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Ricerca. La qualità dei sogni è questione di chimica

Studio del Dipartimento di Psicologia della Sapienza, di Neurologia clinica e comportamentale dell’Irccs Santa Lucia e dell’Università dell’Aquila

Pubblicato:19-02-2016 11:48
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:00

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ROMA – Finalmente svelato l’enigma della chimica dei sogni notturni? I ricercatori del Dipartimento di Psicologia della Sapienza, del Dipartimento di Neurologia clinica e comportamentale dell’Irccs Santa Lucia e dell’Università dell’Aquila hanno scoperto le ragioni per le quali gli uomini sognano in maniera diversa: alcuni non ricordano affatto i loro sogni, mentre altri ne conservano un ricordo molto dettagliato, quasi “filmico”. Allo stesso modo, tra coloro che ricordano con regolarità i sogni, alcuni riportano narrazioni di estrema incongruenza e bizzarria o con una forte componente emotiva, altri invece forniscono descrizioni assai povere di eventi e scene.

Grazie a una strategia innovativa che sfrutta l’elevata risoluzioni delle tecniche di neuroimmagine, i ricercatori hanno potuto misurare il comportamento “microstrutturale” di alcune aree del cervello, dimostrando che esiste una diretta implicazione del neurotrasmettitore dopamina negli aspetti salienti dell’esperienza onirica. Così in un comunicato l’Università di Roma “La Sapienza”.


In particolare l’attenzione degli studiosi si è focalizzata sulle strutture cruciali del sistema dopaminergico di rinforzo e gratificazione cerebrale: la sostanza grigia della corteccia prefrontale mediale e l’amigdala. Per lo studio, pubblicato sulla rivista Human Brain Mapping, il gruppo di ricerca coordinato da Luigi De Gennaro per la Sapienza e da Gianfranco Spalletta per l’Irccs Santa Lucia, ha scelto come modello di riferimento la malattia di Parkinson che è caratterizzata da una evidente carenza di dopamina. In questo modo i ricercatori hanno potuto scoprire che pazienti colpiti, il comportamento di specifiche strutture del sistema di gratificazione cerebrale e, soprattutto, il dosaggio dei farmaci dopaminergici assunti, influiscono diversamente sugli aspetti qualitativi dei loro sogni. Le implicazioni di tale scoperta possono aprire prospettive completamente innovative per l’approccio neuroscientifico allo studio del sogno. L’esame delle alterazioni dei sogni in pazienti affetti da malattia di Parkinson mette direttamente in relazione il bilancio di dopamina nella corteccia prefrontale mediale e nell’amigdala con la vivezza dei sogni ricordati. Tutto questo apre prospettive completamente innovative. “Potremmo dire di avere inaugurato una nuova stagione dello studio della neurochimica del ricordo dei sogni”, dichiara Luigi De Gennaro dell’Università “La Sapienza”.

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