresa dell’ultimo conflitto. Secondo padre Gazzera, “la paura è che la gente abbia perso la speranza in un cambiamento”.
Il missionario racconta che molte zone, soprattutto nel nord, sono ancora nelle mani dei ribelli. “La situazione è tesa” dice padre Gazzera: “In alcuni villaggi i miliziani stanno impedendo il censimento prima del voto, mentre il governo, che non ha fatto molto in questi anni, sta facendo di tutto per vincere”. Per questo motivo, secondo il missionario, le elezioni saranno un passaggio delicato: “Se ci saranno brogli o dubbi di sorta, potremmo rischiare nuovi conflitti”.

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