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BARI – Un approccio nuovo contro la xylella arriva dallo studio condotto da un team di ricercatori pugliesi e che descrive gli effetti dell’infezione sul metabolismo di giovani piante di olivo della varietà ‘Cellina di Nardò’. Si tratta dell’esito di studi, osservazioni e sperimentazioni in laboratorio compiuti negli ultimi due anni e che hanno portato alla definizione di un percorso mirato relativo alla diagnosi precoce per individuare in modo più facile e veloce la cura della malattia che da anni devasta gli ulivi in tutta la Puglia.
Lo studio è stato fatto in condizioni controllate e su piante sane, selezionate e cresciute in serra nel Ciheam di Bari dove due anni fa, è stata iniettata artificialmente la xylella per comprenderne i mutamenti biologici. Gli alberi infettati dopo 24 mesi hanno manifestato i classici segni della presenza della malattia ma nel frattempo, è stato possibile individuare le sostanze che subiscono alterazioni a causa dell’infezione. I ricercatori hanno rilevato, infatti, che le piante infette presentano un contenuto maggiore di acido malico, acido formico, mannitolo e saccarosio e un contenuto minore di oleuropeina.
La conoscenza di queste sostanze consentirà ora al team di ricerca di valutare il grado di tolleranza delle diverse cultivar di olivo alle infezioni e di creare così, sistemi rapidi e affidabili per la diagnosi precoce tramite telerilevamento, anche con l’ausilio di droni mentre oggi per capire se un albero è stato infettato è necessario fare una risonanza magnetica.
Il telerilevamento verrà messo a punto nell’ambito del progetto Agreed (Agriculture, Green & Digital), appena avviato e finanziato dal ministero dell’Istruzione, dell’ Università e della Ricerca e che coinvolge il Politecnico di Bari e Ciheam di Bari in partnership con altri soggetti industriali e di ricerca.
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