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Zingaretti ora si è rotto, Conte e Gualtieri nel mirino

L'editoriale del direttore Nico Perrone per Direoggi

Pubblicato:19-10-2020 15:09
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:04
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ROMA – Non userebbe mai parole così crude, di rottura. Eppure dentro il Pd chi conosce il segretario Nicola Zingaretti sa bene quanto sia sempre attento a mantenersi prudente e sempre attento, anche nel tono, quando rilascia dichiarazioni. Ma proprio per questo, quando arriva un distinguo, questo automaticamente si trasforma in grande critica. E quando oggi Zingaretti ha detto che “un tema così importante come il Mes non va affrontato con una battuta in conferenza stampa” molte orecchie hanno cominciato a fischiare.

Nel mirino ci sono il premier, Giuseppe Conte, e il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, colpevoli di essersi sottomessi alla Ragioneria dello Stato. Una partita, quella sui 37 miliardi da destinare subito alla sanità, che invece, Zingaretti sostiene lancia in resta. “Conte si è ancora una volta nascosto dietro il M5S ed ha fatto pure un favore a Salvini e Meloni- spiega un Dem vicino al segretario- ma la partita del Mes non finisce qui. Conte e Gualtieri non possono prendere ordini dal Ragioniere…”. Vedremo nei prossimi giorni se la polemica avrà ripercussioni.

Per quanto riguarda gli altri temi al centro del dibattito politico ci sono la candidatura di Carlo Calenda a sindaco di Roma; la nomina del nuovo presidente della Conferenza delle Regioni, al posto di Stefano Bonaccini (Pd) presidente dell’Emilia-Romagna.


Calenda è già al lavoro con il suo staff per mettere a punto la strategia da seguire. Sa bene che ci saranno attacchi, anche da parte di chi nel Pd non lo vuole, ma il dado è tratto, si lavora ad un grande processo di “ricucitura e tessitura di rapporti per arrivare ad una coalizione più larga possibile”.

Per la Conferenza delle Regioni, invece, c’è già un accordo per nominare presidente Luca Zaia, il Governatore del Veneto rieletto a furor di popolo, e Vincenzo De Luca, della Campania, suo Vice. Sarebbe Zaia a rappresentare tutte le Regioni nel confronto con il Governo. Proprio questo, la possibilità cheil presidente del Veneto diventi il referente politico dell’altra idea di Lega, a quanto si apprende, non andrebbe giù a Matteo Salvini, leader della Lega, che invece punta su Massimiliano Fedriga del Friuli Venezia Giulia. Per molti governatori Fedriga non passerà perché sarebbe “un vero e proprio affronto eleggere presidente uno di una Regione autonoma”.

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