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Lorenzo Orsetti, Paolo (ex combattente Ypg): “Era sempre sorridente”

Paolo Andolina, ex combattente dell'Ypg, ricorda Lorenzo Orsetti rimasto ucciso per mano dei miliziani del gruppo Stato islamico

Pubblicato:19-03-2019 08:56
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:15
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ROMA – “Ho conosciuto Lorenzo prima che partisse per il Rojava. Siamo diventati subito amici, e in Siria combattevamo fianco fianco. Abbiamo continuato a sentirci anche quando sono rientrato in Italia. Era una persona forte, sorridente e sempre pronta alla battuta, soprattutto nei momenti piu’ difficili. Sapeva trascinare tutti. Ha dato la vita per il Rojava”. Cosi’ alla Dire Paolo Andolina, ex combattente dell’Ypg – le Unita’ di protezione popolari curde – ricorda Lorenzo Orsetti, l’italiano di 33 anni rimasto ucciso per mano dei miliziani del gruppo Stato islamico.

Dopo quasi due anni trascorsi a combattere nel Rojava, oggi Paolo – noto anche ocme Paolo Pachino – si trova nella sua Sicilia, dove e’ rientrato a novembre scorso per “riunirsi agli affetti”. Qui organizza “con altri compagni” incontri pubblici per raccontare della guerra siriana nel nord-est, dove i curdi si battono da quasi cinque anni per respingere la minaccia dell’Isis.

Ma perche’ un giovane italiano dovrebbe scegliere di unirsi a una causa tanto rischiosa, e soprattutto lontana? 


“Il motivo e’ combattere in prima persona lo Stato islamico, per difendere una rivoluzione anticapitalista, ecologista e femminista” risponde Paolo. E l’obiettivo e’ stato praticamente raggiunto: la “battaglia finale”, come titolano da settimane vari quotidiani internazionali, si concentra ora su Baghuz, nel distretto di Deir Ez-Zor, dove resiste l’ultima roccaforte jihadista. 

Ma si puo’ davvero parlare di sconfitta dell’Isis? 

“Si’, da un punto di vista militare” risponde Andolina. “Ma nei villaggi e nelle citta’ permangono cellule dormienti, o miliziani nascosti. Ogni giorno- sottolinea- i civili subiscono attacchi, cosi’ come le milizie dell’Ypg o dell’Sdf”, l’esercito arabo-curdo sostenuto dagli Stati Uniti.
Il problema, dichiara l’ex combattente, e’ che “a livello internazionale non si sta facendo abbastanza per pacificare la Siria. Il tema viene strumentalizzato, serve a fare propaganda politica”. Ad esempio, ricorda Paolo Andolina, la progressiva sconfitta dei miliziani dell’Isis ha portato alla cattura di oltre 2mila combattenti stranieri, ma i rispettivi governi delle nazioni di appartenenza “non si stanno affatto occupando di loro”.

Intanto da qualche ora sta circolando sul web una sorta di ‘testamento spirituale’ di Lorenzo, nome di battaglia ‘Tekoser’, un ultimo pensiero lasciato per la rete in previsione della peggiore delle ipotesi: “Se state leggendo questo messaggio e’ segno che non sono piu’ a questo mondo”.
Nel testo Lorenzo scrive ancora: “Sono morto facendo quello che ritenevo piu’ giusto, difendendo i piu’ deboli e rimanendo fedele ai miei ideali di giustizia, eguaglianza e liberta’.

Quindi nonostante questa prematura dipartita, la mia vita resta comunque un successo, e sono quasi certo che me ne sono andato con il sorriso sulle labbra”. Quindi, chiude con un appello: “Anche quando tutto sembra perduto, e i mali che affliggono l’uomo e la terra sembrano insormontabili, cercate di trovare la forza, e di infonderla nei vostri compagni. È proprio nei momenti piu’ bui che la vostra luce serve. E ricordate sempre che ‘ogni tempesta comincia con una singola goccia’. Cercate di essere voi quella goccia”.

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