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Vaccini, no all’obbligo. Il Veneto sceglie l’informazione, anche sui social

In Veneto di recente si era molto discusso se stabilire l'obbligo di vaccino. Ma alla fine la scelta è quella di "convincere e non obbligare i genitori"

Pubblicato:19-10-2016 14:48
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:11

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vacc1VENEZIA – L’obiettivo della Regione Veneto sarà di “convincere e non di obbligare” i genitori a vaccinare i bambini. Lo chiarisce il consigliere regionale Alberto Villanova (lista Zaia Presidente), al termine della riunione della commissione regionale Sanità, questa mattina a palazzo Ferro Fini, Venezia. La Regione, ha tolto l’obbligatorietà della profilassi nel 2007, punterà quindi su campagne informative semplici e chiare che “risponderanno a tutte le domande dei genitori” e “contrasteranno l’anti informazione di chi non si basa su dati scientifici”. L’obbligatorietà delle vaccinazioni, infatti, “non determina un aumento del tasso di copertura dei vaccini”, spiega Villanova, evidenziando che il confronto con i dati di “Regioni vicine, come il Trentino e l’Emilia Romagna”, dimostra che “l’obbligo non ha alcun risultato concreto“, anche perché “non è coercitivo”. Va poi considerato che il fenomeno del calo della copertura vaccinale “non è un fenomeno che riguarda solo il Veneto”, aggiunge il consigliere leghista Fabrizio Boron, presidente della commissione Sanità.

social-media-mobile-appNegli ultimi anni, infatti, si è assistito a un’intensa azione dei movimenti anti vaccini che “fanno disinformazione in modo intelligente, utilizzando i nuovi canali come i social network“. E proprio i social network saranno uno degli strumenti utilizzati dalle nuove campagne informative della Regione, con l’obiettivo di “creare una cultura del vaccino“. Il Veneto “è ancora una Regione leader in Italia e in Europa per copertura vaccinale”, spiega la dirigente del settore Prevenzione dell’area Sanità Francesca Russo, presentando i dati dell’anagrafe unica regionale (una delle due presenti in Italia) che parlano, tra l’altro, di un’inversione di tendenza e di un nuovo aumento della copertura vaccinale a partire dai nati nel 2014.

Sanità_medici_dottoriSe nel primo semestre 2014 la copertura del vaccino contro la poliomelite era pari all’88%, ad esempio, nel primo semestre del 2016 il tasso di copertura ha raggiunto il 91,5%. Ancora distante dal picco del 95,7% del primo semestre 2009, ma comunque in ripresa. “Merito delle campagne di informazione già attivate” spiega Boron, convinto che “le nuove campagne faranno molto meglio”. Analizzando le cause che spingono i genitori a non vaccinare i loro figli, spicca la convinzione che “se le vaccinazioni non sono più obbligatorie significa che non sono più necessarie”. Il che “è sbagliato”, afferma Villanova, manifestando preoccupazione anche per le malattie considerate minori, che in realtà sono molto pericolose. “Io personalmente sono molto preoccupato per il morbillo, che ogni ora uccide 13 bambini nel mondo“, continua Villanova, dichiarandosi “favorevole all’introduzione dell’obbligo per tutti i vaccini”. Cosa che non avverrà, come più volte ribadito da tutti i membri della commissione Sanità. Il “pugno di ferro” nei confronti dei medici che screditano le vaccinazioni, “andando contro a quanto stabilito dalla Regione e dall’Istituto superiore di sanità”, sarà invece una realtà di fatto, assicura Villanova. I medici che sconsiglieranno i vaccini, insomma, “saranno segnalati agli Ordini“. Ma l’azione della Regione non si fermerà qui. Oltre all’informazione mirata e semplificata, e ai provvedimenti nei confronti dei medici che fanno “disinformazione”, ci sarà un coinvolgimento delle Ulss e dei sindaci, che sono responsabili sanitari di asili nido e materne. E qui sta l’inghippo.


asilo nidoSe è vero infatti che tutti i membri della commissione regionale sono concordi nell’affermare che la strada giusta “è l’informazione e non la coercizione”, è anche vero che in base all’articolo 3 del Dpr 355 del 1999, i sindaci potrebbero impedire l’inserimento in asili nido e scuole materne dei bambini non vaccinati “per motivi di sanità pubblica”, nel caso in cui le Ulss dichiarino l’area “a rischio di epidemie”. La misura “non è obbligo ma valutazione di rischio”, precisa Russo, ma il punto non cambia: i bambini non vaccinati potrebbero non essere accettati nelle scuole. Ciò è comunque solo una possibilità per i casi di emergenza, e la legge che permette di farlo non è una cosa nuova. La novità saranno le nuove campagne di informazione che verranno realizzate da specialisti non appena la Giunta approverà la relativa delibera. Non ci vorrà molto, ma la commissione Sanità dovrà riunirsi almeno un’altra volta, conclude Villanova, assicurando che il tema “è affrontato come un’emergenza”.

di Fabrizio Tommasini, giornalista

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