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I funerali di Giuseppe, ucciso nel suo bar a Barletta

L'arcivescovo D'Ascenzo: "Il pianto aiuti la città a mettere da parte distrazioni e banalità"

Pubblicato:19-04-2022 18:10
Ultimo aggiornamento:19-04-2022 18:25
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giuseppe_bisceglie-min
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BARI – “È necessario anzitutto che Barletta pianga. Il pianto aiuti questa città a mettere da parte distrazioni e banalità, ad essere madre che partorisce, che dona vita”. È questo uno dei passaggi dell’omelia dell’Arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie Leonardo D’Ascenzo nel corso dei funerali di Giuseppe Tupputi, celebrati oggi nella parrocchia del Cuore Immacolato di Maria.
In una chiesa gremita
ricorda “appena due giorni fa è stata Pasqua. Abbiamo celebrato Gesù morto che dal sepolcro è risorto glorioso e vincitore. Non è facile per i suoi discepoli, allora come oggi, comprendere la risurrezione, quello che Gesù stesso aveva annunciato come destino finale per lui e anche per noi. Non è facile accogliere la risurrezione come verità e motivo di speranza quando la morte viene a stroncare la vita di una persona cara”.

Il testo letto in chiesa racconta, osserva l’arcivescovo, l’esperienza vissuta da Maria Maddalena. “Al mattino presto – le parole di D’Ascenzo – si reca al sepolcro e avendo trovato ribaltata la pietra che lo chiude va a darne notizia ai discepoli. Pietro e Giovanni corrono al sepolcro, vedono e poi vanno via. Maria invece rimane lì e piange. Piange perché Gesù è morto, inchiodato su una croce, ed ora non può neanche stare accanto al suo corpo: il sepolcro è misteriosamente vuoto. Da parte sua pensa che qualcuno lo abbia portato via”.

Maria, riflette l’arcivescovo, ha soltanto le lacrime per esprimersi, “però il suo cuore non si rassegna e contro ogni logica umana, superando il livello della sola razionalità, si apre all’imprevedibile che solo l’amore, solo la fede è capace di attendere. Per questo rimane lì”.

Poi l’invito alla vedova di Giuseppe, Giusy, ed alle sue figlie, Francesca e Sofia perché “il buio e il vuoto che sono piombati improvvisamente nella vostra vita, non impediscano ai vostri occhi, anche se nel pianto come Maria Maddalena, di incontrare degli angeli capaci di consolarvi e soprattutto non chiudano i vostri orecchi alla voce di Gesù che vi chiama per nome e vi dona ciò che non è possibile ora immaginare. Per voi chiediamo a Dio oltre al dono della consolazione soprattutto la grazia della speranza, quella stessa annunciata dal Risorto, Gesù il Vivente, nella Pasqua!”.
Dall’altare l’alto prelato ricorda inoltre il recente patto educativo provinciale sottoscritto da vescovi, prefetto e sindaci della BAT che ha segnato l’inizio di un percorso che si vuol proseguire “facendo rete, cercando di ascoltare, di comprendere, di dare risposte”. “Non ci sono soluzioni che magicamente, dalla sera alla mattina, ribaltino una situazione sociale segnata da fragilità, carenze, mancanze. Siamo tutti convinti – ancora D’Ascenzo – che dobbiamo investire in educazione e formazione al fine di promuovere e sostenere il rispetto reciproco e la convivenza pacifica e solidale”.

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