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Il chirurgo plastico: “Ecco come rimuovere i tatuaggi. Occhio all’inchiostro nei linfonodi”

Il professor Daniele Spirito illustra le tecniche più usate per cancellare i tatuaggi e spiega perché l'Unione europea ha messo a bando gli inchiostri colorati

Pubblicato:19-01-2022 15:07
Ultimo aggiornamento:19-01-2022 15:10
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ROMA – Un relazione finita o più semplicemente il sopraggiungere di gusti diversi. E cresce il desiderio di cancellare il disegno impresso sulla pelle. “Sono in aumento le richieste di chi vuole rimuovere un tatuaggio, che si tratti di un nome, un simbolo, un’icona, trucco permanente e microblading, il tatuaggio cosmetico che ridisegna sopracciglia, labbra e occhi”, spiega il professor Daniele Spirito, specialista in chirurgia plastica a Roma e Como e docente presso la Scuola di specializzazione in Chirurgia Plastica dell’Università di Milano.

“La spinta arriva sempre da una perdita di interesse per ciò che è stato inciso sul corpo, ma il tema non va affrontato con leggerezza: i pigmenti colorati possono staccarsi dai disegni sottopelle e depositarsi nei linfonodi, sentinelle che si attivano in caso di virus, attacchi batterici e tumori. Il rischio è che una volta colorati questi linfonodi potrebbero iniziare a dare risposte anomale, si creino infezioni e infiammazioni”.



Una nuova normativa europea, entrata in vigore il 4 gennaio, mette al bando proprio gli inchiostri colorati per i tatuaggi e trucco permanente. “Ad essere vietati non sono gli inchiostri di per sé ma i pigmenti colorati che contengono isopropanolo, sostanza presente nella maggior parte degli inchiostri per tatuaggi, aggiunta per renderli sterili – prosegue l’esperto – L’isopropanolo è classificato tra le sostanze potenzialmente cancerogene: le lesioni cutanee provocate durante i tatuaggi possono infatti causare l’assorbimento di questa sostanza dall’organismo, con conseguenze negative. Il rischio, seppur basso, esiste. Per questo bisogna ricordare che le attività di rimozione di tatuaggi o microblading sono considerate mediche e in quanto tali devono essere eseguite da un medico. Purtroppo non abbiamo la gomma da cancellare ma esistono diverse tecniche in grado di scolorire gradualmente il tatuaggio fino a farlo scomparire, lasciando comunque quasi sempre un’impronta“.

COME RIMUOVERE UN TATUAGGIO

Quali sono allora i trattamenti per la rimozione meno invasivi e più efficaci? “Il laser al neodimio è la tecnica più utilizzata – spiega Spirito – Attraverso un impulso laser di brevissima durata si colpisce il pigmento frammentandosi in parti minuscole, l’inchiostro viene ingerito quindi dai globuli bianchi (macrofagi). Possono servire dalle 3-5 sedute alle 8-12 nei casi più difficili, a distanza di 4-8 settimane l’una dall’altra. La pelle potrebbe arrossarsi e sulla parte interessata potrebbero comparire vesciche, croste o desquamazione”.


Altro metodo è quello del pico laser: “Questo è un laser di un’ultima generazione – osserva il chirurgo plastico -. L’emissione di energia con potenza elevatissima a impulsi brevissimi (Picosecondi), e le tre lunghezze d’onda consentono di agire su colori differenti di pigmento tramite un puro effetto fotoacustico. Il laser lavora quindi in modo combinato eliminando diversi tipi di pigmenti colorati, a differenti profondità, con risultati eccezionali su tutti i tipi di tatuaggi multicolore e trucchi cosmetici“.


Chi vuole rimuovere un tatuaggio e andare al risparmio, può richiedere la saladermoabrasione: “Si tratta di una vecchia tecnica, economica, ancora utilizzata. La cute viene escoriata per il primo strato cutaneo. Si applica del sale macinato sulla ferita, questo ha il potere di assorbire il pigmento. Alla prima medicazione è suggestivo il negativo del disegno sulla garza. Bisogna avere esperienza e professionalità. Non è fai da te”.


Infine, un’altra tecnica è quella dell’escissione diretta: “In caso il tatuaggio abbia delle dimensioni piccole l’escissione chirurgica in toto ha sempre la sua validità tenendo presente ovviamente l’ubicazione della inevitabile cicatrice”.

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