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Truffe alle assicurazioni e sfruttamento della prostituzione, 27 indagati a Bari

Tra loro anche 5 avvocati. L'operazione ha portato al sequestro di beni per oltre 80mila euro riconducibili a un 37enne considerato dagli investigatori "il principale indagato"

Pubblicato:19-10-2020 09:34
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:04
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BARI – Gruppo interforze, costituito dal nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Bari, polizia di Stato, polizia stradale e comando dei carabinieri di Modugno, hanno eseguito un’ordinanza, emessa dal gip del Tribunale di Bari su richiesta della locale Procura, applicativa della misura cautelare personale nei confronti di 13 soggetti, di cui due in custodia cautelare in carcere (L.M. cl. 1983; F.S. cl. 1996), cinque agli arresti domiciliari (M.C. cl. 1985; G.M. cl. 1969; C.R. cl. 1983; M.V. cl. 1989; D.F. cl. 1986), uno (B.S. cl. 1994) con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e cinque (D.M. cl. 1984; C.F. cl. 1964; A.A. cl. 1975; F.P. cl. 1996; C.V. cl. 1992) con divieto di dimora. Contestualmente è stato effettuato un sequestro preventivo di disponibilità liquide e di beni per un valore di oltre 80.000 euro nei confronti del principale indagato (L.M. cl. 1983). L’ordinanza cautelare si fonda su “gravi indizi” a carico degli indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, peculato, simulazione di reato, calunnia, autocalunnia, falsa testimonianza, favoreggiamento personale, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in certificati o autorizzazioni amministrative, falsità materiale commessa dal privato, soppressione, distruzione e occultamento di atti veri, alterazione dello stato civile, fraudolento danneggiamento dei beni assicurati e mutilazione fraudolenta della propria persona, riciclaggio e autoriciclaggio, commessi nel territorio nazionale in un periodo che va dal 2016 al 2019. In totale sono 27 le persone indagate, di cui 5 avvocati del Foro di Bari.

Al vertice dell’associazione per delinquere soggetti residenti nella provincia di Bari, tra i quali un avvocato del locale Foro (G.M. cl. 1969) già indagato in passato per diversi delitti contro il patrimonio. Il procedimento ha preso avvio dopo alcune segnalazioni fatte alla Procura da diverse compagnie assicurative riguardanti presunte anomalie nella liquidazione di indennizzi conseguenti ad incidenti stradali, riconducibili al medesimo gruppo di persone e le cui vertenze legali sono state patrocinate dal medesimo avvocato del Foro barese. Le investigazioni si sono avvalse di intercettazioni telefoniche, testimonianza, pedinamenti, perquisizioni, analisi documentali e finanziarie.

FALSE TESTIMONIANZE E INCIDENTI SIMULATI

In particolare, le intercettazioni telefoniche effettuate dalla guardia di finanza e i conseguenti riscontri documentali eseguiti dai carabinieri hanno disvelato l’esistenza di un’organizzazione criminale ben strutturata, con puntuale suddivisione di ruoli e compiti, dedita prevalentemente alle frodi in danno di società assicuratrici, nonché alla commissione “di una pluralità di ulteriori delitti”. “Il sistema truffaldino – spiegano dalla Procura di Bari – veniva attuato mediante la produzione di falsa documentazione sanitaria (certificati medici, prescrizioni di esami strumentali, di dispositivi ortesici e/o di prestazioni riabilitative artatamente attribuiti – mediante l’uso di timbri e firme falsificate – ad ignari medici privati ed ospedalieri), false testimonianze rese in occasione delle denunce dei simulati sinistri stradali (mai avvenuti, oppure avvenuti, ma falsati nelle dinamiche), la promozione dei corrispondenti giudizi civili (innanzi a diverse Autorità giudiziarie) con reclutamento e “addestramento” di testimoni compiacenti”. Tra i sinistri simulati sono emersi all’attenzione degli investigatori due incidenti che avrebbero determinato aborti in due donne appartenenti al gruppo criminale, in realtà intervenuti per altre cause. Per uno di essi la procura – in virtù di un protocollo d’intesa sottoscritto con l’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici – è riuscita ad impedire, grazie all’attiva collaborazione dell’ufficio antifrode della compagnia assicurativa interessata, la liquidazione di un risarcimento danni di 100mila euro all’avvocato (G.M. cl. 1969) e alla sua cliente.


FAVOREGGIAMENTO E SFRUTTAMENTO DELLA PROSTITUZIONE

Dalle attività di indagine è anche emerso che la compagine criminale era attiva anche nel favoreggiamento e nello sfruttamento della prostituzione, inducendo o agevolando donne di varia nazionalità a svolgere l’attività in immobili “nella propria disponibilità ubicati a Modugno (Bari), Santeramo in Colle (Bari), Trani (BAT) e Roma, adibiti a falsi centri massaggi (di cui 3 già sottoposti a sequestro) e fittiziamente concessi in locazione ad alcune onlus”. Nello specifico, l’organizzazione si occupava del reclutamento delle donne, dell’inserzione di annunci “hot” su siti Internet, dell’ingaggio di centraliniste e telefoniste che prendevano appuntamenti con la clientela, della gestione della prostituzione e della riscossione dei proventi illeciti.

RICICLAGGIO E AUTORICICLAGGIO DI AUTOVETTURE

Inoltre, sempre per la Procura, “il promotore nonchè organizzatore della compagine criminale (L.M. cl. 1983) – in qualita’ di pubblico ufficiale, perché designato quale amministratore di sostegno dal giudice tutelare (in diverse procedure di volontaria giurisdizione) – avendo, in ragione del suo ufficio, la disponibilità/gestione del denaro giacente sui conti correnti bancari e postali intestati alle persone a lui affidate, in condizioni di minorata difesa e ospiti di strutture socio-sanitarie residenziali, se ne appropriava indebitamente per un ammontare complessivo di circa 68mila euro. In un caso, l’amministratore di sostegno continuava a percepire l’assegno previdenziale di una persona già defunta da oltre 2 anni”. Grazie alla polizia stradale Puglia è stato, poi, possibile contestare anche le gravi ipotesi di reato di riciclaggio e autoriciclaggio di autovetture. Sempre il principale indagato (L.M. cl. 1983) aveva trasferito in due casi autoveicoli oggetto di un furto simulato da Bari a Sofia, curandone poi la re-immatricolazione in Bulgaria, con assegnazione di nuova targa e certificazione bulgara, cosi’ da impedirne l’identificazione. I mezzi, peraltro, venivano anche reimpiegati in Italia da una società di riabilitazione motoria di diritto bulgaro, con sede a Sofia, sempre riconducibile all’indagato. Infine, sempre il promotore nonché organizzatore della compagine criminale – pur consapevole di non essere il padre biologico di una bambina nata dalla relazione della propria moglie con un altro partecipe all’associazione per delinquere – “dichiarava falsamente all’Ufficiale dello Stato Civile di essere il padre della neonata in sede di formazione del corrispondente atto di nascita e, così facendo – conclude la Procura di Bari – alterava lo stato di famiglia della minore rendendolo non conforme al reale rapporto di procreazione, con il consenso ed il concorso morale dei genitori naturali della piccola”.

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