NEWS:

Costa: Priorita’ stop uso suolo e acqua pubblica; Guida blu Legambiente, Sardegna al top con 5 siti

edizione del 19 giugno 2018

Pubblicato:19-06-2018 07:51
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:16
Autore:

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

COSTA: PRIORITA’ STOP USO SUOLO E ACQUA PUBBLICA

“Uno degli impegni sarà portare avanti il disegno di legge sullo stop al consumo di suolo e quello per la gestione pubblica dell’acqua. Sono le nostre priorità, per un’azione di governo nel segno della sostenibilità ambientale e della tutela delle nostre risorse”. Così Sergio Costa, ministro dell’Ambiente, in occasione della giornata mondiale contro la desertificazione indetta dall’Onu. I cambiamenti climatici e la desertificazione “sono interconnessi e ci riguardano molto da vicino- avverte Costa- Un quinto del nostro Paese è a rischio desertificazione: sicuramente il Sud Italia è particolarmente vulnerabile ma ormai anche il Centro è coinvolto. Siamo in piena emergenza”. Dobbiamo quindi “agire sull’eccessivo sfruttamento della risorsa acqua, stiamo utilizzando il 30% delle risorse d’acqua rinnovabili disponibili, mentre l’obiettivo europeo indica la soglia del 20%” avverte Costa.

GUIDA BLU LEGAMBIENTE, SARDEGNA AL TOP CON 5 SITI

E’ la Sardegna ad aggiudicarsi anche quest’anno il gradino più alto del podio per il mare più bello con cinque comprensori marini a cinque vele assegnate da Legambiente e Touring Club nella Guida Blu 2018. Si piazzano bene anche Sicilia (con quattro comprensori a cinque vele), Puglia, Campania, Toscana (tre regioni con due comprensori a cinque vele), Liguria e Basilicata. Sono 17 i comprensori marini a cinque vele, sei quelli lacustri, individuati sulla base dei dati raccolti da Legambiente sulle caratteristiche delle qualità ambientali e di quelle dei servizi ricettivi. Sono sarde le prime due località della classifica delle 5 vele marine, con Barona di Posada e Parco di Tepilora medaglia d’oro e Litorale di Chia medaglia d’argento.


352MILA TON RIFIUTI AMIANTO. COSTA: MAI PIÙ STRADA

C’è ancora troppo amianto in giro. Sono 352 mila le tonnellate di rifiuti che contengono la fibra killer prodotti in Italia nel 2016, costituiti per il 93,5% da materiali da costruzione contenenti amianto, segnala l’Ispra. La forma di smaltimento prevalente per quest’ultima tipologia di rifiuti pericolosi rimane la discarica dove finisce l’85,5% del totale gestito. Insomma, ancora manca un ciclo di recupero e trattamento efficiente per questo pericoloso inquinante. “L’amianto è una frontiera di cui l’Italia si deve preoccupare perché il sistema zoppica”, avverte Sergio Costa, ministro dell’Ambiente, alla presentazione del Rapporto Rifiuti Speciali Ispra 2018 a Montecitorio. “Ci fa preoccupare per la sua ricaduta sanitaria e ambientale” e “io l’amianto sulle strade e nelle campagne non lo voglio vedere più” avverte il ministro.

CLIMA. IN AFRICA STANNO MORENDO I BAOBAB MILLENARI

Nove dei 13 baobab più vecchi d’Africa sono morti o hanno cominciato a morire negli ultimi 12 anni: lo rivela uno studio di ‘Nature Plants’ che ipotizza un collegamento con i cambiamenti climatici. Secondo Adrian Patrut, ricercatore dell’università romena di Babes-Bolyai, tra gli autori dello studio, “nel corso della seconda metà del XIX secolo i grandi baobab dell’Africa australe hanno cominciato a morire ma da dieci o 15 anni la loro scomparsa è aumentata progressivamente a causa di temperature molto elevate e della siccità”. La ricerca rivela “un fenomeno senza precedenti”. A morire negli ultimi anni sono stati anche tre baobab di fama internazionale: Panke, nello Zimbabwe, giunto quasi a 2450 anni; Platland, in Sudafrica, con un tronco di oltre dieci metri di diametro; Chapman, in Botswana, dove l’esploratore scozzese David Livingstone incise le proprie iniziali.

RILANCIO FOTOVOLTAICO GIRO 11 MLD E 20MILA POSTI

Sono stimate in 11 miliardi le ricadute economiche derivanti dal rilancio e dallo sviluppo degli impianti di grande taglia. Così uno studio di Althesys che stima anche in quasi 20.000 nuovi addetti (tra diretti e indiretti) il potenziale occupazionale, con una riduzione delle emissioni di 12,8 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Lo studio rileva come il parco fotovoltaico italiano, nonostante un’età media ancora bassa e compresa tra gli 8-10 anni, 6 anni l’età media degli utility scale, mostri diverse criticità che ne limitano in parte l’efficienza. Il decadimento della produzione è stimabile nel 2,2% annuo al 2016, ben superiore a quello fisiologico previsto al momento dell’installazione. Con il forte calo dell’installato dopo la fine dei Conti Energia (meno di 400 MegaWatt medi annui nel periodo 2014-2017), la nuova potenza si limita a sostituire quella perduta: al 2030, la perdita totale sarebbe di 5.000 MegaWatt, pari al 25% della potenza esistente al 2017.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it