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Migranti, Cear: “A Ceuta respingimenti di massa, diritti zero”

A parlare con l’agenzia Dire è Paloma Favieres, portavoce della ong Comision Española de Ayuda al Refugiado.

Pubblicato:19-05-2021 19:33
Ultimo aggiornamento:19-05-2021 19:33
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salvataggio migranti guardia civil
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ROMA – “I respingimenti che stiamo vedendo a Ceuta, circa 4mila persone secondo le stesse fonti del governo, non rispondono ai requisiti sanciti dalla Convenzione internazionale dei diritti umani e neanche dalla Corte costituzionale spagnola: per quanto ci riguarda sono illegali”. A parlare con l’agenzia Dire è Paloma Favieres, portavoce della ong Comision Española de Ayuda al Refugiado.

L’intervista si svolge dopo che, secondo i media spagnoli, circa 8mila cittadini marocchini hanno raggiunto le spiagge della enclave spagnola in territorio marocchino di Ceuta negli ultimi due giorni. La maggior parte delle persone è arrivata a nuoto superando il confine terrestre tra i due Paesi; almeno una persona avrebbe perso la vita nel tentativo.

Stando alle fonti del ministero degli Interni di Madrid, sono 5.700 le persone che hanno fatto ritorno in Marocco, ma non è chiaro quante di queste siano state respinte e quante lo abbiano fatto di loro spontanea volontà. Le ultime stime ufficiali indicherebbero che quelle respinte da uomini delle forze armate schierate lungo la frontiera siano circa 4mila.


Ribadiamo la natura illegale dei respingimenti, che vengono effettuati senza fare un’analisi caso per caso, in assenza di un interprete e senza che vengano verificate le possibilità che le persone possano fare richiesta di protezione internazionale e presentino vulnerabilità particolari” afferma Favieres. La dirigente dell’ong, impegnata nella tutela dei rifugiati in Spagna dal 1979, evidenziano che i respingimenti portati avanti secondo queste modalità “violano il protocollo quattro alla Convenzione europea dei diritti umani”.

Rispetto all’ordinamento spagnolo la portavoce ricorda che “esiste una Disposición adicional décima de la Ley de Extranjería, ritenuta valida da due sentenze della Corte costituzionale spagnola”, una del 2020 e una del 2021, ”che introduce un regime particolare per le enclave di Ceuta e Melilla e che rende legali pratiche che fino a poco fa avremmo ritenuto illegali”.

Nonostante questo, secondo Favieres, “la Corte costituzionale dispone ancora che i rimpatri vengano effettuati previa analisi individuale dei casi” e che quindi “questo comportamento è da considerarsi illeggittimo anche rispetto alla legge spagnola”.

A preoccupare è anche la situazione relativa ai minori, che secondo il governo guidato dal primo ministro Pedro Sanchez potrebbero essere 1.500, circa un quinto di tutti i migranti che hanno superato il confine. “Non sappiamo esattamente quanti sono ma è chiaro dalle immagini che abbiamo visto che sono molti” dice Favieres. “Bisogna immediatamente garantire loro l’accesso ai servizi di protezione dei minori di Ceuta”.

Le denunce di Favieres si aggiungono a un appello firmato oggi da Cear e da altre organizzazione della rete di attivisti e ricercatori europei e africani Migreurop in Spagna. La denuncia è che “le politiche di esternalizzazione a Paesi terzi delle frontiere favoriscono la strumentalizzazione delle persone e la violazione dei loro diritti”. Un riferimento, questo, agli accordi in materia di contenimento della migrazione in essere tra Rabat e Madrid.

I firmatari dell’appello chiedono a “tutte le forze politiche spagnole”, tra le altre cose, di rispettare i diritti umani e la dignità dei migranti “fornendo percorsi regolari e sicuri che non mettano in pericolo la vita di coloro che esercitano il loro diritto alla libera circolazione” e “che sia garantita la sicurezza delle persone vulnerabili”.

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