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Protesta a Napoli per il migrante morto a Borgo Mezzanone che viveva a Napoli

Chiedono "giustizia" per El Hadji Malick Thiam, conosciuto come Mohammed Benali, i movimenti scesi oggi in piazza del Plebiscito a Napoli

Pubblicato:19-06-2020 18:34
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:31

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NAPOLI – Chiedono “giustizia” per El Hadji Malick Thiam, conosciuto come Mohammed Benali, i movimenti scesi oggi in piazza del Plebiscito a Napoli. “Giustizia” e “Vogliamo Respirare” sono le frasi scritte su un grande striscione firmato da Black Lives Matter ed esposto fuori al palazzo della prefettura. Malick, senegalese di 37 anni, e’ morto in Puglia venerdi’ scorso, ammazzato dalle fiamme divampate nella baracca di Borgo Mezzanone dove viveva. Faceva il bracciante e, prima di approdare in territorio foggiano, viveva a Napoli, nel quartiere del Vasto. Era un clandestino perche’ la sua occupazione irregolare non gli aveva consentito di convertire il suo permesso di soggiorno per motivi umanitari in un permesso per lavoro.

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“Frequentava la scuola di italiano – lo ricorda Omar, responsabile del centro di accoglienza dove e’ stato per due anni a Napoli, nell’ambito del progetto Spar – e amava suonare la chitarra, era per lui un momento di amicizia e condivisione. Lo chiamo “colui che cammina” perche’ quando ha dovuto lasciare il centro l’ho incontrato sul lungomare, prima quello di Napoli e poi a Salerno. Vendeva dei prodotti artigianali che aveva imparato a fabbricare. Cercava di vivere in liberta‘, in un modo semplice, ma la legge italiana non glielo ha permesso. Non era un delinquente ne’ un terrorista, ma solo un ragazzo che aveva perso il permesso di soggiorno. Oggi negli uffici della questura di Napoli c’e’ una pratica con il suo nome”.


Tanti migranti del movimento Black Lives Matter e della comunita’ senegale di Napoli che conoscevano Malick oggi pomeriggio si sono riuniti in un corteo partito da piazza Garibaldi e arrivato fuori alla sede della prefettura, dove hanno detto che a uccidere Malick sono stati “il razzismo” e “il decreto sicurezza”. “Molti di questi ragazzi – dice Abdel El Mir del movimento migranti e rifugiati di Napoli – fanno la stessa vita di Malick e hanno perso i documenti, sono diventati clandestini grazie ai decreti Minniti e Salvini. Abbiamo chiesto di incontrare il prefetto perche’ Malick era un abitante di questa citta’ e non puo’ morire come una bestia. Lui conduceva esattamente la vita di una bestia, chiuso in una capanna di plastica e cartone. Il prefetto deve aprire gli occhi e scrivere subito al governo perche’ Napoli ha tanti ragazzi che fanno la sua stessa vita e che rischiano ogni giorno di morire nel modo in cui e’ morto Malick”.

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