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Regeni, Conte: “Al Sisi disponibile, ora aspettiamo segnale concreto. Senza verità mai visita di stato”

“Rimarremo inflessibili fino a quando non otterremo” la verità sulla morte di Giulio Regeni, ha detto il premier che è stato ascoltato dalla commissione Regeni

Pubblicato:19-06-2020 06:38
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:31

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ROMA – “Confrontarsi non significa giustificare o dimenticare quanto piuttosto influire”. Rimarremo inflessibili fino a quando non otterremo” la verità sulla morte di Giulio Regeni. Lo ha detto ieri sera il premier Giuseppe Conte dinanzi alla commissione Regeni, che lo ha ascoltato in tarda serata.

“IN CIMA ALL’AGENDA NEI MIEI COLLOQUI CON AL SISI”

“L’Italia tutta continua ad attribuire incessante priorità alla ricerca della verità sulla morte di Giulio Regeni”, ha detto Conte. “Io per primo ho posto la questione sempre in cima all’agenda nei colloqui con il presidente egiziano Al Sisi”, aggiunge.

“SENZA VERITÀ SU REGENI NON PIENI RAPPORTI BILATERALI E NESSUNA VISITA DI STATO AL CAIRO”

“Osservo che ogni mia interlocuzione con il presidente Al Sisi è partita da un semplice assunto: i nostri rapporti bilaterali non potranno sviluppare appieno il loro potenziale finchè non verrà fatta piena luce sul barbaro assassinio di Giulio e assicurati alla giustizia i colpevoli”, dice il premier Giuseppe Conte dinanzi alla commissione Regeni. E spiega: “Non sarà mai possibile una visita di stato del premier italiano in Egitto fino a quando non ci saranno passi avanti in questa direzione. Ho sempre rappresentato una qualche remora per un pieno dispiegamento dei rapporti fino a quando non avremo la verità”. 


“ASPETTIAMO SEGNALE CONCRETO DI COLLABORAZIONE”

Nel colloquio telefonico del 7 giugno il presidente Al Sisi ha dato la “disponibilità sua e delle autorità egiziane a collaborare”, dice ancora Conte, spiegando di aver detto ad Al Sisi che l’Italia attende la “manifestazione tangibile di tale volontà“.

“Confrontarsi non significa giustificare o dimenticare quanto piuttosto influire”, prosegue Conte, che chiarisce: “Rimarremo inflessibili fino a quando non otterremo” la verità sulla morte di Giulio Regeni.

“La cooperazione giudiziaria tra le due procure ha dato segni di una certa ripresa dopo la nomina del nuova procuratore egiziano”.

“CHIESTA ROGATORIA PER POTER ARRIVARE A RINVII A GIUDIZIO”

“La rogatoria è stata oggetto puntuale di costante sollecitazione”. Lo dice il premier Giuseppe Conte in audizione dinanzi alla commissione Regeni. “La possibilità di creare le premesse perchè si possa creare un processo e un rinvio a giudizio secondo il nostro ordinamento e’ stato oggetto di una specifica richiesta ed è un obiettivo su cui tutto i governo e la filiera diplomatica lavoreremo”, aggiunge il premier a propositi dei recapiti delle cinque persone individuate dalla Procura di Roma tra i possibili coinvolti nella morte di Giulio Regeni.

“MOLTO COSTERNATO CON AL SISI, VICENDA REGENI FERITA NON RIMARGINABILE”

“Anche io condivido e ho rappresentato una preoccupazione per la lentezza” dell’Egitto nel fornire collaborazione all’Italia. “L’ho rappresentata in modo insistito le ultime volte che ho avuto modo di confrontarmi con il presidente Al Sisi. Il 14 o 15 gennaio di quest’anno sono stato al Cairo a incontrarlo. In quell’occasione ho rappresentato molta costernazione e ho sollecitato una ripresa della collaborazione”, ha detto ancora Conte nell’audizione di ieri sera. “In quell’occasione come in altre ho detto che la vicenda Regeni per l’Italia e’ una ferita che non potrà mai essere rimarginata e che richiede l’accertamento della verità giudiziaria”, aggiunge il premier.

CONTE HA CHIESTO SECRETAZIONE AUDIZIONE PRIMA DI RIFERIRE COLLOQUIO CON AL SISI

Il presidente del consiglio Giuseppe Conte prima di riferire le affermazioni del presidente egiziano Al Sisi chiede la secretazione dell’audizione dinanzi alla commissione di inchiesta parlamentare. “Riferirò quando passeremo alla modalità riservata perchè mi sembra corretto quando si riferiscono affermazioni di un premier o capo di stato. Io rispondo delle mie dichiarazioni, ma se devo riferire quelle dell’interlocutore credo che per la credibilità mia e per la riservatezza che devo assicurare alla prossima telefonata che farò a un capo di stato o di governo, preferisco passare all’altra modalità”.

