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Egitto, da tutto il mondo solidarietà ai lavoratori di Alessandria

Processo militare rinviato al 18 ottobre

Pubblicato:19-09-2016 17:23
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:05

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Eid al-Fitr in Egitto_Foto di Ibrahim Ezzat per Agenzia Dire 11ROMA – Rimandata per la terza volta la sentenza per i 26 lavoratori di Alessandria d’Egitto accusati di “istigazione allo sciopero” e “interruzione del lavoro” da un tribunale militare. La loro prossima udienza e’ stata fissata per il 18 ottobre. La notizia arriva dal sito di informazione “Daily News Egypt”. E sul portale “Egypt Solidarity Initiative”, campagna internazionale di sostegno al popolo egiziano contro il regime militare di Al-Sisi, si legge che 14 degli accusati aspetteranno un altro mese in “dure condizioni di detenzione, nella sovraffollata centrale di polizia di Alessandria”.

Nei giorni scorsi, su Twitter e altri social network, organizzazioni sindacali e gruppi da tutto il mondo, dalla Corea al Regno Unito, passando per la Turchia, hanno diffuso foto e messaggi di solidarieta’ usando l’hashtag #FreeAlexShipyardWorkers. Il prolungarsi del processo “sta causando sofferenze infinite ai familiari dei lavoratori accusati- scrivono su Facebook gli attivisti di ‘Egypt Solidarity Initiative’- ma ci da’ la possibilita’ di costruire una campagna di solidarieta’ piu’ grande e rumorosa”. I fatti di cui sono imputati i lavoratori risalgono al 22 e 23 maggio, quando i ventisei dipendenti della Alexandria Shipyard Company avevano partecipato ad una manifestazione pacifica sul posto di lavoro, insieme a molti dei loro 2500 colleghi.

Le principali richieste erano l’innalzamento della paga al livello del salario minimo nazionale di 1200 lire egiziane al mese (circa 120 euro), il versamento dei dividendi arretrati sui profitti dell’azienda, dei bonus annuali per il mese di Ramadan, e dell’assicurazione sanitaria, oltre alla richiesta di far ripartire la produzione su alcune delle linee dell’impianto.In Egitto, dal 2011, l’utilizzo dei processi militari contro la popolazione civile, spesso basati su confessioni estorte con la tortura, e’ una prassi generalizzata.


di Giulia Beatrice Filpi

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