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Migranti, Italia alla prova Ue: promossa su legge Minniti e minori soli

Queste due normative potrebbero servire da modello per soluzioni a livello comunitario

Pubblicato:19-04-2017 12:17
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:08

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ROMA – L’Unione europea promuove le leggi adottate dall’Italia sull’iter di riconoscimento dei migranti e in difesa dei minori soli: si tratta del decreto Minniti e della Legge sui Minori non accompagnati, di recente approvazione, e che sembrano non solo recepire le direttive dell’Ue, ma fare anche da modello per analoghe soluzioni a livello comunitario. Lo hanno confermato alla DIRE Filomena Albano, Garante per l’infanzia e l’adolescenza, e Federico Gelli, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza ed espulsione dei migranti, che nel tardo pomeriggio di ieri hanno incontrato una delegazione di eurodeputati della Commissione libertà civili, giustizia e affari interni, in missione in Italia per fare il punto sulla nostra macchina dell’accoglienza e della gestione dei richiedenti asilo.

Filomena Albano

Il confronto è servito a raccogliere informazioni in vista del sopralluogo di oggi al Cara di Castelnuovo di Porto e degli appuntamenti ‘siciliani’ dei prossimi giorni. Al tavolo di ieri, centrale il nodo degli hotspot, già oggetto di sollecitazioni da parte dell’Ue. “Lo stesso parlamento europeo- ha ricordato Federico Gelli- aveva richiamato l’Italia sulla lentezza e la scarsa efficacia delle procedure”. Ma col decreto approvato la settimana scorsa, “ora- sottolinea Gelli- si supera tale vulnus”. Bene anche la legge che disciplina le tutele per i tanti ragazzi che arrivano senza famiglia sulle nostre coste: “Sul tema l’Italia costituisce un’apripista, ma ora la vera sfida sta nell’applicazione delle nuove disposizioni”. Quindi agli eurodeputati la Garante per l’infanzia ha illustrato “la novità principale della legge, ossia l’introduzione del ‘tutore volontario‘, ossia cittadini comuni, che possono assumere la tutela dei minori in alternativa alle due figure già esistenti del tutore pubblico (come il sindaco) o privato (ad esempio un avvocato)”. Le assegnazioni però, il monito di Albano, “presentano tempi ancora troppo lunghi“.

Stesso problema per le procedure di ricollocazione o di ricongiungimento famigliare dei ragazzi: “I minori dovrebbero risiedere nei centri di prima accoglienza governativi – stando alla nuova legge – per un massimo di 30 giorni”, ma tale limite non viene quasi mai rispettato, a causa della difficoltà nel ricollocare i ragazzi all’estero, o nel prendere contatti con i familiari o conoscenti. “Nel 2016 solo 9 ragazzi – di nazionalità albanese ed egiziana – sono stati ricollocati“. E dato che il trend degli ingressi è in crescita – nel 2016 ne sono arrivati 26mila, e nel 2017 si prevede un aumento del 20% – la Garante ha fatto ben presente la necessità di “porre rimedio rapidamente a tali difficoltà organizzative”.

Il problema crea anche il fenomeno dei “minori irreperibili“: pur di non restare nei centri per mesi, i ragazzi fuggono, “facendo perdere le proprie tracce”. Un altro problema riguarda il diritto allo studio: “Nei centri i giovani usufruiscono di corsi di alfabetizzazione, ma rischiano di ritardare i percorsi di inserimento nei programmi scolastici, con tutte le difficoltà di integrazione che ne conseguono”. Dissipate infine le preoccupazioni degli eurodeputati sulla detenzione dei minori: i centri di prima accoglienza “sono una cosa diversa”, poichè “per l’Italia- ha ribadito con forza Albano- una pratica del genere è impensabile”.

di Vincenzo Giardina e Alessandra Fabbretti


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