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Autismo, la prima legge nazionale fatta di principi e formazione

Intervista a Emilia Grazia De Biasi, senatrice del Pd e presidente della commissione XII

Pubblicato:19-03-2015 12:21
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:11

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ROMA – Una legge ordinamentale a costo zero che sancisce principi e mette al centro la necessità di una maggiore formazione di tutto il personale che orbita intorno ai
soggetti autistici: socio-sanitario, medico, scolastico e familiare. È la cornice del ddl sull’autismo approvato ieri dalla commissione Igiene e Sanità del Senato, “entro cui si dovrà sviluppare il lavoro delle Regioni prima di tutto. I finanziamenti arriveranno attraverso i Livelli essenziali di assistenza (Lea), che per il Patto della Salute – contratto tra il ministero della Salute e le Regioni – dà ovviamente alle stesse Regioni la competenza di attuare i cosidetti Lea, nei quali è prevista la parte che riguarda la neuropsichiatria infantile e quindi l’autismo”, come dice Emilia Grazia De Biasi, senatrice del Pd e presidente della commissione XII, intervistata dall’agenzia DIRE.

“La nostra cornice è quella di sancire la dignità della persona affetta da sindrome autistica, segnalare che non è una malattia, come dice l’Organizzazione mondiale della Sanità- ricorda De Biasi- ma uno stato d’essere che colpisce molte persone e particolarmente i bambini”.


La presidente della commissione Igiene e sanità prosegue: “Non abbiamo evidenze scientifiche sulle origini genetiche o quant’altro. Si è anche detto che le vaccinazioni portino addirittura l’autismo. Non è così e voglio sfatare questo mito”. Poiché la scienza e la ricerca “stanno andando avanti- sottolinea la senatrice Pd- noi per adesso parliamo di un modo d’essere che ha la sua terapia, la sua cura, prima di tutto  nella diagnosi precoce. In secondo luogo con terapie che possono essere farmacologiche, psicologiche, sociali e con l’abilitazione. Ovvero l’inserimento della persona in un contesto sociale, perché la solitudine porta a un aumento di non comunicazione”.

Per De Biasi la società “deve aiutare queste persone, bambini e famiglie, a sentirsi parte di un tutto. È questo il senso della legge. Vogliamo che la scuola se ne interessi, vogliamo che i servizi territoriali se ne interessino e vogliamo che anche i bilanci dello Stato- conclude- se ne interessino ancora di più”.

di Rachele Bombace

(Prosegue nel notiziario DIRE in abbonamento)

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