“SENZA RISULTATI IO STESSO AVREI INTERROTTO RAPPORTI CON EGITTO”

“Io stesso, se trascorrendo del tempo non avessi visto risultati concreti, avrei invitato il gabinetto dei ministri a valutare come soluzione spendibile e utile l’interruzione dei rapporti” con l’Egitto. Lo dice il premier Giuseppe Conte in commissione Regeni. “Ma essendomi insediato quando in passato c’era già stata l’interruzione dei rapporti- aggiunge Conte- mi sono convinto di cogliere da parte dell’Egitto l’attenzione nei confronti di me come premier italiano e ho cercato di volgere questa considerazione per ottenere un risultato che stenta ancora a produrre dei risultati”.

“MEGLIO DIALOGO CHE INTERROMPERE RAPPORTI”

“Allo stato e’ meglio un dialogo per quanto franco e a tratti frustrante piuttosto che l’interruzione dei rapporti”. Lo dice il premier Giuseppe Conte, in commissione Regeni. Al presidente Erasmo Palazzotto che gli chiedeva se c’e’ un limite nei rapporti con l’Egitto, costituito da un mutamento nella collaborazione giudiziaria, Conte ha risposto: “A mio avviso non siamo ancora quel punto. Questa e’ una valutazione che dovremo sempre aggiornare costantemente con le forze di maggioranza e i ministri. Dovremo verificare se questa interlocuzione da’ risultati o meno, dovremo mantenerci sempre vigili e valutare tappa dopo tappa questo percorso”.

PD A CONTE: “CON LEI PREMIER PRIMI IN COMMERCIO ARMI CON EGITTO”

“Da quando lei e’ presidente del consiglio l’Egitto, è passato da 42mo paese con cui commerciavamo armi, a 10mo paese nel 2018, a primo paese con cui commerciamo anni. Vorrei capire su cosa non abbiano sviluppato le potenzialità dei rapporti bilaterali”. E’ la domanda che Lia Quartapelle, del Pd rivolge al premier Giuseppe Conte in audizione dinanzi alla commissione di inchiesta Regeni. Quartapelle aggiunge: “In quali ambiti facciamo pesare i nostri rapporti con l’Egitto? Dove siamo riusciti a fare cambiare posizione all’Egitto? Sulla Libia, ad esempio, non siamo riusciti in nessun modo a influenzare il comportamento dell’Egitto. O noi riusciremo a far pesare il nostro paese nelle relazioni con l’Egitto o saremo un paese che verrà preso in giro da tutti gli altri”.

CONTE A PD: INCAPACITÀ? SE C’E’ E’ LA MIA, NON DEI DIPLOMATICI

“Non abbiamo ottenuto molto. Questo avvantaggia la sua ricostruzione. Ma non significa che in questo momento una diversa postura ci porti a una più intensa cooperazione”. Cosi’ il premier risponde a Lia Quartapelle del Pd, nel corso dell’audizione in commissione di inchiesta Regeni.

“Per essere più chiari: ho incontrato 6-7 volte Al Sisi. Il fatto di parlargli di persona, guardarlo negli occhi ed esprimere tutto il rammarico per poter influenzare con un’influenza diretta vis à vis, forse non ha portato risultati, non sono stato capace”, aggiunge il presidente del consiglio. E aggiunge: “E’ quello che ho detto alla famiglia Regeni l’ultima volta. Erano un poco dispiaciuti che con la nostra presenza diplomatica non ottenesse risultati. Ho detto che se la dovevano prendere con il premier che avevano di fronte visto che è il premier che incontra Al Sisi vis à vis. Il nostro diplomatico non incontra il capo di stato. Se c’è un’incapacità la potete imputare a me direttamente”.

Il Presidente del consiglio Giuseppe Conte poi si sofferma sulla domanda posta dalla deputata Pd Lia Quartapelle osservando che la parlamentare “sembrerebbe avere un criterio quantificatore dei benefici che si possono trarre nella geopolitica. Ma e’ difficile valutare le influenze. Io ho una visione piu’ complessa della semplificazione che lei ha tratteggiato”. In precedenza Conte aveva risposto a Massimo Ungaro di Italia Viva che gli domandava se non fosse il caso di ritirare l’ambasciatore. “Se lei ritiene che si siano ottenuti piu’ risultati interrompendo le relazioni diplomatiche, allora forse non andava ripristinata la pienezza delle attivita’ diplomatiche”.

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