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Plusdotati, per inclusione fondamentale il ruolo del docente

Il convegno su studenti 'gifted' a fiera Didacta di Firenze

Pubblicato:19-10-2018 16:33
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:41

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ROMA – Avere talento è un dono ma può trasformarsi in frustrazione se non viene compreso e stimolato. È questo quello che può accadere agli studenti ad alto potenziale cognitivo (APC), i cosiddetti ‘plusdotati’ o ‘gifted’. E sui bisogni speciali e le risorse di questi alunni si è concentrato il convegno – organizzato nell’ambito di Didacta Italia a Firenze – al quale hanno partecipato come relatori: Federico Bianchi di Castelbianco, psicologo psicoterapeuta e direttore IdO; Maria Cinque, docente di Didattica e Pedagogia speciale dell’università Lumsa di Roma; Laura Sartori, psicologa e psicoterapeuta IdO, e i dirigenti scolastici che hanno raccontato la loro esperienza all’interno delle scuole. In particolari erano presenti Rossella Sonnino dell’istituto comprensivo ‘Regina Elena’ di Roma, Salvino Amico, dell’ic ‘G. Garibaldi-G.Paolo II’ di Salemi, in provincia di Trapani, e Miranda Giangiordano dell’ic ‘G. De Petra’ di Casoli, in provincia di Chieti.

Ma chi sono gli studenti ‘gifted’?

Hanno modalità di apprendimento che li differenziano dagli altri. Una continua carenza di stimoli può determinare l’insorgere di problemi di comportamento e di adattamento e portare a situazioni di sottorendimento, fino ad arrivare all’abbandono scolastico. È per questo che è necessario individuare i talenti e promuoverne la valorizzazione a scuola. Il concetto di plusdotazione riguarda sia aspetti cognitivi che aspetti comportamentali e legati alla personalità. Se infatti, da un lato, il quoziente intellettivo è indice di plusdotazione, dall’altro, deve essere necessariamente considerata anche la struttura di personalità di ciascun individuo. Spesso si verifica una dissincronia tra sviluppo cognitivo e sviluppo emotivo che può portare a vivere situazioni di difficoltà. Per questo è necessario intervenire per favorire l’inclusione e prevenire il disagio in età evolutiva ed adulta.


Nelle scuole può essere difficile, senza adeguata formazione, individuare i bambini ad alto potenziale cognitivo: alcuni bambini reagiscono mettendo in discussione l’insegnante e disturbando i compagni. Altri sviluppano Disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) perché non riescono ad acquisire conoscenze con metodi tradizionali. Altri ancora si inibiscono, si adattano, e rischiano di essere dimenticati perché considerati bravi.

Come spiegato dai dirigenti scolastici che hanno aderito ad attività di screening e formazione ai docenti “siamo partiti da una richiesta dei docenti per intervenire su alcuni Bes e Dsa e abbiamo scoperto che esisteva l’alto potenziale. Proseguiremo anche quest’anno con il progetto in collaborazione con l’IdO e le proposte da fare sono tantissime”. “Una è inserirlo in maniera strutturata all’interno delle istituzioni scolastiche- ha chiarito Salvino Amico, dirigente del ‘Garibaldi’ di Salemi- È importante- ha concluso- che la scuola sia sempre un centro di benessere culturale”.
Della stessa idea Rossella Sonnino dell’ic ‘Regina Elena’ di Roma: “Nel piano dell’offerta formativa 2019-2022 abbiamo dato spazio a questa nuova situazione legata ai Bes, perché c’è stato un investimento di ricerca molto forte e una condivisione da parte dei genitori e dei docenti. Ora deve diventare un progetto in tutte le classi della scuola- ha concluso- per dare il giusto sostegno a questi bambini”.

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