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Presidenziali in Colombia, la denuncia dell’avvocato: “Arresti pre-voto per intimidire”

Il ballottaggio di oggi potrebbe veder vincere il primo presidente di sinistra della storia, Gustavo Petro, dato per favorito

Pubblicato:19-06-2022 13:14
Ultimo aggiornamento:19-06-2022 16:48

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ROMA – “In Colombia le autorità hanno arrestato 18 persone per presunti reati avvenuti oltre un anno fa. La Procura della repubblica sembra stia usando questi arresti nel quadro di una strategia precisa”, volta a “influire sulle presidenziali di oggi e per intimidire la popolazione, in maniera che non scenda più in piazza a manifestare”. Luis Pineda è un avvocato colombiano e l’agenzia Dire lo raggiunge telefonicamente a Santiago di Cali, mentre nel paese il ballottaggio di oggi potrebbe veder vincere il primo presidente di sinistra della storia della Colombia, Gustavo Petro, dato per favorito. Il senatore ed ex sindaco della capitale Bogotà appartiene alla coalizione progressista Pacto Historico, e promette riforme che hanno fatto breccia nella popolazione, mettendo in difficoltà lo sfidante di destra Rodolfo Herandez, ex primo cittadino di Bucaramanga, leader della Liga de Gobernantes Anticorrupción. In vista di questa sfida, lo scorso 15 giugno, ben 18 giovani sono stati arrestati per aver partecipato il 28 aprile 2021 alle manifestazioni pacifiche che iniziavano in quei giorni nel quadro del Paro Nacional – “Sciopero nazionale” – per chiedere legalità, riforme economiche e soprattutto, le dimissioni del presidente Ivan Duque.

I frequenti cortei che sono seguiti hanno fatto registrare violenti interventi delle forze dell’ordine con scontri che hanno provocato una ventina di morti secondo le autorità, quasi ottanta per le associazioni.

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Pineda rappresenta quattro dei 18 giovani arrestati assieme a un pool di altri tre legali: “i nostri assistiti- spiega- sono accusati di associazione a delinquere semplice, associazione a delinquere aggravata, sequestro di persona (con attenuanti), omicidio aggravato, danneggiamenti a beni pubblici e tortura”. Pineda chiarisce che è presto per fare valutazioni sull’eventuale condanna, “il processo deve iniziare e godono della presunzione d’innocenza”, ma resta la serietà dei fatti, in un paese che versa in codizioni economiche drammatiche e che a sei anni dalla firma, non vede ancora decollare gli Accordi di pace che il governo siglò con la milizia armata delle Farc, dopo 50 anni di violenze e migliaia di morti.

Non sono casi isolati: le autorità- avverte il legale- hanno compiuto arresti anche a Yumbo, Popayán e Medellín, tutte grandi città dove si sono svolte le grandi manifestazioni del Paro Nacional”, che all’approssimarsi del voto sono diventate anche occasione per chiedere elezioni legali, credibili e trasparenti. Non solo le manette sono scattate dopo oltre 12 mesi, ma come continua Pineda “le case di questi ragazzi sono state perquisite con violenza senza la necessaria presenza delle autorità di garanzia in chiara violazione del loro diritto alla dignità umana. Sul posto c’erano anche minori e anziani”.

Per il legale sussistono quindi “i tratti della persecuzione politica” anche perché tra gli arrestati ci sono “i leader della Primera Línea (PL) del punto di Puerto Resistencia (PR)”, ossia movimenti popolari “riconosciuti”. L’avvocato evidenzia: “In Colombia c’è un gran desiderio di pace, ci stiamo preparando a un cambiamento epocale a livello di politiche pubbliche contro la povertà. Ma al tempo stesso si avverte una forte tensione perché sussistono forti timori di frode elettorale”.

Nei giorni scorsi anche gli osservatori elettorali Transform Europe – rete di organizzazioni legata al Partito della sinistra europea dell’Europarlamento, presente nel Paese sudamericano con una missione su invito del Consejo Nacional Electoral (Cne) colombiano – hanno contestato gli arresti, ma anche sollevato dubbi sui software elettorali chiedendo interventi di verifica sulla loro funzionalità, e infine contestato il fatto che il presidente Duque abbia pubblicamente attaccato uno dei due candidati. Il problema, conclude l’avvocato Pineda, è che il governo uscente “ha sfiancato l’attuazione degli Accordi di Pace sottoscritti all’Avana”.


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