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Giornata del rifugiato, la testimonianza di Yousefi: “L’Italia accoglie, ma quanto razzismo”

Ne è certo il volontario nella Croce Rossa in Afghanistan ora impegnato nella comunità di Sant'Egidio: "Black Lives Matter fa bene al mondo"

Pubblicato:19-06-2020 16:36
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:31

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ROMA – “La Giornata del rifugiato quest’anno cade in un momento difficile. La pandemia di coronavirus ha estremamente peggiorato le condizioni di chi fugge da guerre e violenze: penso ai tanti bloccati nei lager sulle isole greche e in Libia, chi tenta la rotta balcanica e incontra le violenze della polizia, i rohingya ammassati nei campi in Bangladesh, i viaggi attraverso l’Africa o l’America centrale. In Italia sono volontario e aiuto i rifugiati perché lo sono stato a mia volta e conosco le sofferenze che si devono affrontare. L’Italia è un Paese accogliente e voglio restituire il bene che mi è stato fatto, ma a livello internazionale, per i diritti dei rifugiati, servirebbe un movimento come Black Lives Matter“.

“VOGLIO RESTITUIRE IL BENE CHE MI È STATO FATTO”

Così alla Dire Dawood Yousefi, 35enne originario dell’Afghanistan e residente in Italia da quando ne aveva 18. “Appartengo all’etnia hazara, una minoranza che subisce persecuzioni da oltre cento anni e che il mondo ignora” premette Yousefi. “Io sono dovuto andar via perché ero volontario della Croce Rossa nella mia città, un impegno che mi è costato minacce dai talebani e altre milizie armate. Quando hanno ucciso dei miei amici, ho deciso di partire”.

All’età di 17 anni, il giovane intraprende così un viaggio durato 11 mesi attraverso l’Iran, la Turchia e la Grecia. Poi da Patrasso la partenza per l’Italia, raggiunta nascosto in un camion. “Fui accolto da Sant’Egidio – dice Yousefi – ed è con loro che oggi continuo ad assistere i rifugiati, sia in Italia che nei campi profughi sull’isola greca di Lesbo, che ne ospita oltre 20.000″. Col tempo, al mestiere di falegname e restauratore appreso nella sua città natale, Yousefi ha aggiunto quello di sarto, fotografo, videomaker e soprattutto assistente educativo culturale con gli alunni disabili, “la mia prima occupazione”. C’è poi l’assistenza ai rifugiati, un volontariato a cui con la sospensione delle scuole può ora dedicarsi “a tempo pieno”.


“CROAZIA E GRECIA GUARDIANE DELL’EUROPA”

Secondo l’attivista, l’Italia “è e resta un Paese solidale coi rifugiati ma negli ultimi anni, e soprattutto con Matteo Salvini al governo, il razzismo è stato ufficializzato”. Una situazione che certamente migliorerà ma che in ambito europeo, secondo il mediatore, risulta cristallizzata. “A Bruxelles sanno da tempo che la polizia in Croazia picchia e tortura i migranti al confine – dice Yousefi – così come sa dei respingimenti della Guardia costiera greca, che tenta anche di far affondare i gommoni dei migranti”. La tesi dell’attivista è che l’Ue “risolve i problemi pagando certi Paesi per bloccare le persone” e che “Croazia e Grecia sono diventate le guardiane d’Europa, decidono chi entra e chi no”.

Nei sovraffollati campi profughi nell’Egeo, continua Yousefi, “le condizioni igienico-sanitarie e il cibo sono pessimi” e anche “anziani, disabili, donne e minori soli subiscono disagi e violenze”. Più di recente, si sono formate bande che gestiscono traffici illegali e che causano morti e feriti. “La polizia greca lo sa – denuncia Yousefi – ma permette che questo accada, così i migranti si ‘eliminano’ da soli”.

UN “BLACK LIVES MATTER” ANCHE PER I RIFUGIATI

Denunce che chiamano in causa le istituzioni europee ma anche le forze di polizia, di recente bersaglio di proteste negli Stati Uniti da parte della mobilitazione del Black Lives Matter, che ha raggiunto una portata mondiale. “Anche i rifugiati avrebbero bisogno di un movimento del genere” dice Yousefi: “Purtroppo le tante appartenenze nazionali e le divisioni etniche, culturali e religiose lo rendono difficile”.

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