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(di Alessandra Fabbretti e Vincenzo Giardina)
ROMA – Lo spunto di questa conversazione a più voci è un incontro che si è svolto questo mese, promosso da Link 2007, una rete di organizzazioni della società civile italiana, a partire da un progetto di cooperazione internazionale che ha coinvolto alcuni Paesi di partenza e transito di persone migranti. In particolare, grazie ad alleanze e collaborazioni con realtà della società civile locale, ci si è concentrati sulla regione africana del Sahel e sui Paesi di Mali, Niger e Burkina Faso.
Il progetto, di una durata di 17 mesi, ha avuto come titolo ‘La realizzazione personale come alternativa alla migrazione’. Ad animarlo e a supportarlo nel tempo è stato il ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale insieme con le organizzazioni Lvia, Cisp e Le Réseau e con il contributo dell’associazione panafricana Jeunes Volontaires pour l’Environnement.
Del nesso tra migrazione e sviluppo ci ha parlato Mehret Tewolde, vicepresidente di Le Réseau:
“Il nostro obiettivo non solo è quello di supportare le persone nella loro realizzazione personale e professionale, ma anche creare un impatto duraturo nei paesi d’origine. La migrazione, come sappiamo, è un fenomeno molto complesso, con vari aspetti dello sviluppo, è in questo senso è necessario riconoscere che le diaspore, e soprattutto le reti di seconda generazione – che siano anche di primo approdo – e i giovani attivisti nei contesti di origine, svolgono un ruolo chiave in questo senso. Infatti attraverso le loro competenze, risorse e reti, possono diventare catalizzatori di sviluppo anche nei paesi di accoglienza”.
Al dibattito ha partecipato Sally Maiga, rappresentante dell’Associazione burkinabé in Italia, una delle realtà che compongono il variegato mondo delle comunità di origine straniera e africana nel nostro Paese.
“Questo progetto ha avuto come obiettivo centrale offrire ai giovani del Burkina Faso, del Mali e del Niger opportunità concrete per costruire un futuro migliore nei loro paesi d’origine, riducendo la necessità di emigrare in maniera rischiosa. Come membri del Forum dei giovani burkinabé in Italia, abbiamo vissuto in prima persona la realtà della migrazione attraverso la nostra esperienza e quella delle nostre famiglie. L’immigrazione irregolare spesso è una scelta dettata dalla disperazione e non dalla volontà, perché nessuno lascia la casa e la famiglia senza sentire un peso enorme. Quando un giovane decide di emigrare spesso è disperato e questo è alimentato dalla mancanza di opportunità, dalla povertà, da fattori climatici, instabilità politica o di sicurezza. Comporta un sacrificio enorme, sia durante il percorso che a destinazione. La separazione dai familiari senza possibilità di comunicare rappresenta una delle esperienze più strazianti, le famiglie restano nell’angoscia, i giovani affrontano pericoli reali che includono l’attraversamento del deserto e del mare. Non solo questo mette a rischio la loro vita ma fa emergere disturbi psicologici. I trafficanti di esseri umani sfruttano questa disperazione trasformando le persone in merci in cambio di illusioni. Una volta arrivati, poi, i migranti affrontano altre sfide nei paesi di accoglienza tra cui barriere linguistiche e culturali, oppure difficoltà di accesso ai servizi, all’istruzione e al lavoro, ma anche discriminazioni”.
Ma torniamo al progetto di Link 2007. L’ambizione è stata formare i giovani del Burkina Faso, del Mali e del Niger in modo che abbiano maggiori opportunità di inserirsi nel mondo del lavoro o di avviare imprese nei loro Paesi. La tesi è che su queste nuove basi potrebbero scegliere con consapevolezza quali percorsi di vita intraprendere.
In primo piano nel dibattito ci sono state anche le rimesse, cioè i trasferimenti di denaro delle persone migranti ai familiari rimasti nei Paesi di origine. Secondo stime della Fondazione Mo Ibrahim, pubblicate di recente, nel 2022 del 61% di questi stanziamenti ha beneficiato Egitto, Nigeria e Marocco, rispettivamente con oltre 28, 20 e 11 miliardi di dollari.
In gioco ci sono il lavoro e lo sviluppo. Anche quello dell’Italia, ha evidenziato Luigi Vignali, direttore generale per gli Italiani all’estero e le politiche migratorie (Dgit) presso il ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. La sua riflessione, durante l’incontro promosso da Link 2007, è stata generale: ha riguardato l’approccio nei confronti della mobilità umana cominciando dalla parola “consapevolezza”.
“La consapevolezza, appunto, che il fenomeno migratorio è destinato a durare, e quindi richiede soluzioni strutturate e di lungo periodo, che vanno preparate in maniera articolata e già da oggi, con impegno, visione e capacità di strutturare su più piani le nostre risposte. Ci vuole consapevolezza nei paesi di origine e nei paesi di destinazione su cosa sia il fenomeno migratorio. Per quanto riguarda l’Italia, siamo paese di destinazione ma anche di origine, avendo tanti dei nostri giovani che continuano a partire, quindi dovremmo saperne qualcosa. Più in generale, in ambito europeo, va ricordato che la migrazione è un fenomeno connaturato all’umanità ma anche necessario: abbiamo bisogno dei migranti, attraverso flussi concordati anche coi paesi di origine, per sostenere le nostre società, economia e cultura”.
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