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Rebibbia, morte cerebrale per il secondo bimbo. Sospesa la direttrice

Fa discutere la decisione del ministro Alfonso Bonafede

Pubblicato:19-09-2018 14:00
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:34
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prigione
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ROMA – Sono gravissime le condizioni del bimbo di un anno e mezzo che ieri è stato gettato giù dalle scale, insieme alla sorellina di sei mesi, dalla loro madre, detenuta al carcere di Rebibbia di Roma. Per il bambino, ricoverato da ieri all’ospedale Bambino Gesù, i medici parlano di morte cerebrale. Intanto, il ministro della Giustizia ha fatto partire le sospensioni per il direttore del carcere Ida Del Grosso, per la sua vice, Gabriella Pedote, e per il vice comandante del reparto di Polizia penitenziaria, Antonella Proietti. Già ieri era stata avviata un’ispezione.

MEDICI: IL BAMBINO E’ GRAVISSIMO

“Le condizioni del bimbo sono purtroppo gravissime. Le ultime indagini necessarie per la valutazione del quadro clinico hanno confermato la condizione di coma areflessico con elettroencefalogramma isoelettrico. Prosegue supporto rianimatorio avanzato. È in programma l’avvio della procedura di accertamento di morte cerebrale“. Così in un comunicato l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.

BONAFEDE SOSPENDE DIRETTORE SEZIONE FEMMINILE REBIBBIA

Sospensione per il direttore della casa circondariale femminile di Roma-Rebibbia, Ida Del Grosso, per la sua vice, Gabriella Pedote, e per il vice comandante del reparto di Polizia penitenziaria, Antonella Proietti. Questa la decisione presa dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, in seguito ai fatti avvenuti ieri nel carcere romano. I provvedimenti sono stati adottati dal capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, Francesco Basentini. Da ieri, inoltre, è in corso un accertamento ispettivo da parte del Dap. Così una nota del ministero della Giustizia.


SAPPE: SOSPENSIONI ASSURDE E IRRAGIONEVOLI

“La decisione presa dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e dai vertici del Dipartimento di sospendere dal servizio nel carcere di Rebibbia a Roma direttore, vice direttore e comandante di Reparto della Polizia Penitenziaria è assurda e irragionevole. La scelta ministeriale di dimostrarsi forte con i deboli è davvero senza alcuna logica. Piuttosto, ci si dovrebbe chiedere perché a Roma non c’è un Istituto a custodia attenuata per mamme detenute con figli come invece esiste in altre parti d’Italia. I bambini in carcere non devono stare, mai! E allora bisogna dare le colpe a chi le ha: a chi non ha realizzato una analoga struttura nella Capitale d’Italia- ossia ministero della Giustizia e dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria- e non invece a chi dirige e gestisce con mille difficoltà quotidiane ma con sacrifici continui e professionalità un carcere complicato come quello di Rebibbia. E allora il ministro della Giustizia Bonafede ed il Capo dell’Amministrazione Penitenziaria Basentino si devono dimettere dai rispettivi incarichi”. Così in un comunicato Donato Capece, segretario generale del Sappe (Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria).

“L’ho detto ieri e lo ripeto: quel che è avvenuto ieri a Rebibbia è stato un evento improvviso, senza avvisaglie, drammatico e tragico. Ma colpire chi gestisce e chi guida il carcere mi sembra davvero assurdo. Il ministro Bonafede, che ha in capo la responsabilità di guida politica del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, faccia mea culpa: perché è il Dicastero che lui guida che deve fare in modo che i bimbi delle donne detenute in carcere non entrino ma stiano in strutture ad hoc come gli Icam. Bonafede si dimetta insieme a Basentini, Capo Dap! Per chiedere più attenzione e rispetto verso le problematiche del carcere e gli appartenenti al Corpo di Polizia penitenziaria il Sappe manifesterà nei prossimi giorni davanti alle principali carceri italiane ed al Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria di Roma”.

BONAFONI-CAPRICCIOLI: SOSPENSIONE DIRETTRICE REBIBBIA AFFRETTATA

“La sospensione della direttrice del carcere di Rebibbia, della sua vice e del vice comandate del reparto di Polizia Penitenziaria, decisa oggi dal ministro Bonafede a a seguito della tragedia di ieri, è una misura, a nostro parere, affrettata e controproducente: i problemi profondi del nostro sistema carcerario non si risolvono certo reagendo d’impulso a un fatto gravissimo e facendo pagare tutte le colpe di un impianto che non funziona a qualche capro espiatorio”, così in una nota Alessandro Capriccioli, capogruppo di +Europa Radicali e Marta Bonafoni, capogruppo della Lista civica Zingaretti, presso il consiglio regionale del Lazio.

“La sezione femminile del carcere di Rebibbia, al netto di tutte le criticità che esistono e che non si possono negare- si legge- si è sempre distinta come esempio virtuoso di accoglienza umana e solidale. Il problema è molto profondo e va molto al di là di ciò che è accaduto ieri: si tratta di riformare il sistema carcerario e di ampliare le possibilità di ricorso alle misure alternative, soprattutto in casi delicati come quello di una madre con i propri figli. La riforma Orlando, stravolta e svuotata proprio dall’intervento dell’attuale ministro, prevedeva questo, cercando di indicare una strada definitiva per risolvere un problema cronico del nostro sistema. Ci auguriamo che dopo questo atto punitivo il Ministro si impegni nella riscrittura di una legge di riforma di questo sistema che così com’è, a prescindere dagli episodi, non funziona”.

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