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Ritrovata la tesi di laurea di Bufalino nell’archivio dell’università di Palermo

Un dattiloscritto di 90 pagine dal titolo 'Gli studi di archeologia e la formazione del gusto neoclassico in Europa (1738 - 1829)'

Pubblicato:19-10-2020 13:14
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:04
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PALERMO – Ritrovata negli archivi dell’Università di Palermo la copia destinata alla segreteria della tesi di laurea di Gesualdo Bufalino, lo scrittore siciliano scomparso nel 1996. Il ritrovamento è avvenuto nel corso del trasferimento del materiale custodito nell’archivio storico dell’ateneo nei nuovi locali del convento seicentesco di Sant’Antonino. Si tratta di un dattiloscritto di 90 pagine dal titolo ‘Gli studi di archeologia e la formazione del gusto neoclassico in Europa (1738 – 1829)’, con l’indicazione dell’anno accademico: il 1945-1946.

Lo scrittore comisano, come spiega l’Università in una nota, in realtà si sarebbe laureato a Palermo nel marzo del 1947, dopo avere ripreso gli studi intrapresi a Catania e interrotti bruscamente per la chiamata alle armi, sotto la guida del noto antifascista toscano Silvio Ferri che dall’1 dicembre del 1940 insegnava archeologia nell’ateneo palermitano.

“Nel titolo del dattiloscritto sono già riconoscibili i segni della più autentica cifra letteraria dell’autore di ‘Diceria dell’untore’, pubblicato nel 1981 ma pensato negli anni e negli ambienti in cui Bufalino era impegnato nella stesura della propria tesi di laurea – commenta il docente Mario Varvaro, delegato del rettore all’archivio storico di ateneo -. La tesi si annuncia come l’incunabolo del gusto per la rievocazione e il recupero di ciò che è stato, proprio di uno scrittore educato e cresciuto al culto della memoria. Lo studio di questo unico esemplare finora noto della tesi di laurea di Bufalino – continua – potrà gettare luce sulla scaturigine più antica dell’autentica cifra della sua scrittura, che si rispecchia nella centralità del tema della memoria come racconto del ricordo e della parola come ‘Riessere’, come miracolo del ‘Bis’, come analgesico contro la tentazione del nulla. È questa – conclude Varvaro – senza dubbio un’occasione feconda per la comunità scientifica di studiosi e di lettori dell’opera di Bufalino, per riscoprire l’europeismo e l’originalità di uno scrittore d’eccezione che ha fatto della biblioteca e del dialogo con le voci dei libri la metafora più eloquente della propria attività letteraria”.


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