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ROMA – ‘La lotta all’epidemia di Mpox è una corsa contro il tempo che chiama in causa i sistemi sanitari dei Paesi africani ma anche la capacità dei paesi ricchi di garantire l’accesso ai vaccini, nonché la questione del debito: servono almeno 10 milioni di dosi‘. Ne è convinto Giovanni Putoto, responsabile programmazione per Medici con l’Africa Cuamm, commentando per l’agenzia Dire l’attuale emergenza del vaiolo delle scimmie in Africa.
Il continente, indicato come prioritario dai leader del G7 nei diversi vertici promossi dall’attuale presidenza italiana, si trova a fare i conti con una grande allerta sanitaria. Tutto è iniziato lo scorso 13 agosto, quando il Centro per il controllo delle malattie dell’Unione Africana (Africa Cdc) ha proclamato ‘una emergenza di salute pubblica per la sicurezza del continente’ (Public Health Emergency of Continental Security, Phecs) l’epidemia di vaiolo delle scimmie in corso, che avrebbe già causato 500 morti.
Iniziata in Repubblica democratica del Congo, l’epidemia di vaiolo delle scimmie – una rara malattia zoonotica virale causata dal virus monkeypox o ‘Mpox’ del genere Orthopoxvirus – si sta diffondendo, almeno stando ai casi di cui è stata ricevuta segnalazione dal Cdc, in Beni, Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, Egitto, Ghana Kenya, Liberia, Marocco, Mozambico, Nigeria, Sudan e Sud Africa. Tra questi, molti sono quelli che tradizionalmente non sono interessati dalla Mpox, come Egitto, Marocco e Sudan.
Ben 2.863 i contagi confermati e 517 i decessi. I casi sospetti in tutto il continente sarebbero invece 17mila (molti in più rispetto ai 7.146 del 2022 e ai 14.957 del 2023) ma per l’Africa Cdc si tratta ‘solo della punta dell’iceberg, se consideriamo la debolezza dei sistemi di sorveglianza, dei test di laboratorio e nel tracciamento dei contatti’.
Amref Health Africa, organizzazione umanitaria in prima linea per la salute del continente africano, in un report ricorda che Mpox è stato scoperto per la prima volta nel 1958, e registrato solo nel 1970 nella Repubblica Democratica del Congo, per diffondersi poi in altri paesi africani. La trasmissione tra animali ed esseri umani avviene tramite contatto diretto con sangue infetto, fluidi corporei, lesioni o vestiti, utensili e mobili contaminati.
La trasmissione da persona a persona avviene invece principalmente tramite droplet (goccioline respiratorie), per contatto ravvicinato con lesioni cutanee, oggetti e superfici contaminate, nonché trasmissione da madre a figlio tramite la placenta o alla nascita, per contatto.
I sintomi includono febbre, mal di testa, dolori muscolari, brividi, spossatezza e linfonodi ingrossati. L’eruzione cutanea si sviluppa entro 1-3 giorni dall’infezione e dura 2-4 settimane, ed evolve da macule a papule, vescicole e pustole, che formano croste che poi cadono. Presenta un tasso di mortalità tra il 3 e il 6%, ma si ritiene che gli individui immunodepressi e i bambini siano più vulnerabili.
Ed è proprio questo aspetto che preoccupa di più Putoto, responsabile programmazione Medici con l’Africa Cuamm, che alla Dire dichiara ancora: ‘Alcuni dei paesi colpiti da Mpox, come Centrafrica, Uganda, Sud Sudan e Costa d’Avorio, sono usciti a pezzi dalla pandemia di Covid-19, che ha messo sotto stress sistemi sanitari già estremamente fragili. Pensiamo che in questi paesi la spesa pubblica procapite per la salute si aggira intorno ai 50, massimo 80 dollari all’anno, contro i nostri 3mila dollari medi. E poi l’attenzione all’emergenza Covid ha costretto a lasciare indietro le persone affette da altre malattie molto diffuse tra cui Hiv, malaria, tubercolosi, oppure coloro che sono affetti da patologie croniche o cancro, o infine la cura materno-infantile, facendo ristagnare i dati sulla mortalità delle madri e del bambino, oppure rallentando le campagne vaccinali’. Tutto ciò, avverte il responsabile programmazione del Cuamm, ‘ha allontanato gli obiettivi di sviluppo (17 Sdg) fissati su questi temi dall’agenda Onu 2030’.
