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RomaEuropa festival 2018: 311 artisti tra musica e teatro

In programma dal 19 settembre al 25 novembre

Pubblicato:19-04-2018 15:15
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:47

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ROMA – Rappresentazioni artistiche, balletti e installazioni. Dalla Cina al Burkina Faso, passando per Libano e Argentina. Ed ancora: mostre, coproduzioni internazionali e concerti, con il coinvolgimento del teatro dell’Opera e di tante altre istituzioni culturali della Capitale. In totale 311 artisti, 68 progetti, 10 coproduzioni, 60 compagnie diverse e 24 nazionalità differenti. Questo e molto altro ancora sarà in programma dal 19 settembre al 25 novembre per il RomaEuropa festival 2018, presentato ufficialmente questa mattina alla presenza di Monique Veaute, presidente di RomaEuropa festival e del vicesindaco e assessore alla Cultura di Roma, Luca Bergamo.

I luoghi

L’edizione 2018 del festival toccherà praticamente tutti i poli culturali di Roma. Si va dall’Auditorium all’Accademia di Francia, dal Mattatoio al MAXXI, dalle Terme di Diocleziano al teatro Argentina fino al centro Elsa Morante, all’Opificio di Ostiense, al teatro Olimpico, al teatro India e all’Accademia di Ungheria. In totale 27 sedi diffuse, dal centro alla periferia.

Il programma

Ricchissimo il cartellone: aprirà la kermesse “Karina” un viaggio tra Africa e Occidente all’insegna del movimento e della commissione di immagini firmato dal coreografo del Burkina, Sergè Aime Coulibaly.
Seguiranno le dive della musica Afro Oumou Sangarè e Angelique Kidjo, l’artista libanese Omar Raieh con il quale si rifletterà della guerra in Siria, il compositore Zad Moultaka e gli acclamati Peter Brook, Hofesh Shecter e Ivo Van Hove. Per l’Italia Mario Martone porterà il suo “Tango glaciale“.
“Dire che a Roma non succede niente è una follia. Basti pensare a questo festival ma anche, ad esempio, alle trenta accademie straniere dove gli artisti vengono a lavorare- ha spiegato Veaute introducendo la kermesse- per l’edizione di quest’anno abbiamo pensato che promuovere l’apertura alla conoscenza fosse un modo per poter negare i falsi preconcetti riguardo i rischi che la nostra società corre incontrando altre civiltà. Per questo abbiamo invitato artisti dall’Africa, dall’Asia, dal medioriente e dal Nord e Sud America”. Non a caso il titolo scelto per l’edizione di quest’anno è stato “Between World”.
“Questa città è davvero viva seppur si trovi in una situazione socio-economica complicata- ha spiegato poi Bergamo- La ricchezza culturale c’è e solo chi non la vuole vedere non la vede. Penso a questo festival che tocca livelli di eccellenza, all’Opera, al Summer festival ed a tante altre cose. Ma questa è una città che ha bisogno di trovare interlocutori nelle Istituzioni culturali. Questo accade. Tra l’altro, il campo per la collaborazione istituzionale, dopo la lunga campagna elettorale, è libero e questo è un bene”. “Siamo sempre stati molto vicini al festival- gli ha fatto eco Albino Ruberti, capo di gabinetto della Regione Lazio- lavoreremo in sinergia con le altre Istituzioni a partire da Roma Capitale. E poi ci siamo posti un obiettivo: portare dal 2019 alcune produzioni culturali del festival anche in altri territori del Lazio”.


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