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Crisanti: “In Brasile 92 varianti Covid, sbagliato vaccinare: aumenta la resistenza del virus”

Il microbiologo spiega anche la differenza tra i vaccini a Rna messaggero (Pfizer e Moderna) e a vettore virale (Astrazeneca e Johnson & Johnson), indicando quali sono i più indicati contro le varianti

Pubblicato:19-04-2021 16:17
Ultimo aggiornamento:19-04-2021 16:17

andrea crisanti immunologo
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ROMA – Covid e varianti. Da un mese in Brasile si contano migliaia di morti al giorno e il 52% dei pazienti ha meno di 40 anni. Nel frattempo gli anziani sono stati vaccinati e si sta procedendo con gli over70, quindi i più esposti restano i giovani. Sono emersi dubbi anche sull’efficacia del vaccino cinese Coronavac, usato dall’80% delle persone che hanno ricevuto almeno una dose, che darebbe una protezione del 50%. Il sospetto di molti esperti è che se nel 2020 erano i giovani a portare il virus a casa, oggi sono gli anziani vaccinati che sviluppano il virus in forma asintomatica ad essere vettori del Sars-Cov-2 verso i figli e i nipoti. In Brasile risultano “35 milioni le persone vaccinate- afferma il virologo Andrea Crisanti, intervenuto ad Unomattina- ma allo stesso tempo sono state disapplicate e contrastate le misure di contenimento, tanto che in questo momento circolano circa 92 varianti del virus. Non conosciamo di tutte la potenzialità in termini di trasmissione e la capacità di evadere la risposta immune indotta dal vaccino”.

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Una situazione che dimostra ancora una volta, secondo il direttore di Microbiologia e Virologia dell’A. O. Università di Padova, che “la probabilità che una variante emerga è direttamente proporzionale al livello di trasmissione. Se a questo dato sovrapponiamo la vaccinazione- aggiunge- si crea la situazione in cui si selezionano le varianti resistenti al vaccino. Non si vaccina con alti livelli di trasmissione, questo è l’Abc della genetica. Più c’è moltiplicazione virale- spiega il docente- più crescono le probabilità che aumentino varianti e che possa emergere una variante resistente al vaccino“. In sostanza “non si vaccina in presenza di varianti, perché sarebbe come trattare una persona affetta da un’infezione batterica con un basso livello di antibiotici o addirittura con antibiotici sbagliati. Così si selezionano le varianti resistenti, è inevitabile”, puntualizza Crisanti.


Spostando il focus poi sull’età evolutiva, Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria (Sip), fornisce un quadro a tinte scure: “Sentir parlare in Brasile di circa 1.000 morti in età 0-9 anni, di cui la metà sotto l’anno di età, addolora moltissimo ma trova spiegazioni anche nelle dolorose situazioni socio-economiche e ambientali in cui questi bambini vivono. Il SARS-Cov2 è un virus estremamente pericoloso, che trova un terreno facilitato laddove ci sono delle condizioni di salute, ambientali e sociali ancora più favorevoli”.

Quella brasiliana è, quindi, “una dolorosissima situazione che purtroppo non sorprende- aggiunge Villani- La fragilità fisiologica presente nell’età avanzata e nelle primissime fasi della vita è già un fattore predisponente ad avere delle forme più gravi di infezione. A questo poi si aggiunge un’ulteriore fragilità economico-sociale, dove i bambini versano mediamente in condizioni socio-ambientali estremamente sfavorevoli”.

Situazione allarmante sulle varianti anche in Cile. “Qui il 70% della popolazione è stata vaccinata con il vaccino cinese e con Moderna, hanno quindi il 35% di protezione. Praticamente tre volte l’Italia- spiega Crisanti- tuttavia hanno eliminato tutte le limitazioni legate ai contatti sociali e ai movimenti, e in poco tempo hanno importato le varianti dal Brasile facendo esplodere un’ondata senza precedenti“.

CONTRO LE VARIANTI MEGLIO I VACCINI A RNA MESSAGGERO (PFIZER E MODERNA)

Infine, sulla validità dei vaccini, alcuni esperti indicano che la tecnologia a Rna messaggero (Pfizer e Moderna), a differenza dei vaccini a vettore virale (Astrazeneca e Johnson & Johnson), sia la strada giusta per combattere il Covid-19. “Sono d’accordo- risponde in conclusione Crisanti- perché questi vaccini, oltre ad avere un’efficacia paragonabile a quelli a vettore virale, hanno anche grandi vantaggi: possono esser utilizzati per inseguire le varianti del virus, sono facili da cambiare e da produrre, e non inducono una immunità contro la componente stessa del vaccino, l’Rna. Viceversa, i vaccini a vettore virale inducono l’immunità contro il vettore, quindi più volte si usano e meno efficacia hanno e sicuramente non sono in grado di essere utili per una strategia che abbia l’obiettivo di inseguire e di proteggerci contro le varianti- termina il virologo- se diventassero davvero un problema di salute pubblica”.

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