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La crisi economica per molti giovani romani ha rappresentato un crescendo di difficoltà per inserirsi nel mondo del lavoro. Nella capitale, infatti, secondo lo studio effettuato dalle Acli e dalla Cisl di Roma, “in sette anni la disoccupazione giovanile (ragazzi tra 15-29 anni) è aumentata del 15,8% passando dal 17,4% del 2008 al 33,3% del 2014. In particolare, sono 161.600 i giovani romani che non studiano o lavorano, che rappresentano l’80% di tutti i Neet (Not engaged in Education, Employment or Training) nel Lazio”.
Questa situazione persiste “nonostante i giovani romani siano tra i più qualificati e intraprendenti d’Italia; infatti il loro grado d’istruzione risulta superiore alla media nazionale: il 98% ha partecipato all’istruzione secondaria (contro il 94% della media italiana) e il 48,4% ha ultimato l’università (contro il 39,3% media nazionale). Per via del loro elevato grado di istruzione i romani sembrano non tenere in considerazione lavori da commesso, di segreteria, o impieghi come meccanico, cuoco o camerieri”, denunciano Acli e Cisl Roma.
Tra le cause principali del difficile inserimento nel mondo del lavoro dei giovani romani “c’è sicuramente il mancato incrocio tra domanda e offerta: nel Lazio, infatti, nel 2014 ci sono state 3.100 assunzioni previste e non andate a buon fine a causa della mancata corrispondenza tra le posizioni aperte e le aspettative dei candidati”.
Inoltre, spiega lo studio condotto da Acli e Cisl Roma, si aggiunge “una occupazione di bassa qualità, prevalentemente caratterizzata da precariato nei tempi e nelle modalità: nel Lazio (nel primo semestre 2014) sono 3.478 coloro che rientrano nella giungla dei contratti super flessibili e precari come Co.co.pro, partite Iva etc. Solo 5.034 sono i super-fortunati con un contratto a tempo indeterminato e ancor meno quelli assunti con un contratto di apprendistato (710). In pratica, 31.018 sono lavoratori ‘a scadenza’, più o meno breve”.
Le Acli di Roma e la Cisl di Roma capitale e Rieti “vogliono contribuire a ridare senso al lavoro a partire dal suo aspetto valoriale e promuovere una grande alleanza che si sviluppi attorno ad un progetto comune, e per questo prende il via ‘Job to goT’, un progetto rivolto ai ragazzi del quarto e quinto anno delle scuole superiori di Roma e ai ragazzi delle parrocchie delle capitale”, spiegano.
L’iniziativa prevede “incontri educativi e informativi sul lavoro inteso come valore e strumento di sviluppo personale e sociale, tirocini estivi e stage per facilitare l’incontro tra scuola e mondo del lavoro, allestimento di 3 corner point per aiutare i ragazzi nell’elaborazione dei curriculum, oltre a brevi percorsi di natura psicologica volti alla comprensione delle proprie risorse personali, comunicative e relazionali”.
Con l’occasione sarà presentato il questionario che sarà somministrato a 1000 giovani con lo scopo “di approfondire la percezione che i ragazzi hanno del valore sociale del lavoro, l’individuazione delle criticità e delle possibilità che caratterizzano il modo in cui i ragazzi vedono il proprio futuro”.
Per Lidia Borzì, presidente delle Acli di Roma e provincia, “in un tempo difficile come quello che stiamo attraversando, di cui i dati presentati sono il metro tangibile, diventa strategico dare risposte di ampio respiro. E’ sotto gli occhi di tutti che il lavoro manca e quando c’è, spesso caratterizzato dalla precarietà, rischia di ridursi a mero scambio prestazione/compenso”.
Per questo, continua Borzì “con questo progetto vogliamo rimettere al centro il lavoro quale perno di cittadinanza e sviluppo integrale della persona e della comunità, con un approccio valoriale, educativo e al tempo stesso concreto. Un impegno che deve partire dal basso per costruire una grande alleanza sul lavoro di cui i giovani sono i primi protagonisti. ‘Job to go, il lavoro svolta!’ vuole essere una proposta educativa che unisce in un tempo di derive ideologiche che ci allontano dalle priorità del territorio”.
Mario Bertone, responsabile della Cisl di Roma aggiunge che “si tratta di un’iniziativa nella quale crediamo molto e che vogliamo portare avanti con umiltà ma anche con tenacia, pensando di compiere un’azione utile. Come sindacato sentiamo infatti sempre più forte l’urgenza non solo di rapportarci più da vicino ai giovani incontrandoli nei luoghi che loro frequentano negli anni della formazione ma parlando con loro delle loro difficoltà con il solo obiettivo di mettere al loro servizio le nostre competenze- spiega- Dobbiamo riuscire a cogliere con maggiore prontezza le difficoltà del mondo giovanile per riuscire a dare con maggiore efficacia le risposte necessarie. Solo così potremo essere sindacato di prossimità, e questa iniziativa è un primo passo in questa direzione”, conclude Bertone.
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