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VIDEO | A Firenze il Forum economy: “La guerra dei talenti non è ancora finita”

Le soft skill al centro della tappa fiorentina del Forum economy roadshow, il più apprezzato evento itinerante italiano dedicato ai temi dello sviluppo

Pubblicato:19-09-2019 16:13
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:43

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FIRENZE – La digitalizzazione dell’economia rappresenta un banco di prova altamente competitivo per le imprese. Anzitutto su un fronte: l’attrazione di competenze e talenti. L’innovazione mette al centro della vita delle aziende le capacità delle persone di fare rete e lavorare in gruppo, le cosiddette soft skill, non meno importanti delle stesse tecnologie che stanno trasformando il sistema produttivo. È attorno a questo nuovo umanesimo del lavoro e delle relazioni umane che si dipana la tappa a Firenze del Forum economy roadshow, il più apprezzato evento itinerante italiano dedicato ai temi dello sviluppo.

La centralità delle persone emerge nelle tavole rotonde che animano la Camera di commercio sia quando cuore del confronto è l’analisi delle strategie aziendali per attirare i migliori ingegni presenti sul mercato del lavoro sia quando si parla di servizi cuciti, ad esempio attraverso la sharing economy, su bisogni individuali sempre più mirati. Negli ultimi anni le aziende e le grandi società hanno attraversato una sorta di “guerra dei talenti“, spiega alla Dire il direttore del personale di Philip Morris Italia, Paolo Le Pera. “La guerra- aggiunge- probabilmente non è terminata, ma è mutato il campo di battaglia, perché sono cambiate anche le armi che i talenti usano“. Un tempo era sufficiente una solida ‘employer value proposition’, vale a dire la capacità di un’azienda di comunicare un’immagine di per sé irresistibile per catturare i nuovi talenti.

“Questo non basta più- sostiene Le Pera- perché costituisce solo una piccola parte di come loro recepiscono le informazioni: in parte le prendono da noi, ma in grandissima parte le ricavano da dipendenti, ex dipendenti, da persone che ne parlano sui social, sui media”. Il messaggio si propaga molto più rapidamente e viene ritenuto anche maggiormente credibile. Avere contezza di questi fattori collaterali e saper adattare la comunicazione di un grande brand è il banco di prova del futuro per reclutare le migliori risorse presenti sul mercato e le loro soft skill, le abilità che vengono cercate in via prioritaria dalle corporation.


Al centro della trasformazione digitale, di conseguenza, svetta l’analisi da parte delle imprese delle competenze di collaboratori e dipendenti affinché, afferma il commercial manager di Shl, Alessandro Groggia, “il potenziale delle persone che lavorano nelle organizzazioni sia completamente compreso e dispiegato per il raggiungimento di obiettivi sia individuali che aziendali”. Shl è impegnata nel settore da oltre 40 anni e ha costruito nel tempo un database con 45 miliardi di dati sui talenti delle persone.

Recentemente la società leader nelle risorse umane ha curato una ricerca, dalla quale emerge che ai fini del successo più che le competenze tecniche o l’agilità delle persone risulta determinante la piena comprensione del talento di una persona e l’individuazione del contesto idoneo per dispiegarlo. E questo rappresenta un aspetto cruciale se si pensa che la trasformazione digitale impone anche di cambiare modo di lavorare e la capacità di assimilare rapidamente nuove competenze.

 

Riuscirci dipende molto da quanto una persona si sente coinvolta nel raggiungimento degli obiettivi fissati dall’azienda: “Per gestire questo cambiamento che è culturale- fa notare Marina Possi head of Talent management & Education di Hitachi– è necessario che ci sia l’energia motivazionale giusta. Questa energia è data dalla possibilità di valutare il livello di ‘engagement’ delle persone”, la percezione positiva che hanno “del futuro dell’azienda, la fiducia che hanno nel management, delle innovazioni che si stanno introducendo”. Un percorso che sfocia nella riorganizzazione della vita delle aziende, che sempre di più hanno bisogno di incrociare competenze.

Un caso di scuola è offerto dal settore del ‘corporate investigation’, rappresentato al forum economy da Axerta: “Abbiamo conosciuto per primi gli effetti della quarta rivoluzione industriale”, dichiara Luca Federici della direzione investigativa. La figura dell’investigatore, evidenzia, non è più isolata ma inserita ormai dentro ‘business unit’ con la richiesta di competenze trasversali da incrociare anche col know how delle altre società. In modo da produrre “un’indagine completa da esibire in un giudizio sia civile che penale per i nostri clienti”. Ma la trasformazione digitale disvela il proprio lato di umanesimo anche andando a democratizzare in qualche modo alcuni servizi dedicati al business e alle famiglie, come la mobilità privata mediante il car sharing.

“Il nostro sistema- chiarisce Horacio Reartes direttore vendite per il Sud-Ovest Europa di Share Now- permette di trovare e pagare l’auto solo quando ci serve, di supportarci nei nostri viaggi, nel business. Abbiamo pacchetti che possono sentire anche alle aziende di utilizzare questo servizio come strumento di welfare, come bonus. Perché il nostro dovere è di avere un approccio umano-centrico”.

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