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L’Italia sulla Luna con il programma Artemis della Nasa

La nuova casa degli astronauti del futuro nasce a Torino con Thales Alenia Space, così come il modulo per i rifornimenti

Pubblicato:19-10-2020 09:52
Ultimo aggiornamento:06-07-2021 16:00

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ROMA – La porta di ingresso verso la Luna sarà un piccolo avamposto tecnologico in orbita grazie a una collaborazione mondiale. Il programma varato dalla Nasa porta il nome di Artemis, come l’Artemide dea della caccia nel mondo antico. La Luna è lontana, il viaggio è pieno di pericoli– dalle radiazioni ai detriti che affollano lo Spazio-, insomma, le sfide per questa Stazione spaziale in miniatura battezzata Lunar Gateway sono tante. A fronteggiarle ci pensa anche l’Italia, grazie a Thales Alenia Space, gigante internazionale dell’industria aerospaziale con sede a Torino. Saranno loro a realizzare I-Hab, il modulo che farà da casa agli astronauti del futuro, ed Esprit, modulo per comunicare con la Terra e agganciare i rifornimenti. Ne abbiamo parlato con  Eleonora Zeminiani, responsabile del controllo termico della sonda Orion, destinata a portare gli astronauti sul Gateway, e Program Manager dei sistemi di atterraggio lunare.

“Thales Alenia Space è prime contractor in due elementi importantissimi per il Lunar Gateway, la stazione che dal 2024 sarà in orbita intorno alla Luna- spiega Zeminiani alla Dire-. È stata fortemente voluta dalla Nasa, che ha chiamato a raccolta le agenzie per una cooperazione mondiale. Dall’Esa alla Jaxa, all’agenzia canadese, e molti altri partner nel mondo. Il contributo di Esa è costituito da un modulo abitabile e da uno di supporto funzionale. Quello abitabile si chiama I-Hab ed è simile alla Stazione spaziale, benché con delle peculiarità dovute all’ambiente. Esprit è invece ‘di servzio’: si occupa delle comunicazioni e del rifornimento e allarga anche un pochino gli spazi abitabili grazie a una piattaforma di osservazione. Si tratta d una specie di piccolo tunnel abitabile, pressurizzato, con una grande superficie finestrata che permette la visuale a 360 gradi sullo spazio circostante, sulla Luna, quindi, e anche sul gateway stesso, che ne ha bisogno per operazioni robotiche eseguite dall’equipaggio”.


Lunar gateway_Copyright Thales Alenia Space_E.Briot

Lunar Gateway_Copyright Thales Alenia Space_E.Briot

Quali sono le caratteristiche di I-Hab che lo rendono diverso dalla Stazione spaziale?

“L’ambiente al di fuori dall’orbita bassa terrestre, al di fuori della fascia di Van Halen, è molto caratteristico. È più pericoloso e sfidante dal punto di vista delle radiazioni. Ha un ambiente di micrometeoriti diverso da quello della Terra. Ci sono poi condizioni termiche che mettono a dura prova la struttura. Inoltre, una cosa che a primo acchitto non salta all’occhio, ma che per noi è importante, è la distanza dal nostro pianeta. Tutto quello che è in orbita attorno alla Luna non può fare affidamento su una logistica così frequente come quella della Stazione spaziale. Il modulo stesso deve essere pensato per essere autonomo, indipendente, in grado di gestire le sue funzioni vitali e per essere servito da rifornimenti radi e difficili”.

I-Hab è una casa spaziale di tre metri di diametro per sette, in cui dovranno convivere quattro astronauti. Per lunghi periodi sarà invece disabitato, per altri a bordo ci saranno solo due membri dell’equipaggio, perché gli altri saranno occupati in operazioni sulla superficie della Luna.

Nella progettazione al primo posto ci sono il benessere e la sicurezza per gli astronauti, il comfort e l’ergonomia sono centrali. Il viaggio è lungo, l’ambiente è ostile, gli spazi sono ristretti: l’equipaggio deve essere al meglio. La costruzioni del Gateway inizierà nel 2024, dalla metà degli anni venti alla loro fine si costruirà l’intera Stazione: il prossimo uomo e la prima donna che scenderanno sulla superfiice lunare saranno parte di un progetto proiettato nel futuro. La Luna è infatti una tappa per andare su Marte.

“Lavorare intorno alla Luna è una palestra per imparare a capire la catena degli eventi che ci portano nello spazio profondo, dalla pianificazione, alla logistica, al fattore umano. Gli astronauti sono stati studiati nelle condizioni della Stazione spaziale, abbiamo una buona base di dati, ma non sappiamo cosa succede sul lungo periodo nello Spazio profondo. Se nei nostri sistemi manca l’uomo, se c’è un malessere psicologico, o fisico, perdiamo un elemento della catena che è fondamentale”.

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Thales Alenia Space, già impegnata sulla Stazione spaziale internazionale e nella costruzione della stazione spaziale commerciale Axiom, è stata supportata per il programma lunare dall’Agenzia spaziale italiana (Asi) e da quella francese (Cnes).

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