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Calcio, presidente Lega serie B: “Servono talento e spirito di sacrificio”

Intervista a Mauro Balata: "Affidarsi ai maestri per crescere"

Pubblicato:19-04-2021 11:02
Ultimo aggiornamento:19-04-2021 11:03
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ROMA – Lo sport ha un ruolo fondamentale nella vita dei giovani, li accompagna nella crescita tanto dal punto di vista fisico quanto da quello caratteriale e formativo. Ne parliamo con Mauro Balata, dirigente sportivo italiano, dal 2017 presidente della Lega serie B di calcio.

I giovani sono portati per natura ad ammirare i membri della propria squadra del cuore, forse un giovane talentuoso col sogno del pallone vede più vicino a sé i giocatori dell’Under 21, li vede come eroi e modelli da poter prendere ad esempio cosa diciamo a quel ragazzo pieno di talento e voglia di fare per rendere concreto il suo sogno?
“Ci vuole ovviamente talento, ma è necessario un grande spirito di sacrificio. Bisogna avere la capacità di affidarsi ai migliori maestri, agli allenatori, a coloro che ruotano intorno al team e consentono a questi ragazzi, non solo dal punto di vista tecnico, ma anche da quello caratteriale e valoriale, di crescere e imparare a confrontarsi con gli altri avendo atteggiamenti sempre intelligenti e responsabili. La fase di crescita e di formazione è fondamentale. Più si va in alto più serve una formazione evoluta e di alto livello. E questo è l’obiettivo della Lega B”.

Lei è stato anche capo delegazione della Nazionale Under 21 nelle ultime sfide in chiave qualificazioni agli Europei: lì più che mai, avrà visto le difficoltà di resistere alla pressione dei riflettori puntati, dell’allenamento estenuante, chissà magari anche della lontananza da casa, cosa spinge a resistere?
“Intanto tutto ciò è accaduto in questa fase difficile, alle oggettive e prevedibili difficoltà delle gare si è aggiunta anche la gestione di tutti i problemi legati alla pandemia: i protocolli, i divieti presenti nelle varie nazioni in cui si va a giocare, le precauzioni, le attenzioni prestate da questi ragazzi. Qualcosa che si è aggiunto alle difficoltà di misurarsi a tutti i livelli. Ciò che fa la differenza è un team di persone organizzato, evoluto, con capacità sopra la norma: a partire dal commissario tecnico, che è un grandissimo conoscitore di calcio ma anche una persona autorevole e capace di fare gruppo, di far crescere questi ragazzi, di farli maturare anche dal punto di vista dei valori che portano in campo. E tutto ciò l’ho visto proprio lì. Un gruppo di ragazzi fantastico con grande voglia di sacrificarsi, di fare gruppo, di fare squadra, di seguire le indicazioni del commissario tecnico e di tutto quel meraviglioso team che ha accompagnato quelle tre gare che poi ci hanno consentito di qualificarci in condizioni non facili”.

Squadra non è solo 11 giocatori in campo, ma è anche tutto il nucleo che c’è dietro: allenatori, preparatori, i compagni che stanno in panchina e in tribuna. In questo periodo in cui siamo stati ‘costretti a giocare da soli’, forse abbiamo capito quanto è importante fare squadra.
“Certo, è tutto un lavoro di squadra che lì è stato svolto in maniera meravigliosa con totale armonia e convinzione e di valori etici non solo sportivi. Capacità e presenza costante di tutto lo staff intorno ai ragazzi che hanno dato prova di grandissima capacità e maturità”.

Cosa significa vivere in squadra? Sentire la responsabilità che dal proprio lavoro dipende l’andamento di tutto il motore che c’è dietro?
“In un certo senso è anche una sofferenza, ma una sofferenza sana: bisogna avere le condizioni e la capacità per diventar gruppo, diventare una piccola grande famiglia di persone che viaggiano e sono dirette verso un unico e comune obiettivo che è quello di dare il meglio nel momento della gara, l’espressione massima di quello che si prepara all”interno di questo periodo trascorso insieme. È un gruppo che è stato costruito e accompagnato con la regia della Federazione, un team meraviglioso: il commissario tecnico Nicolato, il coordinatore Visci e tutto lo staff di medici. Un team che da sempre accompagna la Nazionale Under 21 che è da sempre uno dei fiori all’occhiello del calcio nazionale. È questa squadra a consentire di arrivare ai risultati e alla crescita dei ragazzi. Perché la crescita tecnica deve essere accompagnata da una crescita caratteriale e culturale. Ecco cosa ho notato in questa esperienza da capo delegazione”.


Com’è cambiato l’umore dei ragazzi senza il loro pubblico? Cosa dobbiamo aspettarci quando tornerà la normalità?
“La speranza è quella di poter presto ritrovare la linfa di questo movimento: tornare ad avere quella spinta, quell’entusiasmo che solo i tifosi sono in grado di dare”.

Come vede il futuro della Lega B?
“Il futuro della lega B è un futuro che è anche un presente, inevitabilmente legato alla valorizzazione dei giovani di altissimo livello. Noi registriamo dei dati che sono motivo di orgoglio, straordinari. Per l’impegno contro la Slovenia (in cui l’Italia si è qualificata per i quarti di finale degli Europei, che si terranno il 31 maggio prossimo) sono stati convocati 11 ragazzi su 23, contro i 6 della Spagna, 0 della Repubblica Ceca e 1 della Slovenia. Abbiamo registrato dei risultati sorprendenti anche nel minutaggio, cioè il tempo che i ragazzi impiegano in campo. 60.129 minuti (al momento delle convocazioni) giocati in Serie B dagli 11 convocati contro i 50.000 della Spagna, i 10.000 della Slovenia e 0 della Repubblica Ceca: sono dati straordinari. I ragazzi in quella circostanza hanno dimostrato tenacia e voglia di combattere. L’Under 21 è una nazionale amata che trasmette questo grande entusiasmo e questi grandi valori a tutta la nazione. Infatti è stato veramente un motivo di grande orgoglio riuscire in queste condizioni a raggiungere la fase finale. Per questi risultati straordinari voglio ringraziare le nostre società che fanno tutto questo con grande sacrificio. Reperire e catalogare i dati in questo periodo non è facile ma con grande forza e con immenso sforzo si riesce a portare avanti questo progetto”.

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