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Argentina in crisi, Bevilacqua: “Effetto domino si può ancora evitare”

“I rischi di insolvenza dipendono più che dal colore politico dal fatto che il ripianamento dei debiti non faccia collassare quella residua e stremata popolazione di lavoratori contribuenti"

Pubblicato:19-08-2019 15:20
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:37
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ROMA – “Non è solo una questione di crisi economica, di iperinflazione e di ‘impossibilità cronica’ a far funzionare i piani di salvataggio internazionali. E’ un errore di ‘approccio sociale ossidato’ che fa perdere, sia quando è in auge un sistema assistenziale peronista ‘fuori mercato’, sia quando ad operare è un neoliberista che, per curare il malato, ‘sopprime fiscalmente’ quella esigua minoranza lavoratrice attiva. E’ come quando a dare le indicazioni economiche ‘da laboratorio’ sono i tecnocrati centrali che non considerano minimamente il contesto in cui le loro ‘formule internazionali’ andranno a calarsi, creando alle volte delle ‘reazioni chimico-politiche’ contrarie a quelle auspicate”. Così Nunzio Bevilacqua, giurista d’impresa ed esperto economico internazionale, commenta la crisi economica in Argentina, dopo la vittoria delle primarie presidenziali del peronista Alberto Fernandez sul presidente in carica Mauricio Macri.

“Il presidente Macri sta provando all’ultimo miglio, forse già ad un punto di non ritorno, a dare dei ‘correttivi’ a politiche economiche non solo ‘lacrime e sangue’ per la classe media lavoratrice privata, la stessa che si augurava un cambiamento rispetto agli aiuti ‘a pioggia’ per i lavoratori pubblici. Insomma Macri non riuscirà a non far affluire altro elettorato alla corrente peronista estremamente radicata a livello sindacale”, continua l’esperto di economia internazionale.

“Le reazioni catastrofiste dei mercati internazionali e delle agenzie all’eventualità di un sorpasso definitivo di Fernandez non ritengo siano tutte giustificate”, spiega Bevilacqua. “Non solo perché è probabile che Fernandez, persona seria e capace, come ha dimostrato in passato, possa imporre le idee in cui crede e riesca a non farsi prevaricare dall’ingombrante candidata vice presidente Cristina Kirchner, ma anche perché probabilmente è la persona che, più di altre, riuscirebbe a mediare in un ‘fenomeno sociale complesso’ come l’Argentina”.


“I rischi di insolvenza con effetto domino dipendono più che dal tipo di colore politico che arriverà alla presidenza il prossimo 27 ottobre, dal fatto che il ripianamento dei debiti non faccia collassare quella residua e stremata popolazione di lavoratori contribuenti”. Altro fronte aperto, prosegue Bevilacqua, “sono le pressioni politiche regionali e i rischi con ricadute concrete anche per le imprese italiane. Se con un governo peronista il Brasile decidesse di uscire dal Mercosur, portando a cascata il vero isolazionismo argentino con possibile avvicinamento a posizioni venezuelane, questo significherebbe il crollo di fatto del Mercosur, privato del suo player di maggior peso e del neonato accordo con l’Ue, vantaggioso per il nostro export e per la protezione di molti marchi”.

Il giurista conclude: “Comunque vada la competizione, ancora tutta da giocare, si dovrà avere la consapevolezza che chiunque sarà a vincere dovrà alleggerire progressivamente, e di molto, la macchina pubblica e i piani di rientro dovranno considerare il fatto di non addossare tutto il carico sulla classe media, oggi realmente più povera delle classi medio-basse sussidiate”.

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