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Stadio Roma, M5s senza numeri in aula: iter in un vicolo cieco

Il fronte dei consiglieri pentastellati disposti a votare contro sarebbe maggiore di quello che si è palesato giorni fa.

Pubblicato:19-02-2021 19:14
Ultimo aggiornamento:19-02-2021 19:14

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ROMA – Il progetto per il nuovo stadio della Roma non verrà approvato in questa consiliatura. Per prima cosa perché l’orientamento della Roma è quello di attendere il prossimo sindaco. Poi perché il percorso amministrativo è ancora lungo e complesso, visto che mancano ancora da approvare la variante urbanistica e la convenzione. Infine, e questo è il passaggio politicamente più delicato, perché l’amministrazione Raggi rischia di non avere i numeri in aula per una sua approvazione.

Tre indizi, nel gergo poliziesco, di solito equivalgono ad una prova, spesso quasi schiacciante. Questo caso non sfugge alla regola. Il problema principale, si diceva, è quello dei numeri in aula. La sindaca Raggi, in questo periodo, ama ripetere che “tutto quello che il Comune di Roma doveva fare lo ha fatto”. Ma non è vero: la variante urbanistica deve ancora essere approvata dall’Assemblea Capitolina. E qui il discorso si complica.

Il travagliato ‘sì’ al bilancio Comunale, incassato solo pochi giorni fa in seconda convocazione (quando la maggioranza richiesta è più bassa), dimostra che la maggioranza del M5s sia ormai in bilico. E se per certi consiglieri bocciare il bilancio sarebbe stato personalmente difficile, perchè simbolicamente uguale a rinnegare 5 anni di appartenenza politica, lo stesso non si può dire per un ‘no’ ad un progetto avversato ideologicamente fin dal primo momento: lo stadio a Tor Di Valle. Per questo, a quanto ricostruisce l’agenzia Dire, il fronte dei consiglieri pentastellati disposti a votare contro sarebbe maggiore di quello che si è palesato giorni fa.


La conta si fa velocemente. Nel 2017, quando l’aula fu chiamata a votare il pubblico interesse sul nuovo stadio, l’allora maggioranza contava 29 voti ma scese a 26 per il voto contrario delle consigliere Grancio, Guerrini e Montella. Quest’ultima, da diverso tempo, ha lasciato il gruppo mentre nulla fa pensare che la Guerrini abbia cambiato idea. Grancio, poi, da anni è in prima fila per avversare il progetto. In pratica tre voti molto probabilmente contrari anche oggi.

Tra i contrari, quasi sicuramente, rientrerebbero poi le consigliere Ficcardi e Catini, quest’ultima uscita dal Movimento 5 stelle in occasione del voto finale sul bilancio. E la prima con un piede fuori. Se anche loro votassero contro la maggioranza si assottiglierebbe a 24 voti. Ma non è tutto. Perché resta il gruppone dei dissidenti riuniti ne “Il Piano di Roma”. Loro sono, come noto, Enrico Stefano, Alessandra Agnello, Marco Terranova, Donatella Iorio, Angelo Sturni.

Iorio, da presidente della commissione Urbanistica, non è mai stata tenera con lo stadio. Lo stesso dicasi per Agnello. Degli altri non non si conosce il pensiero esatto sull’opera. Tutto, comunque, dipenderà da questi 6 consiglieri dissidenti: se il gruppo unito decidesse di non votare, o votare contro, i numeri sarebebro dramamticamente in bilico per la maggioranza pentastellata, anche in seconda convocazione. Ma basterebbero anche solo due voti contrari per invertire i rapporti di forza in aula.

A questo punto se le opposizioni, che oggi contano 21 consiglieri (comprese Grancio e Montella), votassero compatte avrebbero la meglio. Se poi a questi 21 consiglieri si aggiungessero anche Catini e Ficcardi, oltre a Guerrini, il numero dei contrari strariperebbe come un fiume in piena, travolgendo la maggioranza, anche qualora la Lega appoggiasse il progetto.

Sul fronte delle opposizioni, infatti, la Lega è l’unica forza possibilista. Fdi fa sapere che voterebbe no “lasciando il progetto del nuovo stadio al prossimo sindaco, chiunque esso sia, anche per dare una migliore visione d’insieme alla città che comprenda il destino dell’Olimpico e del Flaminio”. Dal Pd fanno invece sapere che “si partirebbe in aula dal no espresso nel 2017” e che “carte alla mano resta oggi una posizione piuttosto critica”.

Fin qui la situazione politica. Ma dal punto di vista tecnico cosa manca? Anche su questo fronte le notizie per lo stadio non sono buone: il primo passaggio formale da compiere sarebbe la firma da parte della Roma del cosiddetto Atto d’obbligo, un documento che impegnerebbe la società giallorossa ai successivi obblighi della convenzione. E quello che filtra da Trigoria, in questo caso, è l’intenzione di aspettare, probabilmente il prossimo sindaco, per avere una migliore prospettiva temporale. Dopo aver approvato l’Atto d’obbligo sarebbe il momento del passaggio d’aula con l’approvazione della variante e della convenzione. Tutte le carte dovrebebro andare poi alla Regione Lazio per l’approvazione definitiva della variante urbanistica. Ed infine la convenzione potrebbe essere firmata, dando il via ai cantieri. Tempi lunghi, insomma, difficilmente compatibili con la fine della consiliatura. Al netto delle incertezze politiche. Tre indizi si diceva, anzi tre mosse, che sembrano dare uno scacco quasi matto al nuovo progetto dello stadio della Roma. Fino al prossimo sindaco.

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