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VIDEO | Samantha Cristoforetti: “Torneremo sulla Luna, ma con un nuovo approccio”

L'astronauta dell'Esa al Senato della Repubblica, dove si sono celebrati i 50 anni dall'allunaggio in un convegno dal titolo '1969, l'Italia vista dalla Luna'

Pubblicato:19-07-2019 13:16
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:32

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ROMA – “Negli ultimi 50 anni non siamo tornati sulla Luna, ma abbiamo fatto tanto nell’orbita bassa”. Lo ha ricordato Samantha Cristoforetti, astronauta dell’Esa, questa mattina al Senato della Repubblica dove si sono celebrati i 50 anni dall’allunaggio.

“L’Italia- ha continuato- ha giocato un grande ruolo e continua a farlo, pensate alla casa della comunità mondiale degli astronauti, la Iss, in cui l’Italia ha dato un contributo sostanziale. Basti pensare al modulo logistico Leonardo, il frutto di un lavoro di collaborazione con la Nasa, che mi ha permesso di volare nello Spazio nel 2014, o alla Cupola da cui tutti gli astronauti scattano foto stupende. Anche l’astronave che ci porterà sulla Luna è per metà americana e per metà europea o la stessa ‘Gateway’, la mini stazione spaziale che vogliamo costruire intorno al satellite naturale della Terra, verrà realizzata grazie al contributo italiano ed europeo”. Il ruolo dell’Italia però non è solo legato al recente passato, ma anche a ciò che sarà. Non è un caso se “domani- ha ricordato l’astronauta dell’Esa- parte la missione ‘Beyond’, Oltre, che vede a bordo l’astronauta italiano Luca Parmitano. Quando noi astronauti parliamo della Luna non parliamo di ritorno, ma di andare oltre, perché non vogliamo rifare la missione Apollo che fu un unicum nel suo genere, ma vogliamo appunto andare oltre, avere un nuovo approccio“.

Il convegno al Senato ‘1969, l’Italia vista dalla Luna. Dalle conquiste del passato alle nuove sfide del futuro’

Quando Neil Armstrong posò il piede sinistro sulla Luna in Italia erano le 4.56 del 21 luglio 1969. Oltre 7 milioni di italiani erano incollati allo schermo per seguire il primo evento globale in una società ancora immersa nella guerra fredda che doveva affacciarsi alla globalizzazione. Questa mattina al Senato della Repubblica si sono celebrati i 50 anni dall’allunaggio in un convegno dal titolo ‘1969, l’Italia vista dalla Luna. Dalle conquiste del passato alle nuove sfide del futuro’. Presenti oltre al presidente del Senato Elisabetta Casellati, l’astronauta Samantha Cristoforetti dell’Agenzia spaziale europea, il presidente e l’amministratore delegato Rai Marcello Foa e Fabrizio Salini, e il giornalista Piero Angela.Prima del dibattito, moderato dalla giornalista Silvia Rosa Brusin, è stato proiettato in sala in anteprima un estratto del documentario Rai ‘1969 l’Italia vista dalla Luna’ e successivamente un filmato dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) che ha illustrato le prossime sfide in campo spaziale.


“Quel giorno la Rai divenne tv di massa- ha ricordato Foa- quella notte per la prima volta gli italiani hanno vissuto in diretta un grande evento storico. Le tv erano ancora poche, ma i telespettatori furono tantissimi, potremmo quasi dire che c’era un Paese intero a seguire l’allunaggio non è un caso che in quella notte non ci fu nessun reato. Io personalmente ero un bambino, la vidi a Milano con i miei genitori, immersi in un caldo afoso. Quella notte non andai a dormire dopo Carosello, ma dopo l’allunaggio. La Rai all’epoca era una delle 3 grandi potenze televisive al mondo per capacità tecnologiche e per diffusione”.Il presidente ha voluto ricordare l’importanza di Rai teche “se oggi è stato possibile montare questo documentario lo dobbiamo alle teche Rai. Il valore di queste testimonianze sono eccezionali e se la Rai non fosse custode della nostra storia l’avremmo già persa. Un lavoro complicato e prezioso”. Un lavoro evidenziato anche dal regista del docufilm ‘1969. L’Italia vista dalla Luna’ che andrà in onda domani su Raitre alle 23.55, Franco Brogi Taviani.

Io c’ero, per me è stata un’ esperienza fondamentale e creativa– ha ricordato il regista- una cosa che ha riguardato anche la prospettiva che ho oggi di quel mondo. Quando sono andato a scavare nel tesoro di Rai teche ho trovato anche me stesso, ho visto un ragazzino che andava a fare interviste alla gente che scendeva dal treno. Cosa eravamo? Siamo ancora quelli? Lo sforzo è stato quello di rappresentare ciò che eravamo e cosa siamo diventati. In quegli archivi si vedono volti che oggi non ci sono più, perché siamo cambiati fisicamente. Il mondo e in Italia esisteva una speranza e una ingenuità verso il futuro, c’era un mondo che guardava in avanti e il ’68 è stato un anno cruciale in questo. Era l’Italia che viveva il boom economico dopo la guerra, l’Italia delle lotte operaie in cui si chiedeva l’equa distribuzione della ricchezza, quell’autunno caldo che venne interrotto dalla strage di piazza Fontana. Dovevo raccontare quel mondo attraverso le voci delle persone, come parlavano cosa cantavano, anche perché le canzoni raccontano un humus più profondo delle ricostruzioni storiche. Non è un caso che quell’anno Sanremo lo vinse Iva Zanicchi con ‘Zingara‘ canzone drammatica e insieme piena di speranza che tradiva una dose di fiducia, ma anche di paura nel futuro. Si concludeva con la frase ‘dammi la speranza ora solo questo mi basta’”.

Piero Angela la notte fra il 20 e il 21 luglio del 1969 era a New York: “Durante l’allunaggio ero a Central park per raccogliere le reazioni degli americani riuniti davanti al maxischermo che avevano allestito. In quell’occasione decisi di non fare più tg, volevo dedicarmi a programmi di scienza. Avevo sempre seguito il programma Apollo da Apollo VII al XII che però non interessava più a nessuno. Il razzo impiegato era enorme, si saliva sopra grazie ad un ascensore, era come un grattacielo, era assemblato da tanti componenti, era il frutto della collaborazione di centinaia di expertise che messe insieme dovevano tutte funzionare al primo colpo, doveva essere buona la prima, furono molto fortunati. Non mi emoziono facilmente ma lì c’era qualcosa che ti prendeva dentro”.

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