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Conte, Letta, Bersani: la base in rivolta contro la “sinistra che vota le armi”

Durissime polemiche sui social dopo il voto che impegna il Governo ad aumentare il budget della Difesa al 2% del Pil

Pubblicato:19-03-2022 18:01
Ultimo aggiornamento:19-03-2022 18:54

giuseppe conte enrico letta
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ROMA – Secondo i sondaggi solo una minoranza degli italiani, tra il 40 e il 55%, condivide l’invio delle armi in Ucraina. E allora perché la sinistra, da sempre schierata per il pacifismo, ha votato a favore dell’aumento di budget alla Difesa? Il “misfatto”, se così si può dire, è avvenuto giovedì scorso, nella forma di un ordine del giorno collegato al decreto Ucraina. Il testo impegna il Governo a portare lo stanziamento per la Difesa dall’1,5% del Pil al 2%, passando dai 25 miliardi l’anno attuali (68 milioni al giorno) a 38 miliardi l’anno (104 milioni al giorno). La maggioranza, abitualmente litigiosa su tutto, si è mostrata compatta: al testo proposto dalla Lega sono arrivati 391 voti favorevoli sui 421 presenti, solo 19 voti contrari, cioè Sinistra Italiana e gli ex grillini di Alternativa.

A suscitare scandalo è il voto della sinistra, se con questo termine si vogliono identificare Pd, M5S e Leu. “Perché votare le armi?”, si chiede con accenti polemici la base dei partiti schierati nel centrosinistra. I social dei leader e degli esponenti più in vista sono presi d’assalto dal cosiddetto ‘esercito della pace’. Ne fa le spese anche Giuseppe Conte. “Il M5S è entrato in Parlamento anche grazie ad un messaggio preciso: ‘Ridurre le spese militari’. Oggi vota una risoluzione che manda armi (secretate) in Ucraina e un ordine del giorno per portare le spese militari da 25 a 40 miliardi l’anno. Vergognatevi”, scrive Pablita su Twitter.

LE CRITICHE A CONTE E AL M5S

Le spese militari sono viste come qualcosa di lontano dalle esigenze delle persone. “Vergognosi, non ci sono parole per definire questa classe politica indegna e lontana anni luce dai problemi dei cittadini. In compenso i soldi per finanziare gli armamenti li hanno trovati in un battibaleno”, dice con chiara sintesi Enza. Per Francesco i pentastellati pagano il prezzo dello stare al Governo. “Si parla bene e si razzola male”, scrive sulla bacheca Facebook di Conte.


Assunta ricorda l’esito della rilevazioni demoscopiche: “La maggior parte dei cittadini italiani – lo dicono i sondaggi – non sono d’accordo con l’invio di armi. Come la mettiamo? Presidente, possibile che non ci possa essere un’intermediazione diplomatica che fermi la corsa verso l’irreparabile? Una pandemia di cecità pare che abbia colpito tutti insieme i nostri politici. Almeno Lei, Presidente, almeno Lei sia con noi per la pace senza se e senza ma”, è l’appello al leader del M5S.

L’ACCUSA A LETTA: “CON CHE CORAGGIO ORGANIZZI MANIFESTAZIONI PACIFISTE?”

Non va meglio a Enrico Letta. Il segretario del Pd è stato raffigurato nei giorni scorsi in un falso manifesto che lo ritraeva col l’elmetto in testa a corredo dell’invito ad iscriversi per la “campagna di arruolamento 2022” al Pd, definito Partito democratico della guerra.
“Trentotto miliardi di spesa militare. 104 milioni al giorno. Un aumento di 13 miliardi per armi e generali ed avete anche il coraggio di organizzare manifestazioni pacifiste e di sventolare le bandiere arcobaleno”, scrive ora Domenico Finiguerra, in un commento Facebook che riscuote ampio consenso.

Mario Basso intreccia il tema degli armamenti con quello delle sanzioni. “L’Italia le ha messe alla Russia o a noi stessi? Il grano non arriva e rischiamo la carestia, la benzina è a 2,40 al litro, i mobilieri brianzoli non esportano più, l’agricoltura non esporta, i pescatori non vanno più a pescare… tutto perché la Nato deve poter installare i missili al confine con la Russia”. Paola Centofanti dice senza troppi giri di parole: “Io credo che tutto questo Parlamento e tu in primis dobbiate andare a nascondervi per il danno che create alla nazione Italia”.

I FOLLOWER DI BERSANI: “SPERAVAMO TANTO IN LEU”

Anche un politico pacato come Pierluigi Bersani non viene risparmiato dalla vis polemica dei suoi stessi elettori. “Pur avendo profonda simpatia per lei non riesco a perdonare l’appoggio al governo Draghi, e ancor di più il taglio di 6 miliardi alla sanità e l’aumento delle spese militari. Ho tanto sperato in LeU, in una sinistra davvero tale, ma i fatti ormai dicono altro”, scrive ad esempio Francesco Fazzari.

Difficile prendersela con Bersani. Eppure Francesco Toni ricorda all’ex segretario dem quanto poco tempo ci sia voluto per trovare il fabbisogno aggiuntivo al budget della Difesa. “Tanto c’avete messo a trovare 13 miliardi per aumentare le spese militari” a fronte delle estenuanti discussioni quando si tratta di finanziare “scuola, sanità, cultura, pensioni, lotta alla povertà, sostegno ai redditi bassi”. Il mantra in quel caso è “non ci sono le coperture”. Invece “per aumentare le spese militari di 13 miliardi ci hanno messo 10 minuti, un mercoledì mattina, all’unanimità, esclusi i pochi deputati di sinistra rimasti e qualche sparuto ex 5 stelle”. Tutto questo “mentre un pezzo di Paese sempre più grande non arriva alla terza settimana per gli aumenti di cibo ed energia. Vergognatevi!”.

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