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In cucina Salvini e Trump, Conte e Tria sulla graticola

L'editoriale del direttore Nico Perone

Pubblicato:19-06-2019 15:14
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:25

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ROMA – Nel M5S non si tocca palla: “Stiamo ancora metabolizzando le batoste elettorali che abbiamo preso“, dicono. Domani al Consiglio europeo comincia la partita con la Commissione. Ai piani alti se la stanno giocando il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il suo fido ministro dell’Economia, Giovanni Tria, con il paterno sostegno del presidente della Repubblica. La Commissione ci vuole punire per i conti sballati; Conte e Tria vogliono negoziare fino allo spasimo per scongiurare la procedura d’infrazione; Salvini, forte dell’appoggio dell’amministrazione Trump, rilancia la politica americana del taglio drastico delle tasse e avverte: “Sono convinto che l’Unione Europea permetterà all’Italia di crescere. Governi complici, governi ignoranti, governi fessi non ce ne sono più”.

Chi vuol intendere, intenda. Da una parte, infatti, c’è la volontà di proseguire con l’attuale Governo. Anche stamane, quando Conte è passato in Parlamento per ottenere il mandato a trattare, nella risoluzione della maggioranza M5S-Lega c’era un passaggio molto duro nei confronti della Commissione. Conte ha chiesto di ‘ammorbidire’ ed è stato accontentato. Poi anche Salvini, platealmente, ha fatto capire che è pronto a sacrificare il suo sottosegretario Giorgetti spedendolo a fare il Commissario europeo, in cambio di tempo, per varare le politiche del Governo senza però essere contrastato.

Il leader della Lega, dopo il suo viaggio negli Stati Uniti, si sente forte e, soprattutto, con le spalle coperte. Bisognerà vedere ora se riuscirà a ottenere lo sforamento, una tregua sui nostri conti. Lo si capirà presto. Domani il primo round ed entro il 9 luglio il secondo appuntamento, quello definitivo. In quella data si saprà se il Governo andrà avanti oppure no. Perché è chiaro che il leader della Lega, nel caso si prospetti una procedura d’infrazione – e quindi lacrime e sangue – avrà tutte le carte in mano per aprire la crisi di governo. E scatenare una nuova campagna elettorale “contro Bruxelles che ci vuole mettere in ginocchio come la Grecia”.


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