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Caro affitti, gli studenti in piazza a Bologna contro AirBnb

La protesta di Link Bologna e circolo Arci Ritmo lento

Pubblicato:19-09-2018 15:05
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:34
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BOLOGNA – Affitti in nero, poca offerta, veri e propri casting per poter partecipare alle ‘selezioni’. Da una parte l’ingente quantità di studenti fuorisede, dall’altra il boom del turismo: così trovare un alloggio a Bologna diventa sempre più complicato. E costoso. Per questo Link Bologna e circolo Arci Ritmo lento, oggi all’ora di pranzo hanno inscenato una protesta, con tanto di cartelli e megafono, per chiedere canoni calmierati e soluzioni che non lascino a se stessi gli studenti. Al centro della scena, un mucchio di zaini e valigie abbandonati, simbolo del turista ma anche di chi viene da fuori città ed è costretto a stare con la valigia in mano, girando decine di case senza avere la garanzia poi di trovarla.

“Ogni annoi i canoni aumentano”

“Cercare casa è diventato sempre più competitivo: basti pensare ai provini, ai casting… è un problema che si ripete da diversi anni- spiega Silvia Mazzaglia, portavoce di Link- ma ogni anno aumentano i canoni d’affitto, Bologna si è confermata terza città universitaria per aumento dei canoni in Italia”. Tra i numerosi esempi, il caso di Andrea, 20 anni, studente fuorisede iscritto a Scienze politiche, che racconta di come per mesi, prima di trovare finalmente una sistemazione, ha sperimentato situazioni “che non avrei voluto accettare, come subaffitti irregolari o affitti in nero“. Ma oltre ai rischi di irregolarità uno dei problemi è la scarsità di offerta: una delle cause della protesta è, in particolare, l’ascesa di Airbnb nel capoluogo felsineo, “che nello scorso anno ha registrato 150.000 visitatori nella sola città di Bologna” e ribattezzato “Air Buy’n’bye” (paga e arrivederci), che è diventato il nome di questa campagna promossa da Link e circolo Arci Ritmo lento.




I bolognesi preferiscono i turisti

Infatti, sempre più proprietari immobiliari preferiscono affittare per brevi periodi ai numerosi turisti in visita alla città, complice un’altissima richiesta e un tornaconto economico più elevato. Per questo gli attivisti lanciano un appello al Comune di Bologna per chiedere di “regolamentare la piattaforma Airbnb– prosegue Silvia- ci arrivano numerose testimonianze di studenti buttati fuori dalle loro case perchè interi palazzi venivano affittati per brevi periodi per fare spazio in centro storico più ai turisti che non a chi vive realmente la città”.

Nel frattempo, appuntamento al 29 settembre al circolo Arci Ritmo lento, dove è prevista “un’assemblea pubblica per creare una rete di contatti per agevolarsi nella ricerca della casa”, al via nei prossimi giorni, che si chiamerà ““Welcome fuorisede!” grazie alla quale “si potrà avere ospitalità per un breve periodo di tempo mentre si è in cerca di una stanza“. Una sorta di “couchsurfing solidale” lo hanno definito gli studenti, con una logica “diametralmente opposta” a quella promossa da Airbnb.


“Cerco e non trovo”, i problemi corrono sui social

Un’altra protesta per la casa da parte degli studenti a Bologna. Dopo il presidio di Link Bologna e circolo Arci Ritmo lento di oggi in piazza Verdi, questo pomeriggio si è svolto un altro ritrovo sotto le Due torri, “Bologna sold out“. Questa volta la firma è di un gruppo nato spontaneamente su Facebook: “Cerco e non trovo casa a Bologna“, che conta più di mille membri e nasce vicissitudini ed esperienze di studenti e lavoratori di ogni tipo, che si sono barcamenati tra gruppi Whatsapp, richieste assurde dei proprietari e un unico comune denominatore: l’impresa quasi impossibile di trovare un alloggio.

“Molta gente sta rinunciando a vivere a Bologna”

Nasce “per scambiarci consigli e darci aiuto a vicenda” spiega Marzia, una delle manifestanti, che pone l’accento su come il problema riguardi soprattutto le istituzioni: “Molta gente sta rinunciando a vivere in questa città. È inaccettabile che Comune e Università non si facciano carico di una problematica diventata ormai insostenibile, in una città che pone le sue basi in un’università antichissima”.

E spunta il proprietario che apre seminudo

Da una parte infatti ci sono gli studenti, che a volte si trovano in veri e propri cul de sac. È il caso di Stefano, da Belluno, che la casa l’aveva trovata ma non era ancora iscritto all’università: “Il problema è che mi chiedevano la richiesta di immatricolazione, richiesta che io posso fare solo dal 25 settembre, e quindi niente, sono stato buttato fuori. Ho dovuto ricominciare a cercare da capo”. Dall’altra invece ci sono i proprietari, che talvolta pongono condizioni inquietanti, come racconta Antonella, da poco entrata nel mondo del lavoro: “Una volta il proprietario mi ha accolto con addosso solo un asciugamano, dicendomi che potevo avere la stanza ma non potevo portarci degli uomini”. E ancora: “Un’altra mi ha detto che ‘io mi tengo le chiavi, così se mi sento sola vengo a prendere un tè lì‘”.

Una singola? 650 euro al mese

A chiudere il cerchio di questa Odissea, l’aumento dei canoni di affitto, “alle stelle”: “Ho visto stanze singole a 650 euro al mese e posti in doppia a 450 euro. Prima c’erano prezzi 300-350 euro, ora se ci sono ci sono ma con molte discriminazioni: no lavoratrici, no studenti, no Erasmus e così via”.

Senza contare le truffe, ormai all’ordine del giorno sui gruppi social di chi sta cercando casa a Bologna (“Di solito chiedono di mandare soldi su Airbnb- spiega Marzia- spesso sono proprietari di casa che vivono in paesi stranieri e ti chiedono di mandare precedentemente dei soldi poi spariscono“), e la richiesta di non avere un contratto regolare: “Tantissime persone mi hanno detto ‘ok la casa te la do, ma in nero, senza contratto, perchè magari una persona prende tutto il contratto dopodichè è questa che si occupa di metterci delle persone dentro” prosegue Antonella. Insomma, la protesta è veramente variegata e ognuno ha una storia da raccontare. Ma per i manifestanti il problema è “strutturale“, specialmente per gli studenti, per i quali “non ci sono soluzioni esclusi costosi studentati da 900 euro al mese”. Per questo si rivolgono direttamente al rettore Ubertini, non senza polemica (“Quest’anno si è aumentato lo stipendio!” gridano al megafono), chiedendo soluzioni: “Il rettore cosa vuole per i propri studenti?”.



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