NEWS:

Vaccino, medico dell’Arma dei Carabinieri: “Quel giorno sollievo e gioia”

Il Tenente colonnello Garcea racconta come è cambiata la vita della Scuola Ufficiali di Roma

Pubblicato:19-02-2021 10:16
Ultimo aggiornamento:19-02-2021 13:25
Autore:

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – “Un momento di euforia”. Ha descritto con queste parole il Tenente Colonnello medico dell’Arma dei Carabinieri, Riccardo Garcea, il giorno del vaccino. “Ho ricevuto la prima dose ed è già programmata la seconda”, ha detto nel corso dell’intervista alla Dire, descrivendo i momenti di quella mattina di sollievo e gioia e quel senso di ‘attesa’ per un ritorno alla normalità. Il carabiniere Garcea, anche per la sua attività di sanitario, ha sottolineato l’importanza di indossare i dispositivi di protezione individuale. “Ho sempre diverse mascherine sulla scrivania. Faccio sempre battaglie su questo, anche a costo di rendermi antipatico”.
“Un senso di sollievo e di felicità- ha spiegato il carabiniere- per potermi approcciare di nuovo ai pazienti senza la paura del contagio. Inutile fare gli eroi, anche in noi medici militari- ha aggiunto- quando visitiamo un paziente con il covid, pur con tutti i dispositivi, un fondo di paura c’è. Anche se è vero che dovremo continuare a mettere i dispositivi di sicurezza, se io posso stare un mezzo minuto in più per ascoltare un torace non lo farò con paura perché ho una difesa in più, anche perché dopo il vaccino farò gli anticorpi per vedere se sono uno del 95% che risponde positivamente”.

Medico, carabiniere e uomo di legge, il Tenente Colonnello ha spiegato che il punto cruciale del suo impiego di ogni giorno, in uniforme come anche in camice bianco, “è essere al servizio dei cittadini. Come carabinieri nell’ambito della Difesa, per l’emergenza sanitaria siamo stati impiegati in Lombardia, stiamo facendo drive-in in tutta Italia per tamponare i cittadini proprio a supporto della sanità civile”, ha ricordato. Anche la sua attività quotidiana, come responsabile sanitario della Scuola Ufficiali di Roma, è stata stravolta dalla pandemia Covid-19: oltre alle visite di routine, la prevenzione e la gestione di 30 positivi al Covid-19. “La scuola di una caserma è una comunità stretta e, nonostante le misure di precauzione, ci sono punti di contatto inevitabili come l’infermeria. Sono ragazzi e ragazze che godono di immensa salute, hanno 20 anni, in palestra non cadeva un foglio a terra- in tanti erano lì ad allenarsi- e oggi invece abbiamo dovuto chiuderla”. Ma Garcea ha sottolineato la collaborazione di tutti i ragazzi e ha valorizzato quell’attività sanitaria che viene portata avanti e che “va oltre il tracciamento. Mensilmente- ha spiegato- il personale viene sottoposto a un tampone antigenico rapido per trovare non i malati, ai quali facciamo il molecolare, ma per trovare gli asintomatici: così riesco a trovare colui che può infettarmi gli altri e del quale ci saremmo accorti troppo tardi o mai”.


Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it