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Pd: tra proteste e sedie vuote, se la base dem si ribella

Nel Pd l'assemblea, che di solito segue le indicazioni delle correnti, oggi mostra una vitalita' fuori dagli schemi.

Pubblicato:19-05-2018 15:36
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:54

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ROMA – Sedie vuote, delegati arrabbiati, fischi, proteste. Il Pd riunisce l’assemblea della riscossa e scopre che la base e’ sfiduciata. Di piu’, esausta. I numeri lo dimostrano meglio di ogni ragionamento. Dei 1021 aventi diritto all’Ergife si presentano in 829 presenti registrati e con facolta’ di voto. E’ il record di presenze, per questa platea congressuale. Ma arrivano alla fine solo in 302. 527 delegati si perdono lungo le 5 ore di assemblea. 205 non votano neppure alla prima votazione, quella in apertura di riunione, sullo slittamento dell’ordine del giorno, alla quale partecipano 624 delegati (397 a favore, 221 contro, 6 astenuti). Cinque ore dopo, alla seconda votazione, quella sulla relazione di Martina, mancano all’appello altri 322 delegati. La relazione viene votata da 302 delegati, 294 a favore e 8 astenuti.

Una parte degli assenti sono certamente renziani

Nell’area dell’ex segretario in molti attendevano l’intervento del leader, annunciato dallo stesso Renzi. Ma quando, dopo un’ora di trattativa in extremis, viene raggiunta l’intesa tra le correnti sul sostanziale rinvio della discussione sul segretario, molti renziani abbandonano i lavori, infastiditi. A dire il vero poi i renziani, con Marcucci dal palco, tornano sulla decisione e annunciano il voto a favore. Ma tanti, ormai, sono andati via comunque. E a dimostrarlo ci sono le sedie vuote, in particolare quelle della destra dell’emiciclo. Perche’ nel Pd post-4 marzo, le correnti si siedono anche in aree diverse, come dimostra plasticamente la sala congressi dell’Ergife. A destra la maggioranza di Renzi e Orfini. Alla sinistra, la sinistra di Orlando, Emiliano e Cuperlo. Uniti oggi dalla convenienza piu’ che dalla convinzione. Meglio non dividersi, quando gli altri si uniscono.

Delegata sbotta: “Al congresso non me chiamate”

“Io ora me ne vado. Consegno la delega al presidente. Ma noi dovremo fare un congresso e se stiamo messi cosi’ come stiamo messi oggi, non me chiamate”. Non le manda a dire Pina Cocci, delegata del Pd di Tor Bella Monaca, dal palco dell’assemblea dem. Il suo e’ tra gli interventi piu’ duri. “Da la’- dice indicando la platea- io sentivo le truppe camellate. Veniteci nei territori, non vi mettete in bocca la parola ‘periferia’. Ma a Tor Bella Monaca chi v’ha mai visto?”, dice prima di prendere la delega per il voto e lanciarla letteralmente sul banco della presidenza. Nel Pd l’assemblea, che di solito segue le indicazioni delle correnti, oggi mostra una vitalita’ fuori dagli schemi. Lo mostrano i numeri stessi del voto allo slittamento dell’odg. 397 a favore, ma ben 221 contrari, con 6 astenuti. Numeri, quelli dei voti contro, che vanno ben oltre l’accordo tra le diverse aree.


Dopo la sconfitta di marzo, rimescolate le carte della maggioranza e minoranza, l’assemblea non segue piu’ gli ordini di scuderia e partecipa con proteste e applausi, quando e’ il caso. L’intervento di Roberto Giachetti, piu’ volte interrotto, e’ tra quelli che provoca maggiori reazioni, al punto che Giachetti deve stoppare un delegato particolarmente facinoroso: “Cosi’ lo fai a tua sorella”, gli dice. Altri lamentano la scelta di rinviare l’elezione del segretario. “Una presa per il culo. Io mi sono alzato alle 5 di questa mattina”, dice il sindaco di Mariano Comense Giovanni Marchisio, mentre lascia i lavori, arrabbiato. “Volevo fare una discussione politica vera. Non questa manfrina. Dicono che ci vuole rispetto, che bisogna rispettare in particolare i territori. E’ questo il rispetto di cui parlano?”.

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