Così, potrebbe non bastare la prontezza con cui l’Africa Cdc ha proclamato l’emergeza sanitaria continentale – passo assunto per la prima volta dalla sua istituzione, nel 2017. Se L’organismo promette di ‘mobilitare risorse’ nonché ‘coordinare e sostenere gli Stati nella risposta’, sia quelli più direttamente coinvolti, che gli altri, ‘le sfide sono enormi’, avverte Putoto, a partire da un problema di cui si parla poco: paesi come Etiopia, Ghana e Zambia sono in default’. Proprio durante o poco dopo lo scoppio della pandemia di Covid-19, questi paesi sono scivolati nella bancarotta e sono ora impegnati nella ristrutturazione del debito.
Proprio quest’ultimo ‘divora’ i fondi pubblici degli Stati: ‘il Mozambico ad esempio- osserva Putoto- impegna il 20% del suo budget per la restituzione del debito’ e a rimetterci sono i servizi: scuola, strade e ovviamente, sanità. Per non parlare dei paesi o territori affetti dai conflitti. Ci sono le decine di gruppi armati che sfollano le comunità nell’est della Repubblica democratica del Congo, gli strascichi di quattro anni di ostilità nelle regioni del Tigray e dell’Amhara, in Etiopia, i 15 mesi di guerra civile in Sudan che ha creato 10 milioni di profughi. Dove non c’è la guerra, ci sono campi profughi informali con migliaia di persone, come quelli in Kenya e Uganda. ‘Quando le vite vengono sconvolte- avverte l’esponente del Cuamm- perché le case e i luoghi di lavoro vengono distrutti e i ritmi stravolti, le persone andranno incontro anche a problemi di salute’. Tra questi c’è la malnutrizione, rilevata in Sudan e Centrafrica ma persistente anche in Nigeria.
Non ultimo, il tema della maggioranza della popolazione africana composta da giovani e giovanissimi, che ‘non sono stati vaccinati per il vaiolo’ o smallpox, in inglese. ‘Anche a 40 anni dalla somministrazione, si è visto che garantisce una copertura del 70% anche dalla Mpox’ informa l’esperto. Come ha fatto sapere Medici senza Frontiere, che in Repubblica democratica del Congo sta assistendo i malati, i più colpiti risultano gli under 15: sono il 56% dei casi e il 79% dei decessi.
Allora, secondo Giovanni Putoto di Cuamm, è ‘normale’ che l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms)abbia elevato la Mpox a emergenza internazionale – ossia il più alto livello di allarme stando al diritto sanitario internazionale – temendo che il virus possa presto uscire dai confini africani. Il responsabile di Medici con l’Africa sostiene che, allora, la soluzione non può essere che ‘evitare gli errori commessi durante la pandemia di Covid, quando l’Africa fu lasciata in coda in termini di accesso ai vaccini. Oggi servono almeno 10 milioni di dosi per l’Africa, perciò’, continua, ‘è indispensabile superare certi ostacoli, come quello dei brevetti imposti dalle aziende farmaceutiche, e mettere i paesi nelle condizioni di produrli‘.
Secondo, ‘vanno implementate campagne vaccinali efficaci, che possano contare sulla catena del freddo’, ossia di strumenti per conservare le dosi entro certe temperature, ‘una corretta formazione del personale medico-sanitario e un efficiente sistema di registrazione delle dosi somministrate’. Non ultimo, servono ‘test diagnostici e farmaci che curino il virus e non semplicemente i sintomi’. Ad oggi, negli ospedali scarseggiano – o mancano proprio – sia i primi che i secondi. Importanti anche ‘i dispositivi di protezione, le stanze in cui poter isolare gli infetti, e poi programmi per fornire alle comunità informazioni corrette e culturalmente adeguate’, come i casi di epidemia di ebola o Marburg ‘ci hanno insegnato’. Infine, l’igiene e i servizi idrici e igieni, che Save the children ha già iniziato a implementare o rafforzare nel Kivu congolese.
Azioni che l’Africa Cdc, le agenzie Onu o le tante organizzazioni umanitarie presenti sul terreno stanno già implementando ma che richiedono risorse, e allora allentare il debito potrebbe essere cruciale: nel 2024, la Banca africana di sviluppo calcola che i 54 Stati del continente dovranno pagare 74 miliardi di dollari di interessi a governi e organismi finanziari stranieri.
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