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Lucha y Siesta, il Comune: “Le donne saranno ricollocate, ma no ad un immobile alternativo”

Le attiviste della Casa delle Donne 'Lucha y Siesta' hanno consegnato al Comune un documento in cui vengono avanzate quattro richieste

Pubblicato:19-09-2019 14:04
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:43

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ROMA – Si terrà la prossima settimana l’incontro dell’assessora alla Persona, Scuola e Comunità Sociale di Roma Capitale, Laura Baldassarre, con le attiviste e le ospiti della Casa delle Donne ‘Lucha y Siesta’, centro antiviolenza e casa rifugio del quartiere Tuscolano a rischio sgombero perché nella lista di immobili del concordato preventivo di Atac.

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L’assessora, presente stamattina in commissione Controllo, Garanzia e Trasparenza, ha assicurato a una delegazione del Comitato ‘Lucha alla città’, che “Roma Capitale è disponibile ad accogliere e prendere in carico le donne e i bambini in questo momento ospitati nell’immobile”, che saranno destinati in strutture a indirizzo segreto gestite anche dall’amministrazione capitolina.


Sul futuro dell’esperienza ‘Lucha y Siesta’ in un eventuale immobile alternativo, però, l’assessora ha risposto alla Dire: “Da mesi stiamo cercando un immobile da mettere a bando per garantire la continuità del servizio in quel quadrante, perchè stiamo riformando e rafforzando tutto il sistema integrato di presa in carico delle donne vittime di violenza”.

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Dal canto loro, le attiviste del Comitato hanno consegnato alla Commissione una ‘Memoria con documentazione allegata prodotta nell’interesse della Casa delle Donne ‘Lucha y Siesta’, in cui vengono avanzate quattro richieste. La prima riguarda l’acquisizione del certificato storico dell’immobile sito in via Lucio Sestio 10 “per verificare la regolarità dei vari passaggi di proprietà che hanno interessato il bene” e, quindi, “accertare che non vi fossero rischi occulti sulla proprietà” che ne inibissero l’inserimento nel concordato preventivo Atac.

La seconda riguarda, invece, l’acquisizione dei “verbali degli incontri tenuti tra le attiviste della Casa delle Donne ‘Lucha Y Siesta’ e Roma Capitale”, incontri in cui, sostengono le attiviste, alla richiesta di stralcio dell’immobile dal piano di rientro di Atac l’amministrazione avrebbe sempre risposto che “ciò non era possibile in quanto nessuna disposizione di legge lo prevedeva”.

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“Ma non è così- ha sostenuto in Commissione una delle fondatrici del Comitato, Angela D’Alessandro- perchè, come previsto dagli articoli 163, 175 della legge fallimentare, sia il debitore che i creditori possono presentare modifiche o proposte alternative al piano fino a quindici giorni prima dell’adunanza dei creditori. In un anno di incontri, dal dicembre 2017, perché non ci è stato detto che esisteva questo strumento normativo? L’amministrazione, omettendo tale possibilità, ha gravemente violato il principio di trasparenza- è l’accusa delle attiviste- e i principi amministrativi di buona fede, lealtà e correttezza della pubblica amministrazione nei confronti dei privati cittadini e cittadine”.

Tra gli allegati della memoria anche un bilancio “economico e sociale” dell’esperienza di ‘Lucha’: “La Casa ha svolto un servizio fondamentale per questa città con 142 donne e 62 minori ospitati in 11 anni e 1.200 donne accolte dallo sportello antiviolenza- ha aggiunto D’Alessandro- Se questo fosse stato un servizio fornito da Roma Capitale, in base a una stima delle voci di costo previste dai bandi antiviolenza comunali, il valore complessivo sarebbe stato di oltre 6 milioni 776mila euro, che di fatto ‘Lucha’ ha permesso di risparmiare alle casse comunali”.

Oltre 79mila euro, invece, il totale stimato dal Comitato per le spese di ristrutturazione e manutenzione dell’immobile, “che versava in uno stato di abbandono. Senza contare che il trasferimento coatto di 7 nuclei donna/bambino e 8 donne sole, in base alle nostre stime, potrebbe costare all’amministrazione 460mila euro per un solo anno”.

Altra richiesta avanzata dal Comitato è “l’acquisizione della copia dei due piani di rientro presentati da Atac: nel primo, non approvato la stima dell’immobile ammontava a 1.269.194 euro”. Cifra raddoppiata nel secondo a 2 milioni e 600mila euro, “come risulta da Concordato definitivo”.

Una stima, la prima, che “si potrebbe riferire al valore di bilancio, non a quello commerciale- ha spiegato in Commissione Alberto Cortesi, responsabile del Patrimonio di Atac- ma non mancheremo di approfondire e giustificare le due differenze di valore. Non esiste alcun acquirente per nessuno degli immobili che sarà oggetto di vendita all’asta, lo dico con fermezza”, ha poi ribattuto il funzionario Atac al Comitato rispetto all’ipotesi che esistesse già un acquirente per lo stabile. “Le vendite del patrimonio disponibile in concordato- ha specificato- saranno effettuate esclusivamente dal Tribunale”.

“Stiamo rafforzando i servizi comunali e abbiamo previsto la creazione di un centro antiviolenza per ogni Municipio- è intervenuta l’assessora Baldassarre- Attualmente sono attivi cinque centri, e oltre alle case rifugio e case di semiautonomia già attive, ne attiveremo altre che nasceranno in immobili confiscati. Oltre ad un primo rapporto sull’accoglienza madre-bambino, stiamo facendo anche un ragionamento sulle linee guida regionali rispetto ai percorso di autonomia e sperimenteremo nelle prossime settimane un nuovo modello per le presa in carico integrata, in cui saranno coinvolti Polizia, assistenti sociali, abbinando la formazione per tutti gli operatori”.

Il consigliere di Sinistra italiana, Stefano Fassina, ha insistito sulla “necessità di salvaguardare un patrimonio di solidarietà e professionalità e un modello di città solidale che va promosso, perché sarebbe un segnale devastante se un’esperienza così positiva dovesse cessare”.

E dal Pd Antongiulio Pelonzi, contrario all’ipotesi di trovare un altro stabile per la Casa, è arrivata la proposta di prendere in esame nel consiglio comunale straordinario che si terrà su ‘Lucha y Siesta’ entro 20 giorni “la possibilità che l’amministrazione si pronunci con una dichiarazione di interesse pubblico, per dare un segnale chiaro al Tribunale e ad Atac e fare in modo che sia l’amministrazione stessa a riacquisire lo stabile al patrimonio comunale”.